giovedì 25 luglio 2019

“IN LUMINE STELLÆ”:


NELLA LUCE DI CRISTO VOGLIO CHE SIA TUTTA LA MIA VITA.
 di Stefania Quarta




Una storia di amicizia quella che voglio raccontarvi in questo articolo. Eliana ed io ci conosciamo da più di trent’anni grazie ad un percorso spirituale intrapreso tanti anni fa. Lei è una persona speciale, discreta e vera. Ho conosciuto la sua famiglia: il maestro Marcone, amante della storia, la dolcissima mamma Annamaria sempre sorridente e accogliente e il piccolo Franco che nel 2011, dopo una breve malattia è scomparso. Ho ben impressa nella mia mente preziosi ricordi: i suoi tavolini improvvisati ad altari, la sua risata dolce e illuminante e il suo umorismo compassato. Non mi stupì quando nel 2001 prese gli ordini e rimasi colpita dalla sua dedizione totale verso i parrocchiani, in particolare quelli di Abete Mozzo a cui lui era particolarmente legato ed affezionato. Magnifico il rapporto con i suoi studenti che lo ammiravano, per non parlare del suo sorprendente  interesse per lo studio. Amore tangibile, agape puro. Da piccolo amava giocare e trascorrere il tempo spensierato della fanciullezza in compagnia di nonna Lidia, in una casa che si trova vicina alla sua abitazione. Ecco, proprio quella casa dei nonni materni è stata donata dalla madre nel 2016 alla diocesi di Teramo-Atri ponendo la condizione che l’abitazione potesse diventare luogo di accoglienza per i poveri, in risposta ai continui appelli del Papa ad ospitare affamati, indigenti e stranieri.
Il 7 luglio scorso, con grande felicità da parte dei familiari, si è inaugurata la casa diocesana “In lumine Stellæ” divenuta sede del centro di accoglienza “Dono di Maria” che da tempo si occupa dei bisognosi. La stanza principale è dedicata alla memoria di don Franco: alcune fotografie descrivono la sua vita e all’interno di due espositori, sono contenuti oggetti che tratteggiano il suo cammino spirituale; frontalmente all’ingresso campeggia la scritta IN LUMINE STELLÆ al di sopra di una mensola adibita a piccolo altare. La cura della stanza, come di tutto il progetto di ristrutturazione, è stato affidato allo studio di architettura Tarea – Calvarese. Intervenuto all’inaugurazione l’Arch. Emidio Calvarese così spiega le motivazioni del loro operato: “Quando mi è stato affidato questo incarico ho pensato alla grande amicizia che mi legava a Franco e ai progetti che, insieme, volevamo realizzare; ciò che lo contraddistingueva era la passione per gli studi e la sua forza religiosa e così ho concepito la stanza come luogo di preghiera e di studio. Non volevo fosse considerato un sacrario, ma una casa aperta  a tutti e per tutti. Per quanto riguarda la scritta che impera al centro, su una parete essa è stata dipinta (e non applicata) a mo’ di pittura rupestre, per ricordare l’origine primigenia fatta da Don Franco che la notò  all’interno di una catacomba.” Tanta gente era presente all’inaugurazione a testimonianza del l’affetto sincero e profondo che ognuno prova per Don Franco.
La mia vita è costellata da segni tangibili della presenza di Cristo e la famiglia Marcone è un dono enorme che mi è stato fatto: il piccolo Franco è stato un grande uomo che davvero, nella luce di Cristo, ha consacrato tutta la sua vita.



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