giovedì 25 luglio 2013

TESTIMONI DELLA FEDE



RICORDI INCANCELLABILI DELLA VITA di DON FRANCO MARCONE

In questa festa dedichiamo la giornata di giovedì 8 agosto alla preghiera per le vocazioni sacerdotali nel ricordo del carissimo don Franco Marcone. Tenere desta la sua memoria è stata la consegna del nostro Vescovo alla nostra comunità parrocchiale. Perciò in questo opuscolo della festa, dove don Franco ci faceva dono di profili storici precisi ed edificanti di Padri della Chiesa che si erano distinti nella devozione mariana, ora sento di dover dare la mia personale testimonianza su alcuni straordinari eventi della vita di questo esemplare sacerdote.
Il 6 luglio 2001, alle ore 19, in piazza Giovanni XXIII, antistante la Chiesa parrocchiale di S. Pietro Apostolo, il Vescovo Mons. Antonio Nuzzi ordinava don Franco presbitero della Chiesa aprutina con la partecipazione di circa 70 sacerdoti concelebranti e di numerosi Diaconi e Accoliti. Un popolo numeroso, attento e commosso gremiva la piazza. Si compiva un desiderio lungamente nutrito dalla nostra comunità parrocchiale e veniva esaudita la costante preghiera elevata da molti fedeli che si alternavano per coprire le ore della notte nelle loro case chiamate “Cattedrali silenziose”. Veniva coronata anche una lunga e seria preparazione compiuta da don Franco nei 6 anni trascorsi nel Seminario Regionale di Chieti, dove si era distinto per l'equilibrio e la carità nei rapporti umani, per un lavoro educativo, sincero e costruttivo svolto in profonda sintonia con i superiori, per un impegno costante negli studi i cui risultati erano eccellenti e, soprattutto per una vita di pietà serena e convinta. Era stimato ed amato dai compagni e dagli educatori.

Il 7 luglio 2001, alle ore 19, sulla stessa piazza Giovanni XXIII, sempre gremita da un popolo festante, don Franco presiedeva la prima solenne Celebrazione Eucaristica. Noi tutti contemplavamo il suo volto pacato e luminoso, ma come vibrava il suo cuore? Solo Dio lo sa. Lo possiamo intuire rileggendo alcuni brani della “Confessio Laudis” proclamata da don Franco davanti a Gesù Sacramentato durante l'Adorazione Eucaristica nell'antivigilia della sua Ordinazione Presbiterale. Ne riporto alcuni tratti essenziali:


D’innanzi alla SS.ma Eucaristia e quindi a Gesù stesso presente in corpo, anima e divinità, desidero prima di tutto rinnovare il mio incondizionato assenso alla sua volontà, rendendomi pienamente disponibile ad agire secondo quello che, nella sua imperscrutabilità, mi proporrà. Del resto tutto è dono tuo Signore! Cosa mai io ho fatto per meritare di essere qui oggi? Niente! Cosa mai ti posso presentare di mio, che non abbia da te ricevuto? Niente! È in questa estrema indigenza altro non posso offrirti, Signore, se non le cose stesse che Tu mi hai dato. Ti prego allora di gradire come sacrificio di soave odore questa memoria della mia vita che, in maniera quasi litanica, offro a Te questa sera, nell’antivigilia della mia ordinazione presbiterale. È un ricordare non fine a se stesso, questo, ma è un memoriale, un ricordo di eventi passati che sono attuali in me perché Tu sei in me anche se spesso sono incapace di riconoscerti.
Segno vivente di tutto ciò è questa stessa chiesa parrocchiale che per me ha un significato tutto speciale, perché è seconda madre nella vita del mondo, ma prima madre nella vita divina e quasi sposa: “qui le sponsalizie fuo compiute intra lui e la fede, u’ si dotar di mutua salute” (Par XII, 61, 63), con queste parole si esprimerebbe il sommo poeta Dante per descrivere il lavacro battesimale di rigenerazione. Qui ho sperimentato per la prima e poi per tante altre volte la bontà misericordia di Dio che “ha sì gran braccia” (Pur III, 122)
Ora concedi, o buon Gesù, che sei stato figlio nella casa di Nazaret che ti esprima il riconoscimento e la gratitudine per coloro che mi hanno condotto in questa casa di preghiera, per la mia famiglia che mi ha voluto donare oltre che la vita della carne anche la vita dello spirito e che ha accettato e condiviso il donarmi a Te. Ti chiedo Signore di essere sempre vicino a ciascuno di loro, come del resto a tutti. Ma oltre alla mamma, al babbo, a Eliana, consentimi anche di ringraziarti per coloro che sono già partecipi della vita eterna, dei nonni Franco e Severino e delle due care nonne Lydia e Maria Domenica e di tutti coloro che, nella loro vita terrena, mi hanno spronato, esortato, testimoniato, e che ancora oggi sento vivi, pronti ad intercedere per me, nell’esultanza e nella gioia di questo momento. È il mio un ideale abbraccio che in te Gesù, Signore del tempo e della storia, vuole giungere a tutti i parenti delle generazioni passate.
Non posso, però, qui esimermi dal descrivere il luogo di deserto, ove tu mi hai amato, ringraziandoti per questa esperienza tutta singolare che mi hai fatto vivere con intensità, con amore, con entusiasmo: gli anni di formazione presso il Seminario Regionale di Chieti. La passione per la tua Gloria, Cristo, ha animato la mia vita seminaristica, pur tra gli alti e bassi che ogni cammino ha in sé. Ma tu non abbandoni mai chi a te si affida e mirabilmente mi hai guidato servendoti ancora una volta dei tuoi servi buoni e fedeli che sono i santi. E consentimi ora di ricordarne alcuni tra i tanti che hanno contribuito alla mia formazione spirituale, umana, intellettuale e pastorale.
Voglio iniziare da Sant’Agostino, inquieto cercatore di Dio; San Basilio Magno, maestro di vita fraterna e comunitaria; la testimonianza serena, ma ferma ed incrollabile, manifestata fino al martirio da San Flaviano; Santa Rita da Cascia la santa degli impossibili; i santi patroni della nostra Italia: Francesco d’Assisi e Caterina da Siena. Al poverello di Assisi, “la cui mirabil vita meglio in gloria del ciel si canterebbe” (Par XI), devo la vicinanza per la preparazione al diaconato e per l’esempio del ministero, egli che era diacono.
Ed eccoci giunti alla santa senese, alla mistica ignorante, alla Vergine di Fontebranda, a Caterina da Siena! Grazie Gesù per avermi posto sul cammino questa vergine sapiente con la quale tu ti sei unito in mistiche nozze; grazie per quello che, attraverso di lei, hai donato alla tua Chiesa, ai Papi che l’hanno conosciuta, ai diversi politici che hanno saputo accogliere gli indomabili inviti alla pace ed alla concordia che prorompevano dalle sue vibranti lettere, a tutti gli uomini che l’hanno accolta senza rimanere più gli stessi. “il foco à da ardere” soleva ripetere Caterina ed effettivamente la scintilla del tuo Amore ineffabile che hai posto nel suo cuore, è divampata in un incendio sconfinato che si è allargato anche a coloro che l’hanno riconosciuta come madre spirituale.
Consentimi allora di esprimerti ancora una volta le toccanti parole, frutto dell’unione mistica con te, presenti nel suo Dialogo:  Tu abisso di carità, pare che sei pazzo delle tue creature; chi ti muove a fare tanta misericordia? L’Amore! Tu sei fuoco d’amore, eterna deità, resurrezione nostra Signore! Tu sei somma dolcezza nell’amarezza nostra, splendore nelle tenebre, sapienza nella stoltezza. Oh amore ineffabile, dolcissimo Gesù, oh amoroso Verbo, eterna Deità!
L’ultimo pensiero è per Maria SS.ma: Colei che mostra la via, mi ha sempre indicato il vero splendore: Tu, Cristo Gesù! Colei che soccorre le vittime delle tempeste e dei naufragi, mi ha sempre indicato il Portosalvo, il vero porto della salvezza: Tu, Cristo Gesù!
Colei che è sollecita nel visitare la cugina Elisabetta mi ha sempre indicato chi portava nel grembo: Tu, Cristo Gesù! Colei che è chiamata Madonna delle Grazie mi ha sempre indicato la grazia più grande: Tu, Cristo Gesù!
Colei che è la Madre dell’equilibrio, mi ha sempre indicato chi è la fonte del nostro essere equilibrato: Tu, Cristo Gesù!
Colei che è Madre di tutti gli uomini mi ha sempre indicato chi è il suo vero figlio: Tu, Cristo Gesù!
Mio Signore e mio Dio non abbandonarmi mai! Amen! E che io cammini sempre sotto la tua ammirabile luce. 

A questo  momento della vita di don Franco e della nostra parrocchia, per me il più bello della mia lunga esperienza di parroco a Giulianova Lido, segue la storia del suo ministero pastorale in diocesi nelle piccole parrocchie delle montagne della Laga, specialmente Abetemozzo, dove l'amore per questo straordinario parroco è ancora vivo, dei suoi studi all'Università Lateranense a Roma, della breve parentesi di servizio pastorale a Tortoreto Lido, della sua filiale e sincera affezione ai Vescovi Mons. Nuzzi, Mons. D'Addario e, particolarmente all'attuale Mons. Michele Seccia che lo ha sempre stimato, amato e ricercato come prezioso e discreto collaboratore. Don Franco si faceva voler bene dai fedeli e dai confratelli sacerdoti per la sua mitezza e disponibilità e per la sapienza evangelica e teologica. Sentiva una particolare affezione e venerazione per i sacerdoti anziani e malati che visitava frequentemente e per i giovani suoi confratelli nutriva fiducia e apprezzamento e desiderava che fossero al centro dell'attenzione paterna del Vescovo. Incancellabile per me l'amicizia che è andata crescendo nei dieci anni della sua vita sacerdotale. Tre volte la settimana veniva a celebrare la S. Messa delle 7 nella Chiesa della Natività e quasi sempre, al termine della Messa, ci trattenevamo in edificante conversazione sulla nostra vita, sul nostro ministero: potevo ammirare la sua saggezza e, spesso, mi arricchivo dei suoi consigli.
Ora arriviamo al momento dell'esercizio eroico della virtù cristiana, il momento della glorificazione: la malattia e la morte.
Il 23 marzo 2011, alle ore 21:50, don Franco muore nella pace di Cristo. Si trova nella stanza 5 del reparto di gaestroenterologia dell’ospedale S. Maria della Misericordia a Perugia. In quel momento è presente solo la sorella Eliana perché don Franco aveva convinto la mamma a ritirarsi in albergo per riposare. Fino alle 21,15 era rimasto accanto a lui il Cappellano P. Alessandro Mantini. Quel giorno anch'io mi recai al suo capezzale, avendo saputo della sua gravità. Rimasi vicino a lui fino a verso le ore 19:00. Don Franco era pienamente cosciente. Partecipò con silenzioso raccoglimento alla preghiera della Chiesa per i moribondi; poi gli imposi la stola e lo pregai di impartire la benedizione sacerdotale su noi presenti, i suoi familiari, di allargare la benedizione alla Diocesi, al Vescovo, alle sue comunità parrocchiali..., e lui raccolse le ultime forze che gli rimanevano e con un fil di voce ma con chiarezza e profondità di espressione pronunciò la preghiera e benedisse elevando la sua scarna sacra mano. Non dimenticherò mai questo momento. Don Franco me lo aveva predetto in un precedente incontro con lui all'ospedale di Perugia, quando mi resi conto che ormai umanamente non c'era più possibilità di guarigione: mi fece cenno di avvicinarmi e mi confidò che aveva sognato don Luigi Giussani e che gli sembrava una realtà concreta e viva, pur non avendolo mai incontrato in vita, il quale gli disse: “Non avere paura, in te sarà glorificato Dio!”. La nascita al Cielo di don Franco dopo una lunga sofferenza è stata veramente la Gloria di Cristo. Nel letto della sua malattia, all'ospedale di Perugia, mi confidò che quando i dolori lancinanti erano insopportabili, pensava a Gesù quando gli conficcavano i chiodi. Tra i medici e il personale dell'ospedale ha lasciato un esempio di bontà e di fede tale che non lo dimenticano, infatti gli hanno intestato l'archivio clinico del reparto di gastroenterologia, e, giorni fa, il caposala e alcuni infermieri sono venuti a Giulianova per rendere omaggio alla sua tomba e poi si sono recati ad Abetemozzo per conoscere quella comunità tanto amata da don Franco. Tutti conosciamo il suo testamento che è stato una vera profezia sulla sua morte, la testimonianza scritta dal Cappellano P. Alessandro, il passaggio della cara salma nella chiesa Parrocchiale di Abetemozzo per un momento di preghiera e poi la veglia per tutta la notte nella chiesa di S. Pietro con l'incessante susseguirsi di fedeli. La celebrazione della Messa esequiale nella Chiesa di S. Pietro Apostolo presieduta dal nostro Vescovo, da altri tre Vescovi e da circa 170 sacerdoti, la Chiesa e la piazza antistante gremite e, in particolare, la numerosa presenza degli alunni del Liceo Aereonautico di Corropoli, i quali piangevano non solo per la perdita del loro insegnante di religione, che li sapeva interessare, ma soprattutto per la perdita di un loro grande amico e maestro di vita.

“IN LUMINE STELLAE”. Così don Franco ha voluto che fosse scritto sulla sua tomba, la quale non potrà mai impedire l'irradiazione nel mondo intero della luce di Cristo attraverso la vita e la morte di questo amabile e santo sacerdote giuliese.

Don Ennio Lucantoni










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