martedì 21 luglio 2015

PARROCCHIA LIVE


SAGRA DEL PESCE “PEPPINO LAUDADIO”

Dopo un anno di sospensione, dietro l'insistente richiesta di giuliesi e turisti, riprendiamo con rinnovato spirito e stile la SAGRA DEL PESCE in un luogo diverso dalla struttura del porto, cioè in piazza del mare, benevolmente concessa dall'Amministrazione Comunale. Avrà inizio dal martedì 4 agosto e si concluderà la serata di domenica 9 agosto.
È utile ricordare una persona che tanto ha dato, per molti anni, alla riuscita della Sagra e che ora ci guarda dal Cielo: Peppino Laudadio, a cui, già da qualche anno, abbiamo dedicato la sagra. Penso che, anche ora, possa dirci qualcosa, andando a rileggere alcuni suoi consigli:


Quello che non cambia negli anni secondo Peppino, è lo spirito che spinge tutti i volontari a partecipare attivamente, vivendo la parrocchia come una famiglia, “noi la festa religiosa la facciamo all'interno della sagra, cerchiamo di dare una testimonianza di Fede attraverso il nostro operato, vivendo questa esperienza secondo i principi giusti dell'amicizia, della cordialità e della professionalità che offriamo a tutti”.


“Ho ricevuto tanto negli anni, quello che ho dato non lo so quantificare ma so bene quanto mi hanno dato tutte le persone che ho incontrato”, confessa Peppino che ricorda quando don Ennio voleva ringraziarlo per tutto l'impegno ed il suo modo di saper trattare con le persone, “io sono contento di quello che faccio solamente perché l'anima di tutto sono questi amici che mi stanno intorno e che mi consentono di fare ogni cosa, altrimenti non sarebbe possibile nulla”.


A chi proseguirà nella organizzazione, “mantenere la tradizione ed andare avanti con pazienza.


“Bisogna coinvolgere la gente, farla partecipare facendogli scoprire il piacere di donare gratuitamente, altrimenti è tutto inutile e dalle persone viene vissuto come un sacrificio”.

di Isabella e Claudio Lo Sterzo






PERDONARE LE OFFESE RICEVUTE

La quinta opera di misericordia spirituale c'invita a perdonare le offese ricevute e, sollecitando particolarmente l' orgoglio, è la più difficile di tutte, apparentemente impossibile nella nostra società in cui l'umiltà, fondamentalmente per la capacità di perdono, è segno di debolezza.
La fragilità umana fa avvertire la fatica del perdono, ma il cristiano ha una certezza: «tutto posso in colui che mi dà la forza».1 Scriveva Sant'Agostino: «Tu però dirai: “Ma io non sono Dio, sono un peccatore”. Sia ringraziato Dio che ammetti d'aver dei peccati. Perdona dunque affinché sia perdonato a te. Tuttavia ci esorta lo stesso nostro Dio d'imitare lui»2. Infatti il perdono incondizionato è peculiarità cristiana e ha la sua sorgente in Cristo che sulla croce, rivelando in modo supremo la misericordia di Dio, chiede al padre: «perdona loro perché non sanno quello che fanno»3.
Il perdono ricevuto va anche concesso. Consegnandoci il “Padre nostro”, il Signore ci insegna a chiedere che ci siano rimessi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e aggiunge: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Il perdono cristiano non ha limiti. Alla richiesta di Pietro su quante volte bisognasse perdonare, il Signore rispose asserendo la necessità di perdonare sempre e insegnando la parabola del servo malvagio che, perdonato dal padrone, è incapace di concederlo a un servo come lui. «Dio sempre perdona, sempre. Ma chiede che io perdoni. Se io non perdono, in un certo senso chiudo la porta al perdono di Dio»4.
Il perdono è l'esito di un percorso interiore in cui si matura la capacità di donarsi agli altri, nonostante le sofferenze e il male subito, perciò non attenua la responsabilità dell'altro e non chiude gli occhi dinanzi al mare, ma lo assume come tale e lo affronta con l'amore dono della grazia, capace di rinnovare anche le relazioni ferite. Perciò non è frutto di decisioni del momento, ma di una continua crescita della capacità di perdonare offese meno gravi, piccoli screzi, perché «chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti»5.
Eloquente è la testimonianza di Carlo Castagna. L'11 dicembre 2006 perse moglie, figlia e nipote, uccisi crudelmente da due vicini di casa, ma da subito concesse il perdono, suscitando ammirazione e incredulità di tutti. L'evento, passato alla storia come “Strage di Erba”, è ricordato anche come “Il perdono di Erba”, titolo di un libro che raccoglie interviste e dichiarazioni rilasciate dal Castagna. In alcune si legge: «Mia moglie e io avevamo sempre in mente una frase scritta sulla facciata di una chiesa di un paese vicino Erba, riferita alla croce: 'Se mi accogli ti sorreggo, se mi rifiuti ti schiaccio'. Il perdono non è frutto del buonismo, né della mia bravura: è un dono che Dio ci dà perchè la vita possa ricominciare. Ogni giorno vivo la loro dipartita e la loro presenza. L'11 dicembre alle 20:05 avverto un brivido, il brivido della morte, della dipartita. Poi la vita continua con la certezza che loro mi sono sempre vicini. Quando entro nella mia stanza penso che Paola sia accanto a me, partecipi alle mie preghiere. Non c'è alternativa a questo. In qualunque situazione si possa trovare, un cristiano deve opporre alla radicalità del male la radicalità del bene; anche in una situazione tragica come la mia che mi ha sconvolto l'esistenza. Come siamo amati da Dio, così dobbiamo amare i nostri nemici. “Che meriti avresti – dice il Vangelo – se ami solo coloro che ti amano?”».
La sofferenza rende ancor più difficile il perdono. Talvolta il sofferente deve perdonare le incomprensioni, la superficialità e l'indelicatezza di chi l'assiste. Quanto è difficile il perdono in episodi di malasanità che in molti casi provocano anche la morte! Ma anche nella sofferenza possono crearsi nuove possibilità di perdono. Secondo una recente branca della psicologia, la psicologia positiva «anche il perdono (forgiveness) aiuta l'individuo a liberarsi da una situazione particolarmente stressante, a consolidare stati mentali e comportamenti più adattivi alle situazioni, a  migliorare le relazioni in cui la persona è coinvolta, rompendo la solitudine in cui il non-perdono (unforgiveness) rischia di imprigionare»6.
Concedere cristianamente il perdono è rispondere all'invito alla perfezione «Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»7, infatti è interessante che nel Vangelo di Luca la stessa richiesta sia un'esortazione alla misericordia: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso»8. È vivere e desiderare la beatitudine: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»9.

1Fil 4,13
2Sant'Agostino, Discorso 114
3Lc 23, 34
4Omelia di Papa Francesco del 10 marzo 2015
5Lc 16, 10
6Luciano Sandrin, “Perdono e riconciliazione”, ed. Camilliane, 2013
7Mt 5, 48
8Lc 6, 36
9Mt 5,7
                                                                                                                     di Don Enzo Misuriello






CANTORI DELLA STELLA

Quest'anno ho vissuto un bellissimo Natale, insieme ai Cantori della Stella. Per me è stata la prima esperienza che si è rivelata una vera missione. Sono stati due pomeriggi bellissimi, neanche il freddo è riuscito a fermarci. È stato emozionante accompagnare i bambini per le strade di Giulianova: hanno cantato, hanno pregato nelle case di persone anziane e malate commovente vedere la gioia nei loro volti!!! Che dire di una bambina che ha esclamato emozionata: "stiamo facendo una missione con i fiocchi" Questo mentre la neve cadeva imbiancando le strade. Io ho potuto constatare che il sacrificio vissuto bene, aiuta a crescere!!! Auguro ad ogni bambino che ha partecipato a questa preziosa esperienza, di brillare sempre come una stella, testimoniando quindi con gioia l'amore che Gesù ha per ognuno di noi.

                                                                                            una Catechista




CATECHESI PARROCCHIALE

“Il mondo non morirà mai di fame per la mancanza di meraviglie, quanto per la mancanza di meraviglia.” Gilbert Keith Chesterton
Se volessimo trovare una espressione per rileggere insieme l'esperienza degli incontri di catechesi che da quattro anni viviamo nella nostra parrocchia, forse sarebbe “meraviglia”.
Il servizio che Padre Carmine e Padre Attilio, i due gemelli francescani ormai cari amici della nostra parrocchia, che animano (mai verbo fu così azzeccato!) le serate di incontro, è forse proprio orientato a questo: a ridestarci a una meraviglia della realtà, a scoprire, con occhio attento e cuore colmo di gratitudine, il “bello” e il “buono” che abbiamo intorno e dentro di noi; bello e buono che ci sono donati e che ci provocano a una responsabilità.
Viviamo la meraviglia della disponibilità di questi due uomini al servizio della chiesa, della loro amicizia con il nostro parroco Don Ennio, che li convoca e li accoglie nella “sapienza” del bene per la sua comunità.
Meraviglia per ciò che ci riportiamo ogni volta a casa, per le infinite possibilità di ricominciare, di metterci in discussione, di cambiare, di rinnovare la nostra vita alla luce della parola di Dio che leggiamo e che ci viene spezzettata e calata fin nelle pieghe più intime delle nostre giornate.
Meraviglia perché sentiamo senza ogni dubbio che “ci fa bene”, che quella Parola è per noi.
Meraviglia per la partecipazione, per la presenza di tanti parrocchiani, per i volti di chi non si perde un incontro e di quelli che “ce lo ha chiesto Don Ennio”, tutti segni di un interesse, di una disponibilità, di un bisogno di crescere nella fede e nella vita.
Meraviglia per il lavoro che facciamo assieme nella preparazione, per la proposta “di parrocchia” che è davvero frutto del contributo e della disponibilità di tanti, ma anche del sostegno e dell'incoraggiamento di chi sprona a continuare “rifacciamoli l'anno prossimo!!!”.
Meraviglia per il cammino della Chiesa e del popolo di Dio, nel solco del quale ogni anno progettiamo gli incontri: essere attenti a ciò che la Chiesa vive, propone, richiama ci fa sentire “membra vive” e ci aiuta a divenire adulti nella fede e corresponsabili nella costruzione del regno di Dio.
È stato questo, in fondo, il contenuto essenziale dell'esperienza di quest'ultimo anno nel quale abbiamo riflettuto sulle parole di Gesù all'inizio della sua predicazione secondo il Vangelo di Marco:  “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).
Ci auguriamo che l'appuntamento al prossimo anno abbia il sapore del grande desiderio di incontrare Gesù oggi e nella nostra vita, nelle nostre difficoltà e nelle nostre gioie, nelle responsabilità e nelle relazioni che siamo chiamati a vivere, per essere uomini e donne capaci di accogliere le “sfide” autentiche della realtà che ogni giorno viviamo.

                                                                                                             di Fabio Di Dionisio



COMUNIONI 2015

Anche quest'anno, a Maggio, tanti ragazzi si sono accostati per la prima volta al banchetto eucaristico: hanno vissuto dopo un cammino catechistico di 3 anni, l'incontro con un amico speciale: "Gesù". Il Sacramento non è un fatto privato del singolo comunicando, ma di tutta la comunità parrocchiale. Ci scopriamo consapevoli che la cura nella preparazione può diventare strumento di evangelizzazione e momento di verifica personale per noi stessi, ed anche per noi catechiste è stata una grande esperienza di crescita e di amicizia tra noi. Questa esperienza ci ha fatto gustare la bellezza del ritrovarsi a condividere ed approfondire l'incontro personale con Cristo Gesù pane di vita che accompagnerà per sempre questi ragazzi e noi catechisti: sarà l'alimento indispensabile nel cammino della nostra vita. Affidiamo i nostri ragazzi alla Madre Celeste perchè li custodisca e li accompagni nella vita, sperando che mai nessuno abbandoni la fede.


CRESIME 2015

Siamo sempre messi difronte a delle scelte……
La Cresima rappresenta per me “ scegliere “ di stare con Gesù
Gloria


Voglio intraprendere il cammino cristiano perché Gesù è la strada della felicità.

Ludovica




LA FAMIGLIA, SORGENTE DI BENE E DI AMORE 
PER LA PERSONA E LA SOCIETÀ

PREGHIERA ALLA SANTA FAMIGLIA

Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell'amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.

Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.

Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.

(Papa Francesco, Angelus 29 dicembre 2013)



























Da oltre un anno, alla fine di ogni Santa Messa, in tutte le chiese si recita una preghiera scritta da Papa Francesco per la famiglia. In questa preghiera parole forti e drammatiche come: violenza, chiusura, divisione, che mai dovrebbero descrivere la famiglia, ma a volte ne accompagnano la lacerante esperienza, sono accompagnate da termini come: splendore dell'amore vero, fiducia, consolazione, guarigione. E la premura amorevole di Papa Francesco indica anche la strada affinché si possa tornare alla “consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio”.
Oggi la fragilità della famiglia e le sue dolorose sofferenze sono specchio della fragilità degli sposi, determinata dallo smarrirsi della consapevolezza del valore del sacramento del matrimonio con cui Dio ha consegnato l'uno all'altro come strada per fare esperienza del Suo amore.
Prima che un attacco dall'esterno ciò che indebolisce la famiglia è la fragilità degli sposi. Lo si vede nel rapporto con i figli (quando ci sono): con i genitori impegnati e spesso affannati a costruire su certezze e solidità materiali ed economiche, piuttosto che su una ricchezza fatta di accoglienza, amore, comprensione, tempo e fatica donati, dono di sé. Ai figli si finisce, magari, di offrire tanto, a volte anche troppo, senza comunicare loro ciò di cui essi hanno davvero bisogno: un  senso per la vita ed una speranza incrollabile. Troppe volte a loro si dona tutto ma non se stessi e così  si ritrovano in una casa piena di cose ma vuota di amore.
In tale scenario, questi anni di pesante crisi economica hanno devastato anche l'illusoria e precaria certezza o sicurezza che il benessere economico potevano dare, ed hanno aggiunto inquietudine e incertezza.
A tutto questo ultimamente si sono aggiunti ulteriori fattori di confusione: il tentativo, portato avanti con la complicità dei mezzi di comunicazione, a partire dai TG più ascoltati, di chiamare con il termine famiglia l'unione tra persone dello stesso sesso e la devastante ideologia del gender con la quale si vorrebbe far passare l'idea che non saremmo maschi e femmine per nascita ma che ciascuno  può autodeterminare secondo il proprio capriccio la propria identità sessuale.
Le parole di Papa Francesco pongono come punto di ripartenza la bellezza, la sacralità, la santità e lo splendore della famiglia, che ha come modello di amore vero quello tra Maria e Giuseppe, che accolsero, come dono misterioso, Gesù. Questo mistero ci mostra non soltanto l'Incarnazione di Gesù nel grembo di Maria ma anche l'accoglienza in una vera famiglia: così come il Signore con l'Annunciazione, ha illuminato e rafforzato la fede di Maria prima e poi anche quella del suo sposo Giuseppe affinché Gesù potesse nascere in una famiglia e farsi compagno del cammino di ogni uomo, oggi Dio si annuncia e dona la sua compagnia agli sposi attraverso il dono dell'uno all'altro nel sacramento del matrimonio. E questo dono è tanto ricco e fecondo che è in grado di generare la vita, con il dono dei figli.
Ecco perché la famiglia  occupa un posto centrale e fondamentale nella nostra società: è il grembo della vita umana e, soprattutto, è stata benedetta da Dio sin dal principio, così da formare una comunità di amore e di vita a cui è affidata la missione della procreazione. Gli sposi con il sacramento del matrimonio si rendono disponibili, ma anche capaci, in virtù della grazia che ricevono, a donare e ad accogliere la vita.
Questa bellissima sinergia d'amore diventa un bene a cui l'umanità non può rinunciare. Anche questo non è altro che l'ennesima testimonianza che la famiglia ci offre, della bellezza e della forza di amare, di guarire, di curare, di custodire, di andare verso l'altro, di essere luogo di comunione e piccola Chiesa domestica grazie ai doni ricevuti con il sigillo di Dio.
Smarrire la consapevolezza di tale dono, è la ferita da cui nasce il dolore delle incomprensioni e la violenza, la chiusura e la divisione, delle quali parla la preghiera del Papa.
Non ci resta che pregare più intensamente la Santa Famiglia di Nazareth affinché il Signore attraverso il prossimo Sinodo dei Vescovi, possa ridestare al mondo intero il carattere sacro ed inviolabile della famiglia che sfolgora la sua bellezza nel progetto di Dio.
Per essere accompagnati in questa consapevolezza il 3 Agosto alle ore 21.30 proponiamo l'incontro in Piazza Giovanni XXIII con la Dott.ssa Vittoria Maioli Sanese.

di Giulio Pizzorulli e Claudio Lo Sterzo



ESPERIENZA DEL VOLONTARIATO AVULSS

È diventata ormai una consuetudine testimoniare e condividere  con tutti voi le esperienze che noi volontari Avulss  viviamo ogni giorno.
Quest'anno è una volontaria “veterana” che racconta il suo cammino quasi trentennale  in seno alla nostra associazione
Così racconta:
“Nella società attuale abbiamo dato una funzione pratica a tutto, o peggio ancora, un prezzo ad  ogni cosa, ad ogni atto: È sempre più raro il gesto libero e gratuito, fatto senza secondi fini, senza pretendere nulla in cambio. IL GESTO LIBERO CHE NON CHIEDE RICOMPENSA, MA CHE È RICOMPENSA ESSO STESSO. Questo è il ritratto del nostro essere volontari, l'essenza del nostro volontariato.
Un uomo diventa ciò che sceglie, ciò che ama, ciò che rischia, ciò che osa e noi abbiamo scelto di essere Volontari, ovvero quelle mani che non fanno rumore  e che sono tese verso chi ha bisogno in silenzio ed umiltà, facendoci “prossimo” come il Buon Samaritano.
Sono volontaria da molto tempo e questi numerosi anni di cammino insieme sono stati meravigliosi e pieni di affetto. A volte penso di aver fatto poco, di fare troppo poco ma mi accorgo che il nostro impegno, la nostra presenza , nelle corsie dell'Ospedale o tra gli anziani della RSA Cristal, è sempre un segno importante.
La famiglia AVULSS è una grande famiglia, siamo cresciuti insieme e tale dovrà restare e crescere.
 In ogni servizio di volontariato che mette al centro le persone più deboli, si ricevono stimoli profondi per la nostra vita. Spesso, la sera prima di addormentarmi, faccio il bilancio della giornata e riaffiorano così i sorrisi, le strette di mano, le manifestazioni di affetto; la sensazione di arricchimento che queste persone danno, è veramente grande soprattutto se vissuto come Grazia che il Signore ci dona.
Essere volontario è coinvolgimento di sentimenti, qualcosa con cui si cresce, di cui non si può fare a meno, un valore che ci accompagna sempre, in ogni momento della nostra vita : è uno stile di vita.
L'amore verso il prossimo,  gli ammalati, gli anziani, gli indifesi, i deboli, gli ultimi deve avere sempre più forza  e vigore.
La gratuità – caratteristica del nostro servizio – è l'amore messo in pratica, il dono che non aspetta ricambio, è la fatica per l'altro, è l'ansia e la speranza.
Posso affermare che il volontariato mi ha fatto crescere, maturare, capire meglio gli altri e, mi auguro, migliorare per donarmi  agli  altri con dedizione.”
La scorsa primavera la nostra Associazione ha organizzato un nuovo corso base di formazione per nuovi volontari in collaborazione con l'O.A.R.I e l'Università Cattolica. Da giugno sono operativi, presso l'Ospedale di Giulianova  e la RSA Cristal, sedici nuovi volontari, fra i quali diversi giovani, e questo non può che farci piacere, che hanno seguito gli incontri con assiduità ed interesse.

Un volontario Avulss



CHI CANTA PREGA DUE VOLTE

Sant'Agostino, filosofo, vescovo e teologo nato nel 354 d.C. e morto nel 430, ne era convinto… cantare è una forma alta di preghiera, una doppia orazione particolarmente apprezzabile, utile sia a chi la pratica sia a chi l'ascolta. È anche sotto questo auspicio che, circa un anno fa, il nostro Parroco, Don Ennio, ha pensato di formare il primo coro parrocchiale dei piccoli della parrocchia della Natività di Maria Vergine, nella chiesa di San Pietro Apostolo.
Finora il coro ha animato le messe domenicali delle dieci e la celebrazione per il cinquantesimo anno di vestizione e di apostolato di suor Ida; poi, ha tenuto in chiesa il suo primo concerto di Natale, il 3 gennaio scorso. Il concerto è stato molto partecipato: l'emozione e la gioia dei ragazzini si sono mescolate con quelle di noi genitori e delle catechiste, ma gioia ed emozione sono state nulla in confronto alla felicità del nostro caro Don Ennio.
Come scriveva il poeta, scrittore e filosofo libanese Kahlil Gibran… «Il segreto del canto risiede nella vibrazione delle voci di chi canta e nel battito dei cuori di chi ascolta». Ascoltare i ragazzini cantare e guardarli, in effetti, ci dona uno scorcio sulla bellezza vera, quella semplice ma trascinante della musica e del canto, una bellezza che apre i cuori ed eleva l'anima a Dio. Questa nuova esperienza del coro certo aiuterà tutti a crescere nell'amicizia fra noi e nella vicinanza a Gesù.
Che dire ancora? Non resta che augurarci che le voci dolci, nuove ma decise dei piccoli coristi risuonino alte per molto tempo ancora e che altri ragazzini si uniscano al coro parrocchiale di Giulianova.
Una mamma 







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