giovedì 25 luglio 2019

BEATI VOI, POVERI, PERCHÉ VOSTRO È IL REGNO DI DIO


di don Luca Torresi

 

Nel Vangelo di Luca, Gesù prima sale sul monte e prega tutta la notte, poi chiama a sé i suoi discepoli, ne sceglie dodici – gli apostoli –, infine scende in un luogo pianeggiante e proclama le beatitudini: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”. Quello che mi colpisce di Gesù, e che l’evangelista sottolinea, è il modo con cui compie questo gesto:  alzati gli occhi verso i suoi discepoli”. Ci sono modi che ci indispongono e ci sono parole, come in questo caso, in cui le esclamazioni di Gesù, cariche di forza e speranza, ci predispongono positivamente sia perché chi parla è più in basso dei suoi ascoltatori e sia perché quelle affermazioni implicano una garanzia di intervento da parte di Dio.
“Beati voi”. Si inizia con una promessa, un’assicurazione di felicità, che mi invita a rallegrarmi per qualcosa di buono che sta accadendo. Dio entra nella mia vita, irrompe e porta una novità, un cambiamento, come nell’Annunciazione: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». Quando Dio si rivela propone ad ogni uomo l’offerta della sua gioia.
Questa felicità precede la condizione degli ascoltatori: “Beati voi, poveri”. I primi discepoli di Gesù appaiono come poveri: essi hanno abbandonato tutto, si sono allontanati dalla famiglia e dai loro affetti e non hanno più niente. Noi, “discepoli” del terzo millennio, invece, ci troviamo ad affrontare la “nuova povertà” intesa come l’impossibilità che una persona ha di poter svolgere la vita che amerebbe vivere: anziani soli con il pro di una longevità invidiabile e il contro di un sostentamento insufficiente; famiglie in crisi che necessitano di un supporto affettivo ed economico nelle fatiche della vita quotidiana; giovani alla ricerca di punti di riferimento o di una realizzazione professionale a cui viene impedito l’accesso; l’isolamento sociale che porta a farsi dipendente da qualcosa o qualcuno; le vittime di tante forme di violenza, soprusi e ingiustizie; e così via. Ognuno di questi nuovi poveri ha nel cuore un solo desiderio: poter uscire in pubblico senza vergognarsi di sé o di quello che ha.
Per questo Gesù continua dicendo “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”, per richiamare nel cuore di ognuno che non è la povertà a rendere beati i poveri, ma la situazione della povertà da loro la possibilità di implorare, desiderare, sollecitare il regno di Dio perché un povero non potrà mai trovare Dio indifferente o silenzioso dinanzi alla sua supplica. A tutti noi che ci sentiamo bisognosi, indigenti, disgraziati, sventurati, manchevoli e infelici è chiesto di supplicare con fede che regni su di noi Dio, non il denaro, né il trionfo, né il possesso, né i potenti di questo mondo.
Imitiamo i passi della nostra amata Maria. Facciamoci guidare dalle sue scelte, orientiamo la nostra vita e le nostre scelte seguendola – “Avvenga per me secondo la tua parola” – mettiamoci nelle mani di Dio riconoscendo con meraviglia e grande gioia che non è importante quello che io sono, quello che io faccio o quello che posseggo ma quello che Dio ha fatto e fa per me. Nel Magnificat, un prorompente inno di gioia, una cosa ci sorprende: Maria non accenna mai alla propria maternità – avere il privilegio di portare nel proprio grembo il Figlio di Dio – ma il suo canto è tutto concentrato sulle meraviglie che Dio compie, cambiando, capovolgendo tutte le situazioni. Recitiamo ogni giorno il nostro Magnificat, “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”, e con Maria rinnoviamo la nostra fiducia, la nostra adesione – questa è la fede – al Signore e al suo messaggio.

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