In movimento - Alla scoperta della comunità educante - Il nostro gruppo scout tra fede, famiglia e speranza - La Comunità Capi (Scout)
Eravamo in 180. Una carovana allegra e colorata, fatta di famiglie, zaini, fazzolettoni, cappellini, sorrisi. Una di quelle esperienze che restano nel cuore e nella memoria, perché parlano di ciò su cui giochiamo quotidianamente il nostro servizio: la comunità, la fede, l’educazione, la speranza.
Quest’anno la Comunità Capi, anche in virtù di quanto espresso nel Progetto Educativo di Gruppo ( “Ci impegniamo a dare valore ai nostri percorsi di formazione e a coinvolgere i genitori in un comune percorso di approfondimento e rinnovata fiducia”) ha scelto di vivere una giornata interamente dedicata al legame tra capi, genitori e ragazzi. Un tempo speciale per ritrovarsi, ascoltarsi, camminare insieme, proprio come si fa lungo i sentieri: siamo convinti che questa sia una nuova frontiera, centrale per chi vuole fare educazione in questo tempo. E così, di buon mattino, il primo giugno, siamo saliti sui pullman e abbiamo iniziato il nostro pellegrinaggio giubilare verso il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, giovane patrono d’Abruzzo e figura cara al cuore di molti.
Lì abbiamo celebrato l’Eucaristia, affidando al Signore il nostro cammino, le nostre fatiche e i sogni che ci portiamo dentro. Subito dopo Padre Lorenzo ci ha accompagnati in visita nella cripta e ci ha aiutato a riscoprire il valore della vita di San Gabriele: un giovane capace di grandi scelte, appassionato di Dio e capace di parlare ancora oggi ai nostri ragazzi. Questo momento di profonda spiritualità vissuta insieme, a partire dalla celebrazione, ha dato alla giornata un respiro profondo, ricordando a tutti che lo scoutismo è essenzialmente un cammino di fede.
Ci siamo poi trasferiti a Paganica, dove siamo stati ospitati nella casa parrocchiale. Un luogo semplice, accogliente, dove abbiamo vissuto il cuore della giornata. Qui abbiamo dedicato un tempo particolare ad una attività pensata per i genitori: un momento di riflessione, gioco e dialogo aperto, che ha voluto mettere in luce l’alleanza educativa tra capi e famiglie.
Abbiamo vissuto insieme un laboratorio formativo che ci ha condotto a sottolineare alcuni aspetti essenziali, cominciando da due parole chiave che volevamo mettere al centro della riflessione: speranza e perseveranza.
Parole che non sono slogan, ma che nel nostro cammino assumono un significato profondo e concreto.
La Speranza, virtù teologale, non è desiderio vago o ottimismo ingenuo: è certezza che il bene è possibile, che il cambiamento può avvenire, che il futuro è buono, se mettiamo tutto nelle mani del Signore. "La speranza cristiana è la fiducia che Dio non ci lascia soli, e che possiamo davvero fare la nostra parte."
La perseveranza, invece, è la capacità di restare nelle scelte, di abitarle nel tempo, anche quando si fa fatica. È il contrario del “tutto e subito”, è la fedeltà al cammino intrapreso, anche quando è in salita.
Queste due parole ci hanno accompagnato come filo rosso, anche in un successivo momento di gioco, in cui abbiamo simbolicamente costruito qualcosa di solido e alto solo attraverso la collaborazione, la fiducia e la pazienza. Proprio come accade nell’educazione dei nostri ragazzi: si cresce insieme, con equilibrio, con l’aiuto degli altri, con perseveranza appunto.
Infine, nei lavori di gruppo, ci siamo fatti domande vere, profonde, condividendo ricordi, fatiche e desideri. Abbiamo parlato dei momenti belli vissuti grazie allo scoutismo, delle distanze a volte percepite tra famiglia e gruppo, ma soprattutto delle possibilità reali di costruire insieme. Le risposte, annotate su post-it colorati, ci hanno restituito l’immagine di una comunità viva, in cammino, desiderosa di crescere e di mettersi in gioco. Una comunità educante, nel senso più bello del termine.
Dopo il pranzo, il nostro pellegrinaggio è proseguito con una passeggiata al Santuario della Madonna d’Appari, un luogo particolarmente suggestivo e poco conosciuto. Durante il cammino, sono stati i ragazzi a parlare: con parole semplici ma piene di forza, ci hanno raccontato cosa significhi per loro “fare del nostro meglio per essere pronti a servire”. Hanno parlato di servizio, di scelte, di sogni. E ci hanno ricordato che la speranza non è solo un tema: è una testimonianza viva.
La giornata si è chiusa con un ritorno stanco ma felice, con gli zaini pieni di esperienze e gli occhi pieni di luce. È stata una giornata che ha testimoniato, ancora una volta, che educare non è un compito per pochi, ma un’opera corale, una sinfonia di ruoli e vocazioni, in cui ciascuno può e deve metterci il suo.
Nel cammino del Giubileo della Speranza, questa giornata ha avuto un sapore particolare.
Come ci ricorda Papa Francesco:
“La speranza cristiana non delude perché è fondata sulla fedeltà di Dio. È attiva, concreta, genera segni. E ciascuno di noi è chiamato a diventarne artigiano.”
In una giornata un po' particolare e certamente insolita per un gruppo scout abbiamo cercato insieme di generare segni di speranza. Lo scautismo, infatti, non dev’essere solo una attività del week end: è un seme di futuro, un progetto di vita, una scelta concreta per crescere giovani liberi, responsabili, credenti, capaci di servire e costruire un mondo più bello.
Fare tutto ciò insieme alle famiglie, con il sostegno della comunità parrocchiale, rende tutto più vero, più fecondo e più raggiungibile, perché condividendo le fragilità di tutti, si genera quella condivisione che, sola, può permetterci di intuire la meta e il senso del nostro lavoro educativo.
La Comunità Capi
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