giovedì 25 luglio 2019

NOTIZIE DAL MARE


OPERAZIONE FONDALI PULITI
di Domenico Foglia


Dalle gomme agli stivali, dai vecchi televisori alle sonde meteorologiche; perfino cartelli stradali e asciugacapelli: quanti  rifiuti vengono buttati ogni giorno nel mare? Si calcola addirittura  un camion zeppo di spazzatura al minuto, ossia otto milioni di tonnellate all'anno, al punto che nel 2050 gli oceani potrebbero contenere più bottiglie di plastica che pesci. Ed è una prospettiva a cui non sfugge il nostro Adriatico. Tutto il Mediterraneo è sotto la morsa di scarichi e abbandoni non autorizzati, che inevitabilmente finiscono per  incidere su qualità e quantità del pescato.  Sono solo apparentemente  "rifiuti marini" perché in realtà provengono da "terra" , da discariche abusive o pratiche di smaltimento scorrette. E a farne le spese sono, purtroppo, proprio marinai e pescatori che con il prodotto del mare vivono e crescono, assicurando il futuro per loro e le proprie famiglie.
E gli addetti ai lavori hanno compreso da tempo l'importanza di tenere i  fondali puliti e si moltiplicano perciò varie proposte in materia di anti-inquinamento. Spesso hanno nomi esotici ma dalla "missione"  comprensibilissima: ossia quella di contribuire alla pulizia ambientale, in questo caso marittima.
L'iniziativa principale si chiama Clea Sea Life, un progetto co-finanziato dall'Unione Europea che coinvolge amministratori, pescatori, volontari, circoli ed operatori turistici. Dalle nostre parti ha già fatto tappa,  tra l'altro, a Rimini, Senigallia e san Benedetto del Tronto, raccogliendo e portando a terra oltre 1100 chilogrammi di rifiuti. Decisivo è stato il contributo del naviglio locale. Ogni imbarcazione aveva il suo cesto pieno di pattume riportato a riva dove è stato pesato e classificato prima di essere smaltito secondo la normativa vigente, con successiva relazione trasmessa alla Comunità Europea.
Un altro progetto che vale la pena di segnalare è poi il Fishing for Litter, nato in Scozia nel 2005 , anche qui con il contributo dei pescatori. Coloro che vi partecipano separano i rifiuti che rimangono accidentalmente intrappolati nelle reti, stoccandoli poi a terra in appositi contenitori. Sono oltre 120 i pescherecci italiani sloveni, croati, montenegrini e greci che in questo periodo hanno  salvato il mare Adriatico da oltre 122 tonnellate di plastica e rifiuti vari.
E, a proposito di finanziamenti, la categoria sta per dotarsi di un nuovo meccanismo creditizio che andrà a sostituire il FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) dal 2021. Tale strumento avrà il compito di sostenere i pescatori nella transizione verso una pesca sostenibile, di aiutare le comunità costiere a diversificare le loro economie, di finanziare i progetti che creano nuovi posti di lavoro e migliorano la qualità della vita nelle regioni costiere nonché di agevolare in generale l'accesso ai finanziamenti. Per accedere ai fondi, gli interessati dovranno  verificare con l'autorità nazionale l'ammissibiltà del progetto e seguire le procedure richieste.
Buone notizie anche sul campo delle demolizioni, uno strumento che rappresenta per  la categoria, a prescindere dall'effettivo accesso, una vera garanzia patrimoniale. Il nuovo fondo reintroduce l'arresto definitivo e il sistema di incentivo alle demolizioni probabilmente partirà già dal prossimo mese di ottobre.
Molti restano tuttavia  i problemi irrisolti che riguardano l'intera categoria. I nostri pescatori dell'Adriatico lamentano ad esempio da tempo la diversità di trattamento tra la sponda italiana e quella croata. Perché solo all'estero si può pescare sette giorni alla settimana? È evidente che la nostra economia basata sulla commercializzazione dei prodotti ittici risenta pesantemente di questo tipo di concorrenza sleale.
Il settore della pesca è poi l'unico senza cassa integrazione ed anche il sistema sanzionatorio è molto sproporzionato ed eccessivamente punitivo al punto che a volte rischia di far saltare i contributi per il fermo biologico.
Così come  andrà rivisto il sistema dei prezzi che fa sì che l'importazione di prodotti di acquicoltura provenienti da Grecia e Turchia abbia un costo più basso rispetto al pesce catturato in Adriatico.
Giulianova, unico porto della provincia teramana ed uno dei quattro porti pescherecci abruzzesi, aspetta queste ed altre risposte per il suo naviglio composto da 233 imprese di pesca distribuite in 73 vongolare, 30 di pesca a strascico, 5 di pesca di piccoli pelagici e 125 di piccola pesca. Un settore che garantisce alla nostra città lavoro a circa 3000 addetti, tra diretto e indotto: una vera e propria ricchezza per l'intera comunità che va mantenuta e salvaguardata.

Nessun commento:

Posta un commento