“E LA MIA SPERANZA DOV'È?” (Gb 17,15) - di Don Luca Torresi
Quale grande dono riceviamo quest’anno nel celebrare la Festa della Madonna del Portosalvo: la possibilità di riappropriarci della speranza!
Sembra banale eppure tutti noi ne abbiamo un bisogno estremo perché la speranza è forza della vita, rende perseveranti nel perseguire i nostri obiettivi, nonostante le sconfitte e le frustrazioni. Nessun contadino seminerebbe se non avesse la speranza di un raccolto. Nessun atleta competerebbe in una gara se non avesse la speranza di vincere. Nessuno inizierebbe un’attività se non sperasse nel successo. La speranza è il motore che spinge ad affrontare il nuovo e l’incerto, che ti fa affrontare i cambiamenti come un’opportunità, piuttosto che come minaccia o disfida.
Ma la Speranza che Papa Francesco ci ha invitato a cercare è anzitutto quella evangelica, una delle tre virtù teologali, insieme con la fede e la carità, che è dono di Dio: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
Quante volte dimentichiamo che è questo ciò che noi speriamo, accontentandoci invece di altre piccole speranze o di speranze solo “terrene”. Siamo tutti invitati a rianimare la speranza che si sta spegnendo nella nostra società per divenire tutti “pellegrini di speranza”, alla ricerca di motivi per non arrenderci al pessimismo e trovare forza e coraggio per impegnarci a rendere il mondo migliore, nella ricerca operosa della pace e con il desiderio di una fratellanza universale.
Dopo i secoli di grande fiducia nella tecnica e nella scienza, l'uomo contemporaneo non ha più nulla in cui rimettere le sue aspettative, e così si accontenta delle briciole, si accontenta di tenere gli occhi bassi (look down generation) e andare avanti, nascondendo le sue paure. Così si ritrova, come Giobbe, a chiedersi dove sia la sua speranza.
Sarebbe bello, a questo punto, che ognuno, per rispondere a questa domanda, si mettesse sotto la statua della Madonna del Portosalvo e alzando gli occhi incrociasse il suo sguardo, sempre rivolto in basso, non a guardare a terra ma a cercare i suoi figli che hanno bisogno di Lei.
Sulla tomba di don Giussani vi è una frase che lui era solito ripetere spesso: “Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza”. Perché pregare così? Perché la Madonna, Maria, la madre di Gesù, ha già vissuto quello che noi siamo chiamati a vivere: il suo è uno “spero nel futuro” che deriva dall’aver imparato a custodire e meditare nel suo cuore ogni cosa (cfr. Lc 2, 19.52), aveva imparato a non mettere limiti all’azione di Dio e lo aveva insegnato anche ad altri, quando a Cana di Galilea dice ai servi, “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!” (Gv 2,5), quand’anche fosse quella più apparentemente senza senso, come spostare anfore enormi e pesantissime di pietra, piene di acqua e servirle al maestro di tavola, quand’anche fosse guardare il suo figlio crocifisso che si dona completamente per amore dell’umanità!
Maria non è delusa da Dio, non dice: “Non è così che dovevano andare le cose”, oppure “Non era a questo che pensavo quando mi hai chiesto di diventare madre di Dio”. Lei sa in chi ha riposto la sua fiducia. Non recrimina, non si lamenta, non protesta: “Ah, se i discepoli non l’avessero abbandonato!... Ah, se Pilato lo avesse ascoltato!... Ah, se i farisei si fossero lasciati convertire!”.
E Maria, da buona mamma, ci insegna una delle cose più preziose per la nostra vita. Quante volte, pensando alla nostra vita, ci perdiamo nel mondo dei “se” dal sapore amaro del rimpianto: “Se avessi avuto un lavoro diverso”, “Se avessi avuto più tempo per stare con i miei figli”, “Se avessi avuto un marito più buono”, “Se mia mamma fosse ancora viva”, “Se avessi potuto scegliere un altro percorso di studi”, “Se avessi potuto fare quel viaggio…”. “Se, se, se…!”.
Basta!!! Di’ “sì”, non “se”! Di’ sì al tuo lavoro, anche se non è perfetto! Di’ sì alla tua storia, anche se non è andata come volevi! Di’ sì alle delusioni che hai ricevuto, anche se ti fanno male!
Con Maria impariamo a dilatare il nostro sì, a non mettere condizioni al nostro “eccomi”, impariamo a trasformare i “se” in “sì”, impariamo che la Grazia di Dio ci permette di donare quello che non pensavamo neppure di avere.
Sì, Signore, non capisco perché sia andata così, ma mi fido del tuo amore, mi fido della tua promessa, credo che tu mi ami, credo che tu sei un Padre provvidente e misericordioso, credo che tu conosca ogni mio bisogno, credo che tu conosca il mio cuore meglio di me, credo che sarai accanto a me sempre, credo nella vita eterna.
Credo, Signore, aumenta la mia piccola fede e rendimi pellegrino di speranza per annunciare a questo mondo che non tutto è perduto!
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