Teramo, lì 16
luglio 2019
Carissimi/e,
mi è
particolarmente gradito, in occasione della festa della Madonna del Porto,
farvi pervenire un messaggio col quale testimoniare la mia vicinanza e anche il
mio orgoglio nel constatare la forte devozione verso Maria Santissima, Madre
del nostro Signore Gesù Cristo.
La presenza di
Maria, infatti, è la porta che conduce alla vera conoscenza del Figlio e che
rende una comunità realmente erede degli apostoli, i quali hanno lasciato tutto
per seguire Colui che Giovanni Battista ci ha indicato come l’Agnello che
toglie il peccato del mondo.
La presenza di
Maria nella vita di ciascuno di noi, infatti, è un dono di grazia inestimabile
di Dio Padre: “Maria è l'eccellente
capolavoro dell'Altissimo, che se ne riservò la conoscenza e il possesso. […] Affermo
con i Santi che la divina Maria è il paradiso terrestre del nuovo Adamo, dove
questi si è incarnato per opera dello Spirito Santo per compiervi
imperscrutabili meraviglie. È il mondo di Dio, grande e divino, dove si trovano
bellezze e tesori ineffabili.” (San Luigi Maria
Grignion de Monfort, Trattato della vera
devozione a Maria, n. 5, 6, [TVDM]).
La presenza di
Maria, secondo il titolo di Madonna del Porto, mi induce ad una breve
riflessione in merito alle imperscrutabili meraviglie che Ella potrà compiere
per la vostra comunità e - per mezzo della vostra preghiera – per la Diocesi
intera.
Il porto
dell’amata città di Giulianova, mentre è fisicamente una presenza della
operosità dei suoi abitanti, è al contempo anche la metafora del luogo di
approdo che attende ogni viaggio della vita. Ciò che è importante è saper
costruire un giusto rapporto tra la meta (ossia, il porto) e il viaggio (ossia,
la vita), sapendo che ciascuno di noi è un po' come l’erede di Ulisse che,
prima di approdare ad Itaca, dovrà affrontare il mare e le sue tempeste.
In particolare,
il porto - metafora della meta, potremmo dire di una Itaca ideale – ci ricorda
che il viaggio della nostra vita non può essere affrettato con approdi
prematuri. Come Ulisse, è bene giungere alla meta attraverso una personale
esperienza di maturità. In tal caso la presenza di Maria è fondamentale,
potremmo dire che Ella è una grazia preveniente che Dio pone sul nostro
cammino: “Dio vuole che la sua santa
Madre sia conosciuta, amata e onorata ora più che mai. Ciò accadrà sicuramente
se con la grazia e la luce dello Spirito Santo, i predestinati si inoltreranno
nella pratica interiore e perfetta che manifesterò loro in seguito. Allora
vedranno chiaramente - nella misura che la fede permette - questa bella stella
del mare, e guidati da lei giungeranno in porto, malgrado le tempeste e i
pirati” (TVDM, 55).
Dunque, dobbiamo
tenere fisso lo sguardo sul porto senza dimenticarci di vivere pienamente e
secondo il cuore di Cristo il viaggio,
nel quale si intersecano fra loro la metafora del mare e della nave.
Il mare si fa
simbolo del "senza-confine" che impaurisce tutti noi che abitiamo
terre protette, intimi focolari, passioni quiete che nessuna gioia ha mai fatto
danzare, alcun dolore inabissato. La verità, tuttavia, è che Il mare conosce la
danza e l’abisso: “Le linee del mare sono
infatti, la "profondità" dell’abisso e il "senza-confine"
dell’orizzonte, due dimensioni che inquietano l’uomo del territorio incapace di
vivere senza i segni del mondo, ma non il navigante che non dice al dolore
"sparisci" e all’amore "calmati". […] In questo senso il
mare è la metafora del cuore come la terra lo è dell’anima razionale, perché a
differenza dell’anima, che da quando è nata è sempre in cerca di protezione e
di salvezza, nel cuore c’è quella voglia di terre non ancora scoperte che solo
il mare può concedere a chi non teme il "senza-confine" (U.
Galimberti).
C’è nell’uomo,
soprattutto contemporaneo, una lotta continua tra l’abisso del suo essere
creatura di Dio e l’orizzonte dei suoi sogni e dei suoi progetti, lotta che a
volte ci spinge a tirare i remi in barca e ad abbandonare il viaggio in mare.
Mi ritorna in mente, a proposito, un episodio raccontato da Plutarco nella sua Vita di Pompeo in cui Pompeo - davanti
ai soldati che durante una tempesta non volevano affrontare il mare per
trasportare a Roma il grano delle province – pronunciò le seguenti parole: “navigare necesse est, vivere non necesse
(lat. «navigare è necessario, vivere non è necessario»). Questa frase, guarda
caso, è divenuta motto delle città anseatiche, e più recentemente di altre
organizzazioni marinare. L’uomo, ogni uomo di ogni tempo, ha bisogno di
navigare continuamente nelle profondità del suo mistero, affrontando quelle
onde burrascose che nascono dalla lotta tra il suo abisso e il suo
essere-senza-confini. In tal caso Maria è maestra di vita, giacché Ella iniziò
il suo viaggio con Gesù meditando il suo cammino nel suo cuore (ossia nel suo
abisso) (cf. Lc 2,49). A tal
proposito, auguro che questi giorni di riposo possano essere l’occasione per
riscoprire il gusto e il sapore del meditare la Parola di Dio.
Per quanto
riguarda la metafora della nave, essa ha sempre accompagnato la riflessione
umana sul significato della vita. In particolare, vorrei accennare a due
questioni riconducibili alla metafora della nave: la navigazione come metafora
dell’eroico agire e come metafora della ragione umana e delle sue ricerche.
Circa l’eroico
agire, se nell’immaginario umano Ulisse è l’eroe del “navigare è necessario,
non è necessario vivere”, nella realtà storica Cristo è colui che ha incarnato
pienamente questo bisogno eroico dell’animo umano: «Sciocchi e tardi di cuore
nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse
queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» (Lc 24,24-25). E, di questa necessità Maria è stata resa
protagonista in modo speciale: «Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua
madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno
di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te
una spada trafiggerà l'anima» (Lc
34-35). C’è un legame così stretto tra il Figlio e la Madre - tra il capitano
della nave e la Madre – che: “Per mezzo della SS. Vergine Maria Gesù Cristo venne
nel mondo, ancora per mezzo di lei deve regnare nel mondo” (TVDM, 1). Maria è
colei che aiuta a navigare con coraggio nel mare della vita.
Per quanto
riguarda la metafora della ragione che ricerca nuovi lidi cui attraccare e poi
ripartire verso nuove mete, ci viene in aiuto una riflessione di Sant’Agostino:
“Fra noi e l’aldilà si frappone il burrascoso mare di questo secolo che con le
sole forze umane non si può attraversare. Dio ha preparato il legno, la croce
con cui compiere la traversata. Il mezzo è sicuro, ma tutt’altro che comodo” (Commento al Vangelo di San Giovanni,
49). Io aggiungerei anche che Dio ha preparato il mistero di Maria, stella del
mare, affinché il “burrascoso mare”
possa essere domato dal mistero di Cristo.
Carissimi
fratelli e sorelle,
nell’augurarvi
una buona festa della Madonna del Porto, vi affido alla sua materna protezione
e sicura guida e, mentre vi auguro di navigare sicuri verso porti e mari che
Dio ha preparato pe voi, vi benedico di cuore e vi auguro un fruttuoso periodo
di riposo.
+
Lorenzo Leuzzi
Vescovo
Nessun commento:
Posta un commento