sabato 26 luglio 2014

PROGRAMMA DEI SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI MARIA SANTISSIMA DEL PORTOSALVO

Venerdì 1 agosto
 Ore 21,00           Confessione comunitaria presso la chiesa di San Pietro Apostolo


Sabato 2 agosto
Ore 21,00             PEREGRINATIO MARIAE -processione con la venerata statua dalla chiesa della Natività di M. V. passando per via Thaon di Revel, v.le Orsini, via Trieste, via Galimberti fino a via Bolzano n. 56.
Ore 22,00            All’arrivo S. MESSA in via Bolzano n. 56 e a seguire VEGLIA DI PREGHIERA davanti alla venerata statua.


Domenica 3 agosto
Ore 18,00             Processione con la venerata statua da via Bolzano passando per via Nazario Sauro, via Gorizia, via Marconi, fino a p.zza Giovanni XXIII.
Ore 19,00             In p.zza Giovanni XXIII S. Messa nella quale consacriamo i neonati alla Madonna celebrata da S. E. Mons. Luigi Negri - Arcivescovo di Ferrara.
Con le offerte saranno rinnovate le adozioni a distanza presso l’AVSI e PAFI.
Ore 21,00           S. Messa nella chiesa di S. Pietro Apostolo



Dal 4 al 6 agosto
Ore 18,30            TRIDUO con S. Messa nella chiesa di S. Pietro Apostolo


Lunedì 4 agosto 
Ore 21,30            In p.zza Giovanni XXIII: incontro con S. E. Mons Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara sul tema “La nuova evangelizzazione: la missione per la cultura del popolo”



Martedì 5 agosto
Ore 15,00           GRANDE CACCIA AL TESORO con base in p.zza Giovanni XXIII, dove si ricevono le iscrizioni  delle squadre fin dal mattino. Al termine: premiazione della Caccia al Tesoro


Mercoledì 6 agosto
GIORNATA EUCARISTICA VOCAZIONALE IN MEMORIA DI DON FRANCO MARCONE E DON NICOLA DI GIUSEPPE
Ore 9,00              Nella Chiesa di San Pietro Apostolo S. Messa e, a seguire, ADORAZIONE EUCARISTICA che si concluderà alle ore 16,30 con la recita dei vespri e la Benedizione Eucaristica.
Ore 18,30            Nella Chiesa di San Pietro Apostolo concelebrazione Eucaristica, in suffragio di Don Franco e Don Nicola, presieduta dal Vescovo S. E. Mons. Michele Seccia
Ore 21,30    Nella chiesa di S. Pietro Apostolo: “IN LUMINE STELLAE” preghiere, testimonianze e canti in ricordo di Don Franco Marcone e Don Nicola Di Giuseppe.


Venerdì 8 agosto
Ore 17,00             Giochi dei bambini in p.zza Giovanni XXIII
Ore 21,00              In p.zza Dalmazia: esibizione del gruppo folk GIUMARIA


Sabato 9 agosto
Ore 9,00           Giro per le vie della città della BANDA Città di AILANO (CE)
(direttore M° Nicola Hansalik Semale)
Ore 9,00           S. Messa per i defunti della parrocchia nella chiesa di S. Pietro Apostolo.
Ore 10,00         GARA VELICA - 13° Trofeo “MADONNA DEL PORTOSALVO”
organizzato dalla Lega Navale Italiana sul percorso tra zona Campeggi e zona Arlecchino (raduno ore 9,00 presso Lega Navale).
Ore 21,00          In p.zza Giovanni XXIII: esibizione della BANDA Città di AILANO
Ore 21,30          In p.zza Dalmazia: esibizione del gruppo musicale TALENT SHOW



Domenica 10 agosto

Ore 8,30           Arrivo e giro per le vie della città della BANDA DI MOSCIANO SANT’ANGELO
Ore 16,30          A partire dalla chiesa di S. Pietro Apostolo PROCESSIONE SUL MARE
Ore 19,00           Sulla banchina di riva S. MESSA celebrata da S. E. Mons. Michele Seccia Vescovo di Teramo-Atri
Ore 21,00           Al termine della processione: S. MESSA nella chiesa della Natività di M. V.
Ore 21,30           In p.zza Dalmazia: DIK DIK in concerto
Ore 23,00           In p.zza Dalmazia ESTRAZIONE DELLA LOTTERIA biglietto € 2,50

1° premio (4° estratto): autovettura “FORD FIESTA PLUS” - 3P - 1.2 benz. - 60 cv
2° premio (3° estratto): APPLE “iPPHONE 5C 16 Gb”
3° premio (2° estratto): BICICLETTA DONNA modello CITY  28 6V - Nuzzi
4° premio (1° estratto): LAMPADA DA TAVOLO Costanzina con paralume in policarbonato luceplan

Ore 23,30           In p.zza Dalmazia ESTRAZIONE DELLA TOMBOLA biglietto € 2,50
                          - 1^ Tombola: € 750 - 2^ Tombola: € 500


Subito dopo GRANDIOSO SPETTACOLO PIROTECNICO SUL MARE eseguito da Pirotecnica Cav. Costantini Pace & Figli di Pratola Peligna.


Durante la settimana della festa sarà allestita in piazza Dalmazia una Pesca di beneficenza

Le vie principali del lido saranno artisticamente illuminate dalla ditta “Luminarie Canella” di Mosciano Sant’Angelo

CELEBRAZIONE PER I QUARANTA ANNI DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO


Dall’omelia, di S. E. Mons. Michele Seccia, per la Celebrazione dei quaranta anni di consacrazione della chiesa parrocchiale a San Pietro del 30/6/2014


Lasciatemi dire innanzitutto che è molto bello e significativo celebrare l'anniversario della dedicazione della chiesa, in questo caso di San Pietro, nella solennità degli apostoli Pietro e Paolo, perché è in sintonia con il significato stesso della liturgia, della Parola di Dio che abbiamo ascoltato e del nostro essere Chiesa, possiamo comprendere una piccola parola: memoria viva.
Pensando ai 40 anni pensiamo alla storia ma pensando alla Chiesa, pensiamo a noi.
È la viva memoria che si realizza nell'Eucarestia, è la viva memoria della parola di 2000 anni fa che abbiamo ascoltato questa sera, oggi.
Perciò cominciamo proprio di qui (Mt 16, 13-19), Gesù rivolge una domanda che sembra essere di curiosità: la gente che cosa dice di me? Gli apostoli gli rispondono ma la vera domanda che Gesù rivolge agli apostoli è: ma voi chi dite che io sia? E allora chiediamoci, chiedetevi, perché Gesù viene?
Può sembrare una domanda banale ma non vorrei che l'abitudine della professione della nostra fede ci faccia dimenticare quell'aspetto veramente personale della professione di fede che in Gesù Cristo, figlio di Dio nostro salvatore e redentore, nato da Maria che dall'alto della croce ci ricorda: vedi fino a che punto io ti ho amato? Vedi cosa significa la parola che dici troppo spesso: il salvatore, la salvezza …è qui è nella croce, è questo amore fino alla fine, fino alla consumazione.
Ecco, mentre noi ci rendiamo conto di queste affermazioni, non solo io per spiegarle, per ricordarle a me stesso  ma anche per ricordarle a ciascuno di noi, ecco la grande sorpresa …Caro Pietro: né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
E cioè la nostra professione di fede è un dono di Dio. È un dono che abbiamo ricevuto e nella misura in cui lo riscopriamo vero, valido, importante per noi oggi, ecco, la memoria si fa viva, la croce di Gesù. Gesù crocefisso ci parla ancora e l'eucarestia diventa non un ricordo ma la presenza di colui che fidandosi di uomini semplici, anzi, di uomini che dal punto di vista umano nell'arco di tempo in cui hanno conosciuto Gesù potevano anche essere poco raccomandabili, perché non è che l'entusiasmo salva, l'entusiasmo di Pietro che dice: io sono tuo amico, io darò la vita per te, io non ti tradirò mai.
Però alla prima paura, alla prima tentazione, alla prima occasione di fare la stessa fine: ma chi lo conosce?
Attenzione che può capitare anche a noi, certo non è questo che ci deve scoraggiare, dobbiamo fare attenzione ma dobbiamo ancor più credere che quel segno della croce ed ancora più Cristo dalla croce è il segno della misericordia.
Ti ho amato e sono disposto ad amarti fino alla fine, accogliendoti come tu sei, come tu riconosci davanti a me, dice Gesù.
E lo stesso Paolo, addirittura nel momento cruciale, lo aveva già fatto tante altre volte: stava andando a prendere dei cristiani, dei discepoli del cosiddetto Gesù nazareno per condurli a Gerusalemme e farli processare ed uccidere. Lo abbiamo sentito che una decina di anni dopo, nella prima lettura, si ripete la stessa situazione perché il Re Erode, sapendo quello che stava avvenendo a Roma poco prima di Nerone, Caligola e altri Imperatori che si sono distinti nelle persecuzioni dei cristiani, anche lui dice: il primo lo abbiamo fatto fuori, Giacomo che era il Vescovo di Gerusalemme, e allora togliamo di mezzo anche Pietro Me lo fai carcerare.
È il potere di tutti i tempi che crede, con la forza, con la violenza, con la ragione di stato, di togliere davanti non solo i segni ma soprattutto le persone che rappresentano colui che è venuto per dare la vita presentandosi come via, verità e vita. Colui che ha detto: credete in me e sarete felici, seguitemi.
Aveva detto queste cose e gli apostoli che hanno capito il messaggio di Gesù, proprio Pietro  nella sua lettera aggiunge, pensando al Tempio: siete diventati pietre vive ...non cemento armato ma molto di più, pietre vive, questa è la Chiesa
È la Chiesa che come una medaglia ha due facce, la faccia di Pietro nella solidità della pietra, ma una pietra che è viva perché annuncia, perché deve essere pronta a risorgere …quando abbiamo ascoltato nella Prima Lettura (At 12, 1 11): alzati, in fretta! …mettiti la cintura e legati i sandali …ed è da chiedersi ciò, cioè tutti quegli impedimenti umani che fisicamente sono indicati dalle catene ma che sono quei lacci che tante volte ci impediscono di professare la nostra fede.
E magari ce li leghiamo da soli, perché servono a giustificarci per non fare questo, non fare quest'altro, contro ogni se e ogni ma …si ma, si però …è come un retaggio che noi ci mettiamo per sentirci al sicuro e stare immobili, forse per rinchiuderci in una prigione, una prigione dove Cristo non c'è, non lo annunciamo e non lo professiamo.
Bisogna uscire all'aperto, anche se può sembrare un sogno come a Pietro.
Pietro quando si sveglia dice: ora ho capito.
Chiediamoci: c'è stato un momento nella nostra vita nella quale ci è venuto spontaneo dire “ora ho capito”?
E non perché siamo diventati più intelligenti, più bravi, ma perché ci capita di affermare un particolare della nostra fede, questo particolare che oggi è riportato nel Vangelo: né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
È lo spirito che ci guida alla verità tutta intera, è lo Spirito che da a delle persone inermi, fragili, come Pietro ieri e come Paolo che si lasciano condurre, basta sfogliare la Seconda Lettera ai Corinzi per capire tutte le traversie che Paolo ha dovuto affrontare senza mai tirarsi indietro nell'annunciare il Vangelo, e quindi per costituire, formare e fondare le comunità, le Chiese viventi.
Ecco allora che tutti questi richiami ci coinvolgono nella consapevolezza di essere stati chiamati a formare una Chiesa viva, una Chiesa che ha la faccia di Pietro per la sua solidità e coraggio ma ha anche di contro la faccia e l'impegno di Paolo, testimone, annunciatore, viaggiatore, missionario.
È Paolo che va alle genti, oggi chiaramente le sue lettere, per quanto ci indichino la missione dei suoi viaggi, rappresentano un mondo abbastanza circoscritto, ma immaginate oggi come questo Vangelo deve continuare ad essere annunciato ed a risuonare in tutte le parti del mondo ma questo può avvenire se noi che siamo qui stasera, noi che formiamo la Chiesa viva di pietre vive, ci sentiamo tutti impegnati non solo nella fedeltà di Pietro ma anche nella disponibilità di Paolo ad andare, dove? Lontano e vicino.
La lontananza non è solo geografica ma di cultura, di abitudini, è la lontananza che si crea nella famiglia quando, pur essendo tutti battezzati, aumentano i si ma, però per me, secondo me, ma tutti fanno così, e allora la famiglia cristiana, che è la pietra viva della Chiesa, a volte comincia a sbriciolarsi, cioè a non essere più pietra fondante, pietra forte che annuncia, testimonia e vive della fede.
Capite come Pietro e Paolo sono presenti in famiglia, come nella comunità?
Perché è così bello sentire una comunità che si preoccupa non solo di celebrare nel luogo consacrato il sacrificio, il culto a Dio gradito, ma a questo punto esce dalla chiesa e arriva alla società, arriva in questo mondo che mette molti schermi, molte opposizioni, molta indifferenza, che continua a segnare più divisione che comunione, riconciliazione, più proibizioni in riferimento alla pratica della fede …guardate che dobbiamo stare attenti: non abbiamo paura di mostrare la nostra identità, non la imponiamo a nessuno ma guai a noi se abbiamo paura.
La nostra società purtroppo, non quella dei paesi lontani ma  anche la nostra civiltà europea, sembra più voler mettere in angolo tutti i segni della fede. Ma il segno della fede, il segno della croce, il segno della vittoria del bene sul male, è il segno della certezza che Dio continua ad amare gli uomini, e questo amore passa, deve passare attraverso la testimonianza che dobbiamo offrire.
Allora le pietre vive si mettono in cammino e diventano costruzioni  di accoglienza, diventano gesti di solidarietà, diventano condivisione nel bisogno, e allora si che la Chiesa di Cristo, presente nel mondo non come maggioranza ma come lievito ha detto Gesù, siate lievito, siate seme, siate annunciatori, perché con questo compito noi veramente seguiamo l'esempio del Signore che, ha dato tutto per noi fino a donare se stesso.
Il dono che possiamo fare di noi stessi è proprio il dono dell'amore, della solidarietà, della riconciliazione, cioè di quei gesti che costruiscono ponti e non divisioni, che costruiscono un'alleanza nuova che noi celebriamo proprio nell'Eucarestia, quando Cristo si dona a noi.
E allora stasera, mentre cantiamo proprio una liturgia di lode, di ringraziamento alla Santissima Trinità perché si è degnata di abitare in questo luogo con il segno della dedicazione, quindi dell'unzione con il Crisma anche delle pareti e dell'altare, chiediamo al Signore che questo Crisma penetri, entri anche nelle nostre vite, perché animati dallo stesso spirito, possiamo  insieme con Maria Santissima aprire le porte del cenacolo ed andare ad annunciare il Vangelo ed essere quei discepoli che continuano, in una viva memoria, ciò che Cristo ha compiuto una volta per sempre.
E proprio in virtù della sua divinità possiamo dire che questa attualità, questo sempre è quello che noi viviamo se lo viviamo con fede, con gioia e con speranza.

Sia lodato Gesù Cristo

LA FESTA 2014

Sempre la festa cristiana è lode di Dio ed espressione concreta di fraternità.
In questo anno si aggiunge la ricorrenza del quarantesimo anniversario della Dedicazione della Chiesa parrocchiale di S. Pietro Apostolo, che abbiamo già celebrato il 29 Giugno scorso.
Fare memoria di tale evento significa riconoscere che il Signore cammina sempre al nostro fianco e ci traccia la strada suscitando tra noi uomini e donne che hanno dedicato la loro vita a nostro Signore Gesù Cristo. Tanti volti affiorano davanti alla nostra memoria e altrettante grazie hanno arricchito la nostra comunità parrocchiale in lunghi anni di storia.
Si potrebbe comporre una litania di santi che hanno vissuto tra noi una vita ordinaria in modo straordinario e ora intercedono presso il Padre celeste: MARIETTINA, ANTONIO, VINCENZO, MARIANNINA, ANTONIETTA, ALBERTO (Bebé), GIUSEPPE, ROSA, OLIVIERO, EDOARDO, GIOVANNA, DON NICOLA D. G.,    DON FRANCO, ELISA, SERGIO, e tanti, tanti altri che la mia memoria non riesce a ritenere. Con la preghiera di questi nostri amici del cielo e con la Divina Grazia, la nostra Comunità cresce nella fede, si rafforza nella speranza e fa esperienza concreta di carità. La Madonna del Portosalvo vigila come una mamma premurosa, soprattutto sui figli di malferma salute spirituale e fisica, per i quali raddoppia la sua materna protezione e mediazione. Ecco l'essenziale della Festa Mariana: rifugiarci nel suo cuore di Madre.
Ci sono altre manifestazioni culturali, ludiche, sportive, che esprimono la gioia di un popolo unito nella fede in Cristo. Per questo anno mancherà la SAGRA DEL PESCE, a causa della indisponibilità della struttura predisposta sul porto. Non mancherà la partecipazione cordiale ed operosa di quelli che si dedicavano alla sagra e, per il prossimo anno, questi affezionati amici pregheranno, penseranno, inventeranno e realizzeranno con maggiore slancio una rinnovata edizione della sagra.
Sono grato al popolo giuliese, alla comunità parrocchiale, ai cari parrocchiani estivi, all'instancabile comitato, ai preziosi questuanti e a quanti si adoperano con responsabilità, perché la festa di Maria SS.ma del Portosalvo sia un annuncio di salvezza per tutti.

Don Ennio Lucantoni

NOTIZIE DAL MARE

PESCA: SITUAZIONE DIFFICILE MA VINCE LA SOLIDARIETÀ

Ve lo immaginate il pescatore che, dopo aver tirato su le reti, con le mani ancora bagnate, si mette ad armeggiare con il tablet per comunicare alle autorità competenti  il tipo, la  quantità, la  qualità ed il peso del prodotto appena pescato? Va bene la telematica, ma qui forse si esagera. Eppure è una delle novità, tra le più contestate, introdotte di recente nel già martoriato settore della pesca. “Che senso ha”, protestano i pescatori,  “obbligarci a comunicare in questo modo la nostra attività quando sarebbe più semplice per noi riempire un modulo presso la Capitaneria di Porto una volta tornati a riva?”
Un'altra novità contestata è poi il blu box, il costoso satellitare dei natanti, obbligatorio per le imbarcazioni superiori a 15 metri. Ma fa discutere soprattutto la “licenza a punti”. Essa funziona allo stesso modo della più nota patente di guida: ad ogni navigante vengono assegnati 20 punti che possono essere decurtati se si commettono infrazioni (pesca entro le tre miglia, mancato rispetto della taglia minima da pescare ecc.). Il rischio è quindi che per un certo periodo di tempo non si possa esercitare il proprio lavoro. Nulla di positivo poi neanche per quanto riguarda i costi del gasolio che sono in costante aumento ed incidono ancora pesantemente sul costo del lavoro. Insomma, per la pesca sono ancora tempi difficili e non si vede ancora alcuno spiraglio positivo.
 L'Italia poi è poco ascoltata in sede comunitaria dove spesso dettano legge i paesi nordici. Le nostre istituzioni ormai fanno ben poco per aiutare un settore in forte crisi. Fra due anni anzi spariranno anche le agevolazioni previdenziali e fiscali e quindi ogni impresa dovrà pagare per intero le proprie quote.
Una delle questioni che continua a creare frizioni fra la categoria e le istituzioni è poi l'annosa diatriba sul fermo biologico, il periodo cioè in cui è proibito pescare per consentire il ripopolamento della specie marine. Quest'anno il fermo nell'Adriatico scatterà l'11 agosto e si protrarrà fino al 15 settembre. Il periodo prescelto non piace affatto alla nostra marineria perché in questo modo aumenteranno le importazioni e di conseguenza lieviteranno i prezzi e sarà difficile poi riportare il tariffario alla situazione precedente. “Sono anni che sosteniamo che il periodo migliore per il fermo biologico è quello primaverile, ma senza alcun esito. Imporre il fermo in piena stagione turistica è sbagliato anche perché saremo costretti a commercializzare pesce congelato o d'importazione, con grave danno anche all'immagine del nostro turismo”, spiega Vincenzo Staffilano, presidente del Gruppo Azione Costiera Costa Blu di Teramo.
Che dire poi dell'invasione delle flottiglie esterne che vengono nei nostri porti e spesso pescano in modo indiscriminato, pescando sottomisura senza neanche la mediazione del Mercato Ittico? E' una delle piaghe maggiori di cui si lamenta la categoria. Stanchi di questa situazione, alcuni armatori locali hanno addirittura abbandonato il nostro scalo per trasferirsi su altri porti dove il fenomeno è meno diffuso, come ad esempio San Benedetto del Tronto. Le autorità locali sembrano fare ben poco per frenare questo esodo, che costituisce, come è agevole comprendere, un grosso danno per tutta l'economia cittadina. E soprattutto non c'è alcun investimento sui giovani: molti pescatori sono vicino al pensionamento e non si vede alcun ricambio.
Qualcosa tuttavia si sta facendo, almeno per non far morire definitivamente la categoria. Una delle speranze è data dal FEAMP (Fondo Europeo per le Attività Marittime e della pesca), erede dei più noti FEP. Tali fondi europei sono stati introdotti e saranno operativi fino al 21 dicembre 2020. Ma mentre nel FEP  la pesca era considerata come attività a sé, con il FEAMP essa diventa solo un segmento di tutta l'attività marittima, accanto ad ecologia ed ambiente.
La novità più confortante e della quale abbiamo già accennato in qualche edizione precedente di quest'opuscolo è la nascita dei GAC (Gruppi di Azione Costiera). Essi sono sorti con il compito di valorizzare la nostra costa, e di sostenere  l'economia locale legata alla piccola pesca. Il Gac  Costa Blu di Teramo, di cui è presidente Staffilano, studia e supporta tutte le idee dirette a salvaguardare la pesca tradizionale, incentivando e promuovendo le possibilità di business ad esso connesse, che siano esse legate al commercio, alla gastronomia, al turismo o alla cultura marinaresca. Chi ha bisogno di incentivo, piano economico o semplicemente un parere, può perciò rivolgersi a tale organismo dove troverà dei professionisti che lo aiuteranno a capire come utilizzare al meglio i fondi destinati al settore ittico.
Tra le più importanti novità introdotte dal Gac va segnalato poi  l'impegno per accorciare la filiera di vendita con la commercializzazione del prodotto on-line direttamente al privato. A tale proposito sono nati, all'interno dei Gac, i Gruppo d'Acquisto Solidale (GAS) . Si tratta di un organismo che raggruppa  per il momento circa 150 famiglie della provincia di Teramo. Attraverso la rete telematica tali famiglie possono ordinare il quantitativo e la qualità di pesce desiderato. A capo del gruppo c'è un referente delegato a trattare e concordare il prezzo con le imprese di pesca.
È un metodo intelligente e solidale per aiutare le famiglie e dare un po' di respiro all'intero ambito della pesca. In questo modo ne trae giovamento anche l'intera economia locale. Non va dimenticato infatti che Giulianova costituisce il primo porto adriatico nella commercializzazione del pesce azzurro. Un'attività questa, che fornisce lavoro a migliaia di persone tra settore diretto ed indotto. Ed è una ricchezza certamente da salvaguardare e migliorare.                

PARROCCHIA LIVE

PELLEGRINAGGIO A LOURDES 21-25 APRILE 2014

Quando Santina ci propose il Pellegrinaggio ero attratta dall'idea, ma spaventata dai 1600 km da percorrere in pullman e perciò avevo deciso che non era un viaggio per me. Gli eventi della vita, però, insegnano… e cosi decidemmo di andare a Lourdes.
Andare a Lourdes principalmente per ringraziare, per pregare e per chiedere come mendicanti.
Appena arrivati, sono stata folgorata dalla bellezza e dalla semplicità della Messa delle 23 presso la Grotta dell'Apparizione ed ho capito che, in quel momento, il mio posto era proprio lì.
Il primo giorno è stato intenso e molto faticoso, con la Via Crucis che si inerpica su una collina, ma è stato molto bello porgere il braccio a mia madre, ipovedente grave, nonostante la fatica della salita.
La Confessione con padre Severino (che non aveva niente di severo) mi ha fatto sentire l'accoglienza, la serenità, l'amorevolezza dell'abbraccio di Cristo ed ho scoperto che il sacerdote, pur essendo bresciano, ogni anno viene in vacanza a Roseto e, se Dio vorrà, ci risentiremo.
Il bagno purificatore e “mozzafiato” nelle piscine dell'acqua della Sorgente di Lourdes, dove sei accolta ed accompagnata dalle volontarie come si fa con una bambina, con una dolcezza, una calma, una tenerezza che non ti aspetteresti; e dove sei colto da un'emozione che ti impedisce di pensare a qualsiasi cosa… E poi… i malati, tanti, tantissimi, di ogni età e di ogni tipo, ma tutti con lo sguardo verso la Grotta e verso qualcosa di più grande.
Quello che, però, non mi aspettavo è stato il clima familiare che si è creato tra noi tutti del “Gruppo di Giulianova”, come urlava Santina dopo cena per gli avvisi. Conoscevo già tutti, ma con alcuni avevo soltanto scambiato dei frettolosi saluti dopo la Messa della Domenica, presa dalle mie cose e dalla mia vita. Questo pellegrinaggio, invece, mi ha fatto conoscere meglio e, forse, con gli occhi di Cristo, ognuno, percorrendo un pezzo di “strada” insieme, come dei veri compagni di viaggio.
Una delle parole che più mi hanno colpito da quando c'è Papa Francesco è il suo continuo richiamo al fatto che “il Signore primerea”. Nella sua lingua, primerea sta a indicare che ci anticipa, ci sta aspettando. Mi ha fatto ricordare che un altro nostro amico, don Giacomo Tantardini, adesso in Paradiso, lo diceva sempre: Gesù è prima e ci aspetta. Beh, in questo pellegrinaggio che abbiamo fatto per me è stato ancora più evidente tutto ciò. Gesù, attraverso la Grazia delle apparizioni, ci stava aspettando a Lourdes. E' stato bello mettersi tutti insieme in cammino (prima in pullman e poi a piedi) per andare a visitare i posti dove i santi piedi della Madonna hanno toccato la nostra terra, nella Santa Grotta. Insieme, a confessarsi, ad aiutarci nella Via Crucis, nei momenti di preghiera, nel Rosario, al bagno nelle piscine, nella processione e nell'Adorazione Eucaristica.





Insieme anche nei momenti di pranzo e cena, nei piccoli momenti di svago, in piena libertà e gratuità. Gesù primerea in tutti questi momenti.
Bellissimo, poi, è stato guardare le persone: i nostri compagni di viaggio, i pellegrini da tutto il mondo, i tantissimi ragazzi festosi e con le facce colorate che accompagnavano i malati, i tanti volontari, i sacerdoti. Tutti con lo stesso desiderio e la stessa domanda. Essere lì non solo per noi, ma anche per tutti quelli che portavamo nel cuore.

Tutto questo è l'esperienza concreta di un popolo in cammino, per aiutarci ad incontrarLo. Durante la proiezione del film “Bernadette”, c'è una frase che mi ha colpito molto. Quando un magistrato chiede a Bernadette di descrivergli come era la Signora quando le parlava, se Lei avesse gli occhi rivolti in alto, verso il cielo. Bernadette risponde, semplicemente: “… ma se parlava con me… aveva lo sguardo verso di me!” Che bello! Questo è lo sguardo della Madonna, verso di me! Chiediamo di poterlo meritare.



ESPERIENZA DEL VOLONTARIATO AVULSS

Anni fa, in un periodo difficile della mia vita, una mia cara amica con la quale preparavo le lezioni di catechismo, mi portò a conoscenza  di una associazione di volontariato, della quale faceva parte e che aveva visto nascere in questa Parrocchia : l'AVULSS.
Mi parlò a lungo di questa associazione e del servizio che le volontarie svolgevano in ospedale e mi propose di partecipare al corso di formazione che si sarebbe tenuto a primavera. Ero piuttosto dubbiosa e le risposi che nello stato d'animo in cui versavo mi sembrava contradditorio ed impossibile avvicinare le persone in stato di sofferenza, condividere i loro dolori ed aiutarle. Ritenevo di essere io ad avere bisogno dell'aiuto di queste volontarie che donano il loro tempo con gratuità, umiltà, sempre serene e sorridenti. La risposta fu: ”Se non provi non potrai mai sapere. Sono sicura  che se parteciperai al corso ed andrai nelle corsie dell'ospedale cambieranno molte cose in te”.
Mi trovai così, senza accorgermi, iscritta al corso. Le mie perplessità, le mie paure, all'inizio non si placavano; poi un giorno, durante una lezione tenuta da uno stimatissimo professore di filosofia sulla conoscenza di sé, venni colpita dall’argomento trattato e veniva messo il dito nelle mie piaghe. Essere tormentata da quelle parole e divenire consapevole di quello che c'era dentro di me fu un'unica cosa. Una grande emozione mi pervase.
Era la grazia del Signore  che mi donava  chiarezza  e metteva sulla mia strada una grande opportunità per crescere in umanità.
Finii il corso ed iniziai subito ad andare in corsia. Accanto a me ci furono tante volontarie, ricordo i loro nomi ed i loro volti che con pazienza  mi aiutavano ad imparare come avvicinarmi agli ammalati, mi insegnavano la discrezione, l'umiltà ed i silenzi che sembrano interminabili ma pieni di significato.
Era così iniziato il mio cammino, tutt'oggi non ancora terminato, e giorno dopo giorno  mi sono arricchita nella relazione con gli altri, ho affinato la mia sensibilità nei confronti delle persone in difficoltà. Nei loro volti sofferenti vedo il volto di Cristo, vicino a loro dimentico le mie difficoltà, i miei dolori si alleggeriscono e cresce in me, ogni volta che faccio servizio, una grande serenità e tanta lietezza.
L'Avulss, grazie  a un gruppo di  volonterose persone, è da trent'anni presente a Giulianova ed ha come punto di riferimento la nostra Parrocchia. E' una presenza silenziosa che si è allargata senza scalpore  e che dona gratuitamente il proprio servizio presso l'Ospedale Maria SS dello Splendore e la RSA Cristal.
Per diventare volontari Avulss è necessario frequentare un corso base di formazione che è aperto a tutti coloro che desiderano donare del tempo, con dedizione e costanza, alle persone in situazioni di difficoltà. Il percorso formativo prosegue poi con incontri mensili dedicati all'approfondimento e articolati secondo le esigenze del gruppo, seguendo le linee indicate dalla Federazione Nazionale Avulss.
Vi lascio una frase di Don Giacomo Luzietti (1931 – 1994) fondatore dell'Avulss: “ Chiedo ad ognuno di voi di  essere apostolo di pace e di riconciliazione, perché la pace e la riconciliazione sono la base su cui creare ogni rapporto umano sia tra i Volontari sia verso i fratelli sofferenti e malati che siamo chiamati a servire.”


Una volontaria Avulss








LA GIOIA DEL SÌ PER SEMPRE

Lo scorso 14 febbraio, Festa di San Valentino, Papa Francesco ha voluto incontrare i fidanzati per celebrare insieme “La gioia del Sì per sempre”, iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. All'incontro sono stati invitati i fidanzati che si stanno preparando alla celebrazione del Matrimonio.
Anche la nostra Parrocchia, nel gruppo del cammino di fede in preparazione al matrimonio, ha vissuto le parti salienti di questo appuntamento importante in uno degli incontri proposti. È per questo motivo, con l'occasione che ci è stata offerta attraverso l'invito del nostro Parroco a scrivere della esperienza di quest’anno, che ci piace ricordare i punti del dialogo tra il Santo Padre e i fidanzati che mag-giormente hanno colpito le coppie che fanno parte del nostro percorso. Essi riassumono molto bene il senso, le preoccupazioni e le speranze di ogni coppia che si prepara a celebrare il Sacramento del Matrimonio.
Nell'incontro il Papa, ad una domanda postagli da una ragazza sulla paura del “per sempre”, ha risposto invitando i fidanzati a non lasciarsi vincere dalla cultura del “provvisorio”, quella mentalità che porta a pensare che "stiamo insieme finché dura l'amore", e poi finisce il matrimonio. Egli ha paragonato il cammino matrimoniale alla costruzione di una casa, che si costruisce assieme e che non va edificata sulla sabbia, bensì sulla roccia dell'amore vero, l'amore che viene da Dio. E la “ricetta” che il Santo Padre ci ha proposto per vincere questa paura del “per sempre” è quella di affidarsi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino di crescita spirituale quotidiano e di chiedergli di moltiplicare ogni giorno l'amore. Allora, nella preghiera del Padre Nostro, la parte che recita “Signore, dacci oggi il nostro pane quotidiano” potrà diventare "Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano".
Ad una seconda domanda dei fidanzati, che chiedevano se esistesse uno "stile" della vita della coppia, il Papa ha risposto con tre parole che possono riassumere le “regole” del cammino di una famiglia: permesso, grazie e scusa. “Permesso” è la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto, cortesia e attenzione. "Grazie "richiama la gratitudine ed il dono. E nella vita matrimoniale è importante tenere viva la coscienza che l'altra persona è un dono di Dio e imparare a ringraziarsi a vicenda per ogni cosa. " Scusa" è la terza parola, attraverso la quale si riconoscono i propri errori, nella consapevolezza di non essere infallibili e che tutti possono sbagliare. E ci ha esortato a ricordare l'insegnamento di Gesù, che ci conosce più di chiunque altro, e che ci invita a non terminare mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia. E' stato molto bello ascoltare e condividere nel gruppo il messaggio del Papa per le coppie di sposi e futuri sposi. Esso è stato accolto ed apprezzato da tutti per la sua semplicità.

Quello appena concluso è stato, per questo gruppo di famiglie, un anno importante. La crisi che attraversa il nostro mondo invade anche la famiglia, e ciò ci ha spinti a rimanere ancora più uniti e a ringraziare il Signore per le coppie di sposi che si sono unite all'equipe e per i fidanzati che hanno deciso di intraprendere il cammino in preparazione al Sacramento del Matrimonio. E' infatti forte il desiderio di “stare insieme” tra famiglie per condividere un cammino di fede, per aiutare ed essere aiutati. Infatti se è vero che “non è bene che l'uomo sia solo” è anche vero che “non è bene che la famiglia sia sola” (cit. Mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in “Globalizzazione e Vangelo della Famiglia”). Essa ha bisogno della comunità per non naufragare nelle onde dell'individualismo e di una società che offre sempre più modelli alternativi a quello della famiglia cristiana. Pertanto, se è vero che il gruppo di famiglie ha il suo momento forte nell'accompagnare i fidanzati al matrimonio, è anche vero che un altro aspetto importante che emerge è quello dello stare insieme per essere più forti e per poter riconoscere il grande tesoro d'amore che il Signore ha dato alla Chiesa attraverso le vocazioni al matrimonio e alla famiglia cristiana che ne deriva. Questo gruppo vuole quindi essere, nella parrocchia, quel seme di speranza che si impegna a vivere questo tesoro per farlo risplendere come una realtà bella ed entusiasmante, nonostante le difficoltà che la vita comporta. In un mondo segnato da tanta solitudine, la famiglia rappresenta ancora “la buona notizia” in grado di rispondere al bisogno di amore radicato nel cuore di ogni uomo. Pertanto invitiamo ogni coppia ad unirsi a questa realtà che, seppur nella sua semplicità, racchiude la bellezza dello stare insieme.







COMUNIONI 2014

L'esperienza della Prima Comunione di nostra figlia Federica è stato un momento di particolare riflessione ed uno strumento di verifica personale di noi stessi, vissuto intensamente da noi genitori e dai nostri cari con la consapevolezza dell'importanza di questo Sacramento. Un particolare pensiero va alle catechiste che con la loro esperienza di fede hanno toccato il cuore di nostra figlia, preparandola all'incontro con Gesù. Il Pellegrinaggio al Miracolo Eucaristico di Lanciano, a cui hanno partecipato veramente in tanti, è stata un'esperienza cristiana, ma anche un importante incontro fra tante famiglie di questa bellissima comunità parrocchiale, vissuto con raccoglimento, ma anche con momenti di canto e di gioia, culminato al ritorno sul piazzale di San Pietro con un canto, “Amico Gesù”, un canto che tutti noi, papà e mamme, conoscevamo, e che tutti insieme abbiamo dedicato a Don Ennio, che ci ha fatto vivere questa meravigliosa giornata con coinvolgimento e fede.
Ma il ricordo più importante, che rimarrà indelebile nella nostra mente, è sicuramente legato al giorno della Prima Comunione, ovvero il volto di nostra figlia Federica, assorta in preghiera e pronta a ricevere Gesù.
                                          Famiglia Gianni e Marilena Ciprietti


L'INCONTRO E IL RITROVO
L'esperienza vissuta con la preparazione alla prima comunione di mio figlio, Leonardo, è stata per me molto profonda ed emozionante, rigenerante direi.
Sotto certi aspetti è stato come riprendere un cammino interrotto, o meglio, come ritrovare un Amico da sempre amato, ma poco frequentato. Sì, il mio amico Gesù, incontrato più di trentacinque anni fa, grazie a chi, oggi, lo ha fatto conoscere a mio figlio: il caro Don Ennio, che con la sua passione e il suo spirito, e spinto da un grande amore, ha riacceso la fiamma, mai sopita, che era in me.
Ecco qui tutta la grandezza della prima Comunione di mio figlio, che ha avuto un doppio ruolo: quello del primo incontro di Leonardo e quello, passatemi il termine, del mio rincontro con Gesù.
È strana la vita, a volte si accantona per un po' chi ci vuole bene, o meglio, chi ci ama, per seguire altre vie più semplici, più terrene, più umane, ma l'amico vero è sempre lì, che ci aspetta con pazienza, con la certezza che prima o poi ritorneremo.
Sì, è così, e quando lo si rincontra, lo si ritrova, credetemi, la gioia è tanta e la sola consapevolezza di tutto questo rende felici, generosi, perché si è ricevuto un grande dono, così grande che si ha voglia di condividerlo.
Ecco, questa è stata la mia piccola, ma significativa, esperienza personale: ho ritrovato un Amico, abbiamo rinnovato la nostra amicizia, spero che verrò a trovarlo spesso.
Chiaramente, poi, vi è stata quella vissuta con tutta la famiglia, per noi è stata una grande gioia. Abbiamo partecipato con entusiasmo, stando attenti ad ogni tappa del percorso, devo dire che anche nostro figlio, Leonardo, era molto preso ed emozionato, ma anche molto consapevole grazie alle catechiste, che hanno fatto un lavoro meraviglioso.
Per noi è stata un'esperienza forte, e nello stesso momento dolce. Pur nella frenesia e nell'agitazione dei preparativi, abbiamo voluto che questa festa, oltre alla gioia, mantenesse tutto il suo significato autentico.
Tutta la famiglia è stata contagiata dall'evento, come se sopra di noi ci fosse un alone particolare. Tutte le persone vicine, nonni, zii e amici vivevano con noi l'evento. Tutto questo ha fatto riassaporare lo stare insieme anche tra famiglie, dagli incontri in chiesa sino alla bellissima giornata a Lanciano, dove abbiamo condiviso tutti la stessa gioia, eravamo tanti, ma tutti uniti dallo stesso spirito. Abbiamo cantato tantissime volte la stessa canzone, “Amico Gesù”, penso che veramente fosse lì con noi. Infatti il caso ha voluto che tanti di noi, da ragazzi, abbiano frequentato la stessa scuola, il catechismo o altre esperienze, così da ritrovarsi più uniti, per dare man forte ai nostri ragazzi.
Fino ad arrivare a quel giorno davvero speciale, quello della Prima Comunione, che abbiamo vissuto con tanta serenità, consapevoli della preparazione di Leonardo. In chiesa, io e mia moglie abbiamo trattenuto le lacrime, quando nostro figlio ha ricevuto il Sacramento: ci siamo stretti forte la mano, come per suggellare il momento. Leonardo, quando si è girato per andare al proprio banco, aveva una luce diversa nei propri occhi.
In conclusione, devo dire che tutto ciò ci ha dato veramente tanto.


                                               Marco e Roberta Lucchetti




CRESIME 2014

Un grande Vescovo Don Tonino Bello, citato spesso dal nostro caro Padre Spirituale, diceva: “I ragazzi (guai a chiamarli con il diminutivo -ini) non hanno bisogno di una Chiesa "devi andare  Messa, devi venire al catechismo", ma di una Chiesa “di compagnia” che sappia camminare con loro e mettersi al loro sevizio. Hanno bisogno di persone di compagnia che con simpatia, ospitalità, affetto, pazienza, competenza, altruismo, gratuità li accettino così come sono e li aiutino a maturare e a crescere senza far loro pesare il fatto di essere né piccoli, né grandi. Il  Catechismo, la  Cresima non sono un dovere, ma un dono della comunità cristiana che ama i ragazzi e li accompagna dando loro il meglio”.
Questo il dono più grande dell'esperienza delle Confermazioni nella nostra parrocchia, che sotto la precisa guida del suo Padre Spirituale si sono svolte anche quest'anno.
E in fondo la compagnia, è una componente fondamentale della vita dei ragazzi, ma allo stesso tempo è una strategia d'amore che Dio ha sempre seguito, basti pensare al  brano dei discepoli di Emmaus . Gesù non sorprende i due Discepoli rimproverandogli che dopo tre anni di “catechismo” itinerante per le strade della Palestina non avevano imparato niente. Lui invece si accosta con discrezione e cammina con loro comprendendone problemi e le inquietudini.
Gli chiede dolcemente “Che cosa vi succede? Perché siete così tristi?” Egli non impone nulla, sta alla porta e bussa, è in compagnia con loro.
Del resto è quel Gesù che in mezzo alla folla sente la donna che Gli sfiora le vesti, tanto che perfino i discepoli gli dicono, ma tu ci chiedi chi ti ha sfiorato e qui c'è una moltitudine di persone. Ma Lui no non molla, Lui è attento, la cerca con lo sguardo e la trova.
Ecco l'esperienza fondamentale della Cresima:  non aspettare che i ragazzi  vengano, ma fare in modo di andare  da loro, con grande simpatia e prendere i ragazzi così come sono, con le loro inquietudini e contraddizioni e avere una conoscenza approfondita delle caratteristiche della età che stanno vivendo.
Non dimentichiamoci che l'anno della Confermazione coincide, in molti casi, con quella dello sviluppo e degli esami di terza media. Forse non ce ne accorgiamo ma i nostri ragazzi hanno, o gli diamo, così tanti impegni che non ci capiscono più nulla. Il nostro Padre Spirituale è sempre prodigo di ringraziamenti per tutti, ma noi (genitori, catechisti, zii parenti, amici, professori, istruttori sportivi…) li ringraziamo mai i nostri ragazzi? Ci rendiamo conto dei pesi che portano?
I ragazzi, sono i nostri compagni di strada, strada compiuta assieme da percorrere  in un arricchimento vicendevole, perché dai  ragazzi riceviamo tantissimo! Ecco il Dono della Cresima, il  solo  stare con loro e' un Miracolo del Signore un Frutto della Sua bontà, un Onore che Lui ci concede.
I ragazzi hanno bisogno di questa Chiesa, di questa Parrocchia, che si avvicina  a loro che si  tocca ed in cui si vede il Regno di Dio,infatti la Parrocchia diventa sempre più luogo di una  Fede viva e di vita  normale, i ragazzi sono rumorosi per natura ma, quante volte durante la celebrazione il nostro Padre Spirituale dice non fa niente se i bambini giocano, e allora  quanto sono stati meravigliosi i Rosari detti in Chiesa insieme ai ragazzi durante la preparazione al Sacramento, che Grazia di Dio, che Frutto Speciale pregare con Loro! Anche nella loro “preghiera rumoreggiante”!
Il gruppo dei ragazzi della Cresima, è qualcosa di straordinario il solo vederli ti  attrae, ti riempie il cuore, non fa niente se qualcuno  manca qualche volta, questo non costituisce una penalizzazione per i ragazzi, loro non fanno mai sentire i mancanti tagliati fuori, ne' dichiarano gli assenti ormai perduti. Ecco lo Spirito Santo!
Quante volte facendo l'appello durante il catechismo, i ragazzi dicevano: “aspettiamo magari arrivano”, oppure “forse sono solo in ritardo, stanno studiando, domani hanno un'interrogazione”. Si tratta di un gruppo che vede il numero dei suoi membri salire e scendere improvvisamente, ma che non ha paura di questo perché il catechismo non si limita alla riunione settimanale, ma continua anche fuori, nelle classi scolastiche e anche “in giro”. Anche se paradossalmente oggi, purtroppo, constatiamo che la Cresima, che dovrebbe essere il punto più alto dell'iniziazione cristiana, diventa in realtà l'entrata  nella “comunità” di quelli che in Chiesa non ci passano più, non dobbiamo averne paura, pur continuando a fare di tutto per evitarlo, Lo Spirito Santo, sicuramente le studia tutte affinché  i genitori e gli educatori riescano davvero a trasmettere ai ragazzi, il lieto messaggio dell'Amore di Dio per l'uomo.  Ma alla fine  lo Spirito non può certo fermarsi qui, sicuramente Lui ci pensa  e certo non possiamo pensare di essere noi a riportare le persone in Chiesa,  altrimenti i frutti della Cresima dove sono? Il dono dello Spirito Santo è per sempre! Del resto, Padre Carmine, in una delle Sue catechesi, che grazie al nostro Parroco, sono state parte fondamentale degli incontri preparatori della Cresima, nello spiegare il Credo disse che, nel momento in cui si recita il Credo e si dice “Dio Padre Onnipotente” dovremmo tirare tutti un sospiro di sollievo, pensando: “meno male non sono io l'Onnipotente che deve risolvere tutto, c'è un altro che lo fa al posto mio!”
Il dono e l'esperienza fondamentale della Cresima sono che nella Chiesa non ci deve entrare solo la testa dei ragazzi, ma tutta la loro persona, certamente ai ragazzi va fatto capire   che il Signore” sempre e per sempre dalla stessa parte lo troverai”, come ci ha spiegato, attraverso la nota canzone di Francesco De Gregori “Sempre  e per Sempre “, un  grande Capo Scout, durante uno degli incontri preparatori al sacramento che si è svolto nel salone parrocchiale.
Il frutto più grande della Cresima è che i ragazzi sono parte di un'esperienza di un gruppo di amici di una “company'” come recita uno dei tanti canti proposti dal nostro Padre Spirituale.
I ragazzi che ti  riconoscono per strada e ti salutano e ti fermano per raccontarti le loro storie quello che gli è successo a scuola, con gli amici questa è la Cresima.
Perché sicuramente grazie alla  Cresima  i ragazzi capiscono che nella vita contano le cose belle e semplici, come stare e cantare tutti insieme e non solo gli apparecchi  tecnologici,  perché spesso la tecnologia ci fa pensare di essere in tanti per i “contatti” che abbiamo, ma in realtà siamo soli.
In questo la nostra  la Parrocchia, grazie al nostro Padre Spirituale, è da sempre aperta a esperienze, gruppi, associazioni che in tanti casi  suscitano  nei ragazzi il desiderio di entrarvi e  il nostro  parroco non è il “Sansone” della situazione che risolve l'iniziazione cristiana facendo tutto da solo ma da sempre utilizza le catechiste sforzandosi di far capire che non è l'aspetto dottrinale quello predominante ma la bellezza dello stare insieme.
Come ad esempio durante uno dei momenti più forti e significativi della esperienza della Cresima  lo splendido ritiro a Loreto, una giornata fantastica, indimenticabile nella quale lo Spirito Santo si è manifestato dappertutto, nella splendida catechesi di Don Victor, caratterizzata da un'ampia partecipazione dei ragazzi, nella favolosa preparazione al sacramento della Confessione da parte del nostro Parroco, nel rotolarsi dei ragazzi nei giardini della residenza salesiana dove si è svolto il ritiro, nella musica dei ragazzi e nel ballo che hanno fatto nel cortile del Convento,  nella presenza “rumorosa ma affettuosa” dei ragazzi nella Santa Casa e nella Santa Messa.
Ecco il frutto , lo Spirito Santo pervade tutta l'esperienza della vita, non ci sono spazi o tempi in cui non è presente, non può essere categorizzato in un ambito solo. Che grande consolazione non siamo mai soli ragazzi miei!
In uno dei Suoi tanti avvisi il nostro Padre Spirituale ci ha invitato a leggere la “Evangelii Gaudium”, l'esortazione Apostolica di Papa Francesco. In quelle pagine si trova una descrizione bellissima della forza dello Spirito Santo, che è il Protagonista dell'esperienza della Cresima e che opera  come un vento che trasporta le buone azioni da una parte all'altra dell'Universo a seconda di dove servono veramente. Quindi non dobbiamo scoraggiarci se non ne vediamo il frutto subito e a nostro favore lo Spirito Santo utilizzerà quanto  fatto lì dove serve. Che meraviglia! che consolazione ! Che certezza! Le buone azioni  non vanno mai sprecate! Ecco l'azione dello  Spirito Santo.
Che stupore che incanto ecco l'esperienza della Cresima, vederli tutti lì nei banchi, la sera del Sacramento,insieme ai loro genitori, quante famiglie si riuniscono, quanti diverbi si appianano in quel giorno. È lo Spirito Santo. È il Sacramento. È l'azione di Dio.
Ma quanto sono Belli quando si alzano per dire “Eccomi” un brivido pervade tutta l'assemblea, il Sacramento i Suoi frutti sono di tutti, travalicano i confini della Chiesa e della Parrocchia  e pervadono tutto il mondo! È lo Spirito Santo!
Poi le preghiere dei fedeli, ma guarda un po' chi le legge, ma non erano le più terribili? E ora non sono lì che leggono con sicurezza e fervore davanti a tutti? Ma allora? È lo Spirito Santo RAGAZZI! Ecco il Dono lo Spirito Santo: stravolge i giudizi che si hanno sulle persone, non le guarda come noi, come sembrano a noi, ma come veramente sono nel Signore. E che sorprese!
Che stupore, che gioia, vederli tornare, al catechismo, anche dopo il Sacramento, durante il mese di Maggio, e poi tutti insieme  al Santuario della Madonna dello Splendore per un momento di ringraziamento Mariano con l'incredibile nostro Padre Spirituale che offre un gelato a tutti! Eccoli tutti li sotto la protezione della Madonna dello Splendore , sono proprio loro, sono proprio tutti, certamente c'è lo Spirito Santo e senza dubbio  gli donerà  la virtù della Perseveranza. Non abbiate paura, forza e coraggio ragazzi miei!


Un genitore delle Sante Cresime 


UN GIOVANE AFFERRATO DA CRISTO

Il 27 aprile di quest'anno nostro figlio Gabriele, un ragazzo di 26 anni, nell'abazia cistercense di Hauterive (Svizzera) ha fatto la Professione Semplice, ovvero ha pronunciato i voti temporanei, ultima tappa prima della Professione Solenne cioè del sigillo definitivo alla vita monastica.
Gabriele, il terzo dei nostri sette figli, è entrato in monastero alcuni mesi dopo la laurea, nel giugno 2011. L'incontro con la realtà cistercense di Hauterive risale a molti anni addietro, quando per motivi di lavoro la nostra famiglia ha vissuto a Losanna, che da Hauterive è poco lontano, e grazie ad amicizie locali nate in quel periodo abbiamo spesso frequentato quel monastero. Evidentemente quel piccolo seme entrato nel cuore di Gabriele, allora appena bambino, che ai nostri occhi - e forse anche suoi - è rimasto a lungo nascosto, nel tempo ha messo radici profonde fino a diventare un punto di solidità così imponente da attrarre tutto il suo desiderio di verità e di bellezza.
La Professione avvenuta il 27 aprile è stata preceduta da due anni di Noviziato, periodo nel quale per la natura stessa del percorso di formazione alla vita monastica, Gabriele ha potuto ricevere la visita solo di noi genitori una volta ogni sei mesi, oltre che corrispondere per lettera una volta al mese. Anche per questo, è stato uno spettacolo vedere Gabriele riabbracciare i suoi fratelli ed il modo gioioso e lieto, ma senza un istante di banalità, con cui hanno vissuto i tre giorni in cui siamo stati con lui. Sono tornati a giocare sulle rive dell'ansa del fiume che avvolge il monastero così come facevano 20 anni prima.
Per me mamma in questi anni ogni mattina il mio primo pensiero è andato a Gabriele. Penso a quello che sta facendo in quel momento e mi esplode una domanda dentro, quasi violenta, che mi provoca un dolore a volte fino alla commozione: “ Chi ha preso mio figlio? Quale AMORE lo ha portato a rinunciare a tutto, andare in un posto così lontano a vivere con persone che non aveva mai visto prima, quasi tutti più grandi di lui, che parlano un'altra lingua? Che razza di AMORE lo ha preso così tanto da abbracciare con letizia la clausura?”. La risposta si fa evidente nell'esperienza che si ripropone continuamente ogni volta che in questi anni siamo andati a visitarlo. Ho cominciato ad intuire che si può vivere di quell'Amore così totalizzante, che giorno per giorno sta prendendo nostro figlio e attraverso di lui sta prendendo anche noi tutti. Basta guardare il volto splendente e lieto di questi “uomini veri” di clausura, afferrati da questo AMORE tanto da diventare “LIBERI PRIGIONIERI DI CRISTO”.
Anche per me che sono il padre, è evidente che Gabriele non è andato in monastero per fuggire da qualcosa ma perché ha trovato un tesoro di straordinario valore, che non vuole perdere. Della bellezza di questo tesoro rimane affascinato chiunque incontra quegli uomini.
Ho cercato di descrivere questo in una recente lettera che gli ho scritto appena tornati dalla nostra ultima visita:
“Venire da te per la Professione insieme a mamma ed ai tuoi fratelli è stato un punto fondamentale per la nostra vita. Ancora una volta è stato l'essere messi davanti alla evidenza che Cristo basta alla vita, che si può vivere solo di Cristo. Questo grazie a te, carne della nostra carne, che così come sei stato preso, e non opponendo resistenza, anzi cedendo, così come sei, con tutti i tuoi limiti e le piccole grandi cose di cui sei capace, con il tuo sì stai rendendo evidente che di quel sì si può vivere; anzi è l'unica cosa che ci fa essere noi stessi fino in fondo. Ti ringrazio perché tu, carne della nostra carne, con il tuo sì rendi più facile, possibile, desiderabile, anche il nostro.
Per me e mamma è stato bello vederti con i tuoi fratelli e vedervi insieme. È stato più facile renderci coscienti e grati del compito che ci è stato affidato. Anzi, è stata un' occasione ancora più chiara per chiedere a Dio di essere degni di ciò che ci è stato affidato.
Forse ti ho già detto, o forse anche se non l'ho detto l'avrai certamente intuito del paragone che mi viene sempre più evidente della tua vita ad Hauterive e la mia qui.
Mi accade, con sempre maggiore evidenza, di paragonare la mia vita in famiglia a quella del tuo monastero. Non basta: anche il mio lavoro in università incomincio a guardarlo così: con i miei colleghi e gli studenti come se fossero la mia “famiglia-comunità monastica”. E così, come un'onda che si dilata a cerchi concentrici, questo sguardo comincia ad abbracciare tutto quello che mi circonda, fino all'ultimo cerchio che comprende tutto il mondo. E come nella tua famiglia monastica tutto vive ed è teso al “nulla anteporre a Cristo”, così, come desiderio, vorrei vivere questa tensione, questo desiderio, di “nulla anteporre a Cristo”, che rende diverso, più vero, più utile e fecondo il mio essere padre, professore, amico e compagno di cammino, nelle circostanze – condizioni di lavoro e salute,occasioni - in cui Dio mi mette. Anche se continuamente la sincerità di questo desiderio deva fare i conti con la mia fragilità e incoerenza. Prega per me, ne ho tanto bisogno.”
Per finire: questa storia sarebbe inspiegabile se circoscritta ai soli diretti protagonisti. E' evidente che Gabriele è stato condotto lì ed è sostenuto da una storia fatta da incontri, circostanze, persone, attraverso cui Gesù gli si è fatto conoscere e lo ha attratto; e la preghiera di questa compagnia, anche la Comunità parrocchiale, ne è la principale forza. Di questo siamo grati a tutti.

TESTIMONI DELLA FEDE

UNA GIORNATA EUCARISTICA VOCAZIONALE NELLA MEMORIA DI
DON NICOLA DI GIUSEPPE E DON FRANCO MARCONE

Due sacerdoti lontani di età ma vicini nella gioia del ministero sacerdotale. Tutti e due rinati nel Fonte Battesimale di questa Parrocchia: Il primo battezzato il 03 Febbraio 1962 (vedi Reg. VI nr. 239),  l'altro l'11 Luglio 1976 (vedi Reg. IX pag. 189 nr. 374).
S’incontrarono una volta in una vacanza di ragazzi della nostra Parrocchia nel Trentino. Don Franco raccontò, che allora adolescente, ammirando Don Nicola, si convinse che  un  sacerdote può essere felice.
Don Nicola ordinato presbitero nella Basilica di San Giovanni in Laterano in Roma  il  06 maggio 1989, venne a celebrare la prima volta la Santa Messa nella nostra parrocchia, il 21 maggio 1989 e lasciò questo messaggio scritto dietro ad un'immagine della Madonna della Tenerezza.
Ho avuto la grazia di battezzarli, di partecipare alla loro ordinazione sacerdotale  e , pur nel gran dolore, di vivere la glorificazione della loro nascita al Cielo.

Mentre la nostra Comunità Parrocchiale li ricorda nella celebrazione della festa di Maria SS.ma del Portosalvo, si affida alla loro preghiera per un nuovo inizio della nostra Comunità nella pastorale di uscita per le periferie esistenziali e per ottenere la grazia di nuove e sante vocazioni sacerdotali e religiose.


DON NICOLA, UN AMICO SEMPRE PRESENTE

Il 6 maggio scorso abbiamo celebrato il XXVesimo anniversario di Ordinazione Sacerdotale e don Nicola era lì con noi, come sempre in questi anni. La presenza di don Nicola non è venuta mai meno nella mia vita di sacerdote, è stata come una carezza che ha continuato la nostra bella amicizia.
Ci siamo conosciuti in Seminario a Roma, ma il fatto di avere in comune la stessa terra, entrambi provenienti dalla Diocesi di  Teramo, ma a Roma per motivi diversi, ci ha subiti  legati di un a particolare amicizia che poi non si è mai più interrotta.
Il tempo della formazione in Seminario è stato speciale, perché speciale era il Seminario, speciali i formatori e speciali i rapporti di amicizia che sono nati e si sono fortificati in seguito.
Don Nicola era amato e apprezzato da tutti per la sua semplicità e per la sua trasparenza; Tutti lo avrebbero voluto come compagno di gruppo.
Ricordo le belle serate trascorse a casa sua a Roma, quando con alcuni seminaristi ci riunivamo per trascorrere un momento insieme alla sua famiglia numerosa, in compagnia di un pianoforte e di una chitarra a cantare di tutto, dai canti di don Marco Frisina alla musica leggera di quegli anni. E lui sempre sorridente e divertito.
Poi l'Ordinazione Sacerdotale e per fortuna o provvidenza siamo stati assegnati a due grandi parrocchie Romane quasi confinanti tra di loro, io al Prenestino e lui a Centocelle.
Abbiamo continuato sempre a vederci, a sentirci, a consigliarci circa le attività pastorali che via via cercavamo di animare e soprattutto di riempire di contenuti importanti. Eravamo giovani preti e quindi ci trovavamo benissimo con i giovani e con i ragazzi, ma Don Nicola aveva una marcia in più, secondo me era la sua dolcezza che affascinava chiunque gli si avvicinasse....
Era un Sacerdote che faceva della preghiera il punto di forza del suo impegno pastorale... Io ho avuto la fortuna di confessarmi con lui più volte e ho sempre sperimentato l'accoglienza, l'umiltà e il grande desiderio di donare il perdono...
Poi è arrivata la malattia... era il  mese di  Febbraio del 1990 quando lui mi telefonò invitandomi ad una giornata in montagna fortemente voluta da sua madre che lo vedeva particolarmente stanco. Io non andai, e proprio quel giorno iniziò per Nicola la salita verso il Calvario... si sentì male, e credo il giorno seguente andò in ospedale per un controllo, e praticamente da allora non è più uscito se non per brevi periodi a casa, dalla sua famiglia.
In quei difficilissimi mesi, ogni giorno sono stato con lui, sia in ospedale, quando era ricoverato, che a casa durante la convalescenza.
Il momento più bello della giornata era il tardo pomeriggio quando a casa sua celebravamo ogni giorno la Messa e lui diceva sempre delle cose bellissime, piene di serenità, di speranza, e sempre tanti progetti...
Sapeva, sapevamo della gravità della sua malattia, ed era lui a dare speranza a noi.
Poi a fine Luglio io sono partito per un campo scuola con i bambini della mia Parrocchia, don Nicola peggiorava, avevo paura di non vederlo più, ma lui mi ha aspettato. Sono rientrato il 1 Agosto, sono andato subito da lui  per salutarlo, e il giorno dopo è andato via.
Sono passati più di 20 anni da allora, sono successe tante cose nella mia vita, ma don Nicola è stato sempre con me... Per diversi anni, con la famiglia ci siamo riuniti al Verano il 2 Agosto per celebrare la Messa sulla sua tomba, e quando questo non era possibile per motivi di attività pastorale, sempre ho celebrato per lui e sempre con la mamma o i fratelli ci siamo sentiti per un saluto.

Nicola mi ha accompagnato sempre anche nei momenti difficili della mia vita sacerdotale e ha continuato a guardarmi con quel sorriso appena accennato che lo caratterizzava sempre… ed anche  adesso mentre scrivo queste poche righe lo vedo che mi sorride.




“ANDRÒ A VEDERLA UN DÌ...”

È il canto che Elisa Testoni ripeteva con trasporto. Un’anima, la cara Elisa, totalmente dedicata a Cristo e alla Chiesa.
Nella sua prima giovinezza si formò alla vita di fede nella parrocchia di San Flaviano, sotto la guida saggia di don Alberto Di Pietro. In seguito si trasferì con i suoi genitori e la sorella Gianna nella nostra parrocchia, dove ha profuso tutte le sue energie spirituali e fisiche nell'apostolato catechistico, nel servizio e nella cura della liturgia con premuroso e costante impegno per il decoro del luogo sacro, quotidianamente presente nelle celebrazioni liturgiche feriali e festive. Maternamente accogliente e servizievole verso i sacerdoti locali e di altre comunità che venivano a celebrare nella nostra chiesa. Era una presenza provvidenziale e ricercata dai fedeli.
Una grave e dolorosa malattia la costrinse a mettersi da parte, ma anche dalla casa continuava a seguire la vita della comunità parrocchiale con la preghiera e con amorevoli suggerimenti. Era felice quando le portavo la Santa Comunione e volle ricevere il Sacramento dell'Unzione degli infermi con la dovuta preparazione e con la presenza di amiche particolarmente affezionate. Offriva le sue sofferenze per le vocazioni sacerdotali e per la santificazione dei sacerdoti.
Il 10 settembre 2013 il Signore la portò con sé tra le braccia di Maria Santissima, compiendo il suo desiderio: “Andrò a vederla un dì – le andrò vicino al trono – ad ottenere in dono – un serto di splendor”.
Il suo testamento è stato l'ultimo gesto della sua affezione alla nostra parrocchia, disponendo una generosa offerta che ha permesso di dotare di nuovo, efficiente ed artistico arredo la sacrestia della chiesa parrocchiale di S. Pietro Apostolo, secondo un suo desiderio ripetutamente espresso.

Pensando a questa figura di cristiana forte e fedele, possiamo dire con le parole di una colletta della S. Messa che “nel buio delle vicende umane il Signore ci dona i segni della sua presenza”.




SERGIO PALAZZI

Ciao  Scoiattolo Rosicante!!!


Il 21 novembre dello scorso anno abbiamo celebrato, accompagnati da una moltitudine di amici, conoscenti e fratelli scout, le esequie di Sergio Palazzi (Scoiattolo Rosicante era il suo “Totem”, un nome di caccia che è tradizione ricevere durante la vita scout), che tutti noi riconosciamo come  il “padre” del nostro gruppo scout di Giulianova .
Sergio era fiero della sua promessa da Lupetto fatta nel 1946 nel gruppo Fermo 1, della sua partecipazione da Capo Squadriglia al Campo Nazionale Esploratori in Val Fondillo nel 1954, delle sue imprese e dei suoi servizi a Lourdes da Rover e dei passi compiuti come giovane capo nei primi anni 60 (tra i primi ricordi che abbiamo rinvenuto tra le sue cose, in quelle che teneva più vicine a se, il quaderno del campo di formazione capi a Bracciano del 1961, zeppo di appunti metodologici, giochi, e firme di fratelli scout che con lui avevano condiviso quella esperienza).
Trasferitosi a Giulianova per lavoro con la famiglia, ha prima collaborato nel gruppo scout Asci e poi nel 1985, insieme diversi amici con cui aveva condiviso l'esperienza dei Cursillos di Cristianità (un bellissimo gruppo di uomini e donne che tuttora continuano a vivere in svariati modi un servizio sia in supporto al nostro gruppo che in parrocchia: Tonino, Laura, Anna, Franco M., Franco L., …), rifondato il gruppo Agesci, rimettendosi a 50 anni lo zaino in spalla per i campi di formazione e per il prezioso servizio con gli scout di tutte le età, dai lupetti ai rover.
Dopo aver portato “il Cristo”, come lui amava dire, a tantissimi ragazzi, negli ultimi anni è stato chiamato dal nostro parroco a servire la Chiesa come Ministro Straordinario della Comunione, continuando a portare il Cristo ogni domenica agli ammalati.
Anche in questi ultimi anni Sergio non ha cessato di starci affianco e a sentire come sua la “famiglia scout” giuliese: la preghiera incessante per i ragazzi del gruppo, una vicinanza a ciascuno, interessandosi, chiedendo, continuando a passare distrattamente intorno ai nostri cerchi togliendo le mani dalle tasche a chiunque si stesse “rilassando” un po'.
Chiunque lo abbia conosciuto avrà sperimentato il suo sorriso, la sua vigorosissima stretta di mano o un suo abbraccio: segni di una attenzione estrema a ciascuno, di un amore per ogni suo compagno di strada, in particolare fratello scout, segni questi di un incondizionato amore per Dio e per la Chiesa.
Chi lo ha conosciuto ci aiuti a ricordarlo nella preghiera, chi non lo ha conosciuto, soprattutto i più giovani, sappia che quando si dice che “una volta scout si è scout per sempre”, non è retorica, né una emozionante frase ad effetto, ma che ci sono uomini e donne che davvero, nella loro quotidiana testimonianza di servizio e di fede, incarnano in maniera esemplare quella che è una vocazione al servizio autentica, che è scelta umana profonda, che è, sempre, Grazia di Dio.

Tra gli appunti e riflessioni spirituali che Sergio conservava, risalenti soprattutto agli anni dell'università a Milano, vi sono diverse preghiere scritte da lui. Ci piace in occasione della nostra festa condividerne una rivolta alla Madre di Dio:

Aiutaci Maria, a camminare 
giorno dopo giorno verso Gesù
con cuore semplice ed umile,
non cercando noi se stessi, 
ma il compimento della volontà del Padre. 
Che in ogni nostro pensare,
agire possiamo essere
testimoni di Cristo, senza vergogna 
o falsi rispetti umani,
cercando sempre di piacere
a Dio piuttosto che agli uomini.
                                         Giugno 1963


venerdì 25 luglio 2014

MOVIMENTI

“ FATE CHE IO VEDA LE COSE QUALI SONO…CHE NIENTE MI ABBAGLI…”
Teresa di Lisieux

…a Courmayeur…..5-12 luglio 2014….con gli amici del Circolino Parsifal


“… Penso che questa vacanza sia stata come un bel dolce, la cui ricetta prevede di conciliare momenti di riflessione e di preghiera a giochi, escursioni e svago. Ho molto apprezzato l'incontro con Don Vincent che ci ha insegnato a guardare al “Grande”, a capire ciò che desideriamo. Penso che la sua figura abbia colpito tutti positivamente, tanto che un adulto lo ha definito ”un uomo” profondamente innamorato di Cristo”
Tommaso Cappelletti

“… Ciò che sto vedendo è ciò che desidero?” Questa è stata la domanda della vacanza. Sono stata felice di vedere i ragazzi più piccoli contenti di questa amicizia…Dio, approfondendo questo legame unico e speciale , diventerà sempre più concreto andando avanti negli anni.
Elena Di Nicola

“… Non dobbiamo avere paura del “Grande”. In questa vacanza ho capito l'importanza delle domande di senso per la mia vita e ho visto cose straordinarie”.
Francesca Conforti
“…Durante le escursioni sono rimasta colpita dalla bellezza dei paesaggi e sono stata invasa da un grande stupore. Le parole di Padre Vincent mi hanno incuriosito e mi hanno fatto riflettere sul desiderio del mio cuore: aprire gli occhi sulla verità dell'esistenza. Per me, quello che è accaduto durante la vacanza, è stato molto importante e desidero continuare”
Sara Palandrani

“… Sono felicissima di aver deciso di partecipare a questa bellissima esperienza. Sto iniziando a comprendere me stessa e ciò di cui il mio cuore ha bisogno. Quello che ci abbaglia non ci basta. Spero di continuare questa amicizia.”
Ilaria Di Pietrantonio

“… In questa vacanza ho visto tante persone cambiate, evitando il superfluo. Ho capito che in ogni cosa c'è dello straordinario, anche nel più piccolo filo d'erba di un'immensa prateria. Insieme riusciamo a guardare oltre e a non lasciarci abbagliare. Quello che ho vissuto mi aiuta a capire il senso di tutto ed è quello che voglio”.

Sara Favitta




“NOI DELL' AC”

“Dobbiamo vivere il Vangelo, non fare le statue da museo”: é questa la frase che papa Francesco ha rivolto a noi giovani dell'Azione Cattolica. Come metterla in pratica? Il Santo Padre ci ha fornito, nel discorso rivolto all' AC il 3 maggio, tre verbi da cui prendere spunto: “rimanere, andare, gioire”. Nel primo caso  intende di rimanere con Gesù. Nel secondo Francesco spiega che dobbiamo andare e far uscire Gesù e portarlo fino alle periferie materiali e spirituali. La terza e ultima azione, gioire, vuol dire esultare nel Signore, perché non siamo soli: con noi c'è Lui, i Vescovi , i Sacerdoti e le comunità parrocchiali. Questi tre verbi si possono definire lo specchio del percorso svolto nel nostro gruppo, infatti, siamo rimasti amici di Cristo, siamo andati e abbiamo riportato alcuni fratelli e, dopo un bellissimo percorso abbiamo gioito e abbiamo capito davvero che non siamo e non saremo mai soli!
In questo anno di AC abbiamo trattato un tema che può sembrare molto semplice ma che in realtà ci ha messo a dura prova: la testimonianza. Testimoniare significa portare il messaggio di Gesù fino ai 'crocicchi' delle strade; non vergognarsi di essere 'luce' agli occhi degli altri.
A seconda della fascia d'età, il tema viene affrontato in maniera diversa: ai più piccoli vengono proposti giochi e attività di stampo ludico, per farli divertire e allo stesso tempo riflettere; con il crescere dell'età, mutano le modalità di cui si servono gli educatori per far riflettere i ragazzi. Nel nostro gruppo Giovanissimi/Giovani lo slogan di questo anno è “quelli che troverete chiamateli”. Ad ogni incontro salivamo un nuovo gradino, sempre più intenso, ma grazie all'impegno dei nostri educatori (Marco e Manuela) gli incontri sono risultati semplici, divertenti e soprattutto entusiasmanti, perché proprio come ha detto papa Francesco nell'incontro in Molise, ENTUSIASMO vuol dire 'avere qualcosa di Dio dentro' ed è l'amicizia con Lui il tassello fondamentale del nostro cammino!
Lo scorso 5 luglio, infatti, siamo andati all'incontro con il Papa e i giovani di Abruzzo e Molise a Castelpetroso (provincia di Isernia): il Pontefice è stato come al solito, chiaro e diretto.. “…E non dimenticatevi: “camminare la vita”, mai “girare la vita!”. Il discorso ci ha colpiti dritti al cuore, il coraggio di 'camminare', la speranza di andare sempre incontro alla vita, superando gli ostacoli..perchè la vita è fatta anche di quelli, grandi e piccoli, di quelli che sembrano insormontabili ma basterebbe essere più coraggiosi e guardare sempre oltre, perché Gesù non ci abbandona.

Infine possiamo dire che l' Azione Cattolica ci ha sempre guidati da quando eravamo bambini, e ci ha fatti rimanere amici di Gesù.




RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO 
GRUPPO “GESÙ RISORTO”

Convertitevi! Credete! Ricevete lo Spirito Santo. (Att.2 38-40)
“Per una chiesa in uscita missionaria (Papa Francesco)

Inizia così con questo tema la 37a Convocazione del Rinnovamento nello Spirito Santo con la speciale presenza di Papa Francesco che per la prima volta prende parte pubblicamente ad un programma del Rinnovamento nello Spirito allo Stadio Olimpico di Roma alla presenza di cinquantaduemila persone. Ad accogliere il Papa è stato “un popolo” (Il rinnovamento) che vive dentro “Il popolo di Dio” (la Chiesa che cammina nella storia).
Una convocazione che uscendo allo scoperto vuole portare a tutti; diviene dono per tutti a partire da quanti si riconoscono nell'esperienza generante dell'effusione dello Spirito Santo.
Abbiamo vissuto un Cenacolo a cielo aperto dove la preghiera personale e comunitaria, di adorazione, di intercessione e lode ha unito i cuori di cinquantaduemila persone; proprio come tanti tasselli di un mosaico l'uno vicino all'altro; diversi nella forma e nel colore ma uniti per cooperare al disegno di Dio. Quindi una Chiesa in uscita sempre alla ricerca dell'unità e della comunione nel rispetto della diversità di carismi e di  doni di ciascuno e non solo all'interno del movimento ma anche all'esterno.
Ricercare quella santa ubriachezza dello Spirito che ci fa parlare tutte le lingue, le lingue della carità e il Papa  ci è stato di esempio come un padre dà testimonianza ai suoi figli nel momento in cui si è inginocchiato per ricevere la preghiera di benedizione del Signore da parte dei cinquantaduemila presenti nello Stadio. Inginocchiarsi piegare le ginocchia davanti alla Signoria di Cristo è proclamarlo Signore della nostra vita.
Con la gioia nel cuore e intonando il canto “ El vive, Jesus es el Senior” il santo Padre ci ha ringraziato perché si è sentito a casa, visto che in Argentina prima di diventare Vescovo di Roma fu referente Episcopale del Rinnovamento.
L'esperienza di Roma ci ha fortificati nella consapevolezza di far conoscere e amare questo grande sconosciuto “Lo Spirito Santo” che ci invita ad essere testimoni credibili in ogni ambito della nostra vita.
Abbiamo percepito di essere parte di un unico corpo lo stare accanto a persone mai conosciute e sentirsi fratelli, pregare gli uni sugli altri è stato un bagno di amore, perché in ogni abbraccio e in ogni sguardo c'era Gesù vivo e presente.
Fortificati nella fede il sentirsi amati e accettati cosi come si è, è straordinario
Insieme sotto lo stesso cielo, questo cenacolo a cielo aperto: “Cenacolo” per pregare e lodare Gesù per le sue meraviglie, a “cielo aperto” per uscire ad annunciare al mondo che Cristo è vivo e risorto”.
Come gruppo del Rinnovamento siamo presenti a Giulianova Paese ogni lunedì alle ore 21,00 presso la Chiesa di Sant'Antonio.
L'incontro di preghiera si svolge tra canti di gioia, preghiere di lode, di ringraziamento, di intercessione, ascolto e meditazione della Parola di Dio; in un clima di fraternità pasquale e segue a grande linee lo stile delle prime comunità cristiane descritte nelle lettere Paoline (Corinzi I 14,26 – Efesini 5 18,20)
               

                                                                    Alleluia 
                                                          “Gesù è il Signore”

LA CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO IN GIULIANOVA LIDO NEL QUARANTENNALE DELLA SUA CONSACRAZIONE (1974-2014)

Proposito di costruire una nuova chiesa in Giulianova Lido

Negli anni trenta del secolo scorso, la constatazione che la chiesa della Natività di M.V., costruita sul finire del XIX secolo per soddisfarei bisogni spirituali  dell'allora Borgata Marina, non riesce più a contenere i fedeli – non solo nelle domeniche d'estate, quando oltre ai residenti ci sono anche i turisti, e durante i solenni festeggiamenti della Madonna del Portosalvo,  quando arrivano persone anche dal centro storico e dintorni, ma neppure quando si praticano le ordinarie cerimonie religiose pertinenti i cicli della vita (battesimi, comunioni, cresima, sposalizi, funerali) – induce don Raffaele Baldassari, parroco della “Natività di Maria Vergine” in Giulianova Lido dal primo novembre 1934 al 12 gennaio 1960, a  pensare alla costruzione di una chiesa più capiente ed efficiente.
Nel 1937, dopo aver chiesto e ottenuto il consenso e il sostegno dei parrocchiani, incarica l'ingegnere Iannetti di redigere il progetto della nuova chiesa. Progetto che però non trova attuazione sia per l'inesistenza del suolo su cui edificarla sia per la mancanza dei fondi necessari per erigerla, sia per l'entrata in guerra dell'Italia (10 giugno 1940).
Nel 1951, una quindicina d'anni dopo, don Raffaele sprona i parrocchiani a costituire un Comitato che si incarichi di cercare l'area edificabile e i fondi necessari per la costruzione della nuova Chiesa.
Su incarico di tale Comitato, l'ingegnere Antonio Galiffa redige un  progetto di massima che, dopo aver ottenuto il parere favorevole della Commissione tecnica, viene inviato al Vescovo, il quale, dopo aver dato il suo benestare, autorizza don Raffaele  ad andare avanti con le pratiche richieste per la costruzione della nuova Chiesa e a redigere il compromesso per l'acquisto del terreno.
Nel 1953, individuata la zona dove costruire la nuova Chiesa e fidando nel contributo statale a fondo perduto previsto dalla Legge 18.02.1952, n.2522 per la costruzione del rustico, viene approntato e presentato un progetto che, però, non viene né approvato dalla Commissione Pontificia di Arte Sacra né ammesso ai benefici della suddetta legge. Legge di cui, nel 1955, beneficerà la parrocchia di Roseto che già dispone dell'area su cui edificare quella che è oggi la Chiesa del Sacro Cuore.
Nel 1956, dopo aver ottenuto uno stanziamento di nove milioni per la costruzione della casa canonica, don Raffaele presenta un nuovo progetto che, “per insufficienza architettonica e funzionale”, viene respinto, dalla Commissione Pontificia di Arte Sacra.
Intanto, si arriva all'8 novembre 1958, quando, scaduti i termini di presentazione del progetto e non standoci neppure l'aera, i 9 milioni destinati a Giulianova Lido vengono devoluti alla costruzione della Chiesa di Rocche di Civitella del Tronto.
Rassegnato a non poter essere più lui a costruire la nuova chiesa, perché avanti negli anni e malandato in salute,  don Raffaele rimane parroco della “Natività di M. V.” fino al 12 gennaio 1960, quando ritorna nella natia Montelupone, in provincia di Macerata.
Progettazione e costruzione
A don Raffaele succede il 27enne don Ennio Lucantoni, che, con entusiasmo e determinazione, riprende e affronta il problema della costruzione della nuova chiesa e degli annessi locali parrocchiali. Opera che, sia per ragioni economiche sia per difficoltà burocratiche e tecniche, richiede anni di lavoro, di abnegazione,  di impegno e che, cronologicamente e strutturalmente, viene realizzata come segue.
Nel 1963, coadiuvato da un apposito Comitato e sostenuto dai fedeli e dagli organi diocesani, don Ennio rinnova la richiesta di finanziamento per la costruzione di un complesso parrocchiale idoneo a soddisfare convenientemente le esigenze spirituali della sempre più numerosa popolazione del Lido.
Nel 1964, ottenuta l'assegnazione di un mutuo di 100 milioni da parte del Ministero dei Lavori Pubblici e mettendosi al di sopra dei cosiddetti nordisti e dei suddisti, don Ennio prima acquista il terreno dal notaio Mario Franchi di Teramo poi organizza la cerimonia della “posa della prima pietra”.
Cerimonia svoltasi nel pomeriggio del 16 agosto 1964, compartecipata da parecchie autorità, numerosi parrocchiani,  tanti parroci (tra cui l'anziano don Raffaele Baldassarri), presieduta da S. Ecc. Mons. Stanislao Amilcare Battistelli (vescovo diocesi Teramo-Atri dal 1952 al 1967).
Nel 1965 don Ennio chiede e ottiene  dalla Pontificia Commissione Centrale d'Arte Sacra l'approvazione di un progetto di massima redatto dall'architetto romano Alfredo Scalpelli, ideatore della singolare struttura architettonica a forma di nave, e dall'ing. Sigismondo Montani di Teramo.
Nel 1966 la prematura morte dell'architetto Scalpelli  rallenta la progettazione definitiva dell'opera, che, con successo ma non senza difficoltà, viene poi portata a termine dall'architetto Enrico Grassi, già cofirmatario del progetto di massima.
Nel 1969, compiuto il lungo iter burocratico per ottenere le prescritte approvazioni degli Enti civili e religiosi preposti, l'impresa edile  “Cesare Albani”, vincitrice della gara d'appalto, dà finalmente inizio ai lavori.
Celebrazione della prima messa
Il 21 aprile 1973 vi si celebra la prima Messa in occasione della prima Comunione di un gruppo di ragazzi. Però nel salone e non nella chiesa, non ancora ultimata a causa delle varie battute d'arresto dovute a difficoltà non solo tecniche, ma anche economiche.
Solenne inaugurazione e intitolazione a S. Pietro apostolo
Il 29 giugno 1974, con una memorabile cerimonia, la nuova chiesa, secondo la scelta operata dieci anni prima da Mons. Stanislao Amilcare Battistelli all'atto della posa della prima pietra, viene intitolata a S. Pietro Apostolo.
Al solenne rito della dedicazione – compiuto da S. Ecc. Mons. Abele Conigli, Vescovo di Teramo e Atri – sono presenti tantissimi fedeli, nu­merosi sacerdoti, diverse autorità regionali, provinciali e comunali, l'ing. Ruggiero Di Giam­battista (direttore dei lavori), tante persone che, a diverso titolo e in diversi modi, hanno contribuito alla realizzazione dell'opera.
Mancano, perché deceduti nel corso della costruzione, don Raffaele Baldassarri e l'ingegnere Sigismondo Montani.
Alcuni asterischi
*L'ampia gradinata esterna in travertino è stata progettatta e curata nelle rifiniture dal compianto geometra Filippo Nino Di Ilio, progettista e sovrintendente anche della pavimentazione dell'antistante Piazza Giovanni XXIII.
*L'interno della chiesa, curato dal geometra varesino Giovanni Meschini, esperto arreda­tore dalla spiccata sensibilità religiosa, consente una visibilità del presbiterio da qualsiasi punto si trovi il fedele e può accogliere 300 fedeli seduti e più di 800 in piedi
*Il Crocifisso ligneo che domina il presbiterio è stato i­deato e realizzato dall'artista lombardo Renzo Vannetti.
*Il  presbiterio, rialzato di 20 centimetri rispetto al piano della chiesa, ha: al centro, l'altare maggiore; sulla destra,  il Tabernacolo; verso sinistra, l'ambone, il fonte battesimale, una statua di Madonna con Bambino.
*Sull'altare maggiore, costituito da una massiccia tavola di legno sostenuta da due basamenti di pietra serena bucciardata, si trova incastonata la pietra sacra contenente: le reliquie dei santi martiri Flavia­no, Faustino, Simplicio, Felice e Beatrice; una reliquia della croce di San Pietro Apostolo; una pergamena con la seguente dicitura: «MCMLXXIV ‑ DIE 29 MENSIS IUNII ‑ EGO ABEL CONIGLI EPISCOPUS APRUTINUS CONSECRAVI ECCLESIAM ET ALTARE HOC IN HONOREM S.CTI PETRI APOSTOLI ET RELIQUIAS SS. MARTYRUM FLAVIANI, FAUSTINI, SIMPLICII, FELICIS, BEATRICIS ET CRUCIS S.CTI PETRI APOSTOLI IN EO INCLUSI».
[(Anno) 1974 – giorno 29 giugno – Io Abele Conigli, vescovo aprutino, consacrai la chiesa e questo altare in onore di S. Pietro apostolo. Vi inclusi le reliquie dei santi martiri Flaviano, Faustino, Simplicio, Felice, Beatrice e della croce di S. Pietro apostolo].

Principali eventi memorabili dalla posa della prima pietra al quarantennio della consacrazione
·La posa della prima pietra                                16 agosto 1964
·La celebrazione della prima Messa (nel salone parrocchiale)        21 aprile 1973
·La solenne consacrazione e intitolazione a San Pietro Apostolo        29 giugno 1974
·La venuta della sacra icona originale della Madonna di Loreto                14-15  maggio 1984
·La sistemazione dell'area presbiterale e del nuovo Tabernacoloanno        1993
·L'inaugurazione di "Piazza Giovanni XXIII"        21 marzo 1999
·La venuta della sacra statua originale della Madonna dello Splendore        26 maggio 2000
·L'ordinazione sacerdotale di don Franco Marcone        6 luglio 2001
·L'ordinazione sacerdotale del peruviano don Victor Zevallos Sifluentes        5 gennaio 2006
·Il 50° di Sacerdozio del parroco don Ennio Lucantoni        1° luglio 2006
·La collocazione sulla parete nord dell'altorilievo ligneo "La pesca miracolosa"8 dicembre 2004
·Le visite pastorali di:
- S. Ecc. mons. Abele Conigli: 07-14 marzo 1976  → 11-18 nov. 1984
- S. Ecc. mons. Antonio Nuzzi 22/02 – 01/03/1998
- S. Ecc. mons. Michele Seccia         27- 02 / 05-03-2011
·La messa esequiale in suffragio di don Franco Marcone sacerdote 26  marzo   2011
·La solenne concelebrazione per il quarantennio della consacrazione, presieduta da S. Ecc. mons. Michele Seccia, vescovo Teramo-Atri 29 giugno 2014