UNA GRANDE FAMIGLIA CHIAMATA AZIONE CATTOLICA
Nulla
ti turbi, nulla ti spaventi
Chi
ha Dio, nulla gli manca
Nulla
ti turbi, nulla ti spaventi
Solo
Dio basta.
Santa Teresa
D’Avila
In
un tempo non troppo lontano c’era una grande famiglia chiamata Azione Cattolica
Giulianova composta da uomini, donne, ragazzi e tanti bambini. Tanti erano i
progetti dei più grandi per crescere insieme nell’amore del Signore, viaggi,
preghiere, giochi, incontri, serate film, grandi cene in compagnia e tanta,
tanta fratellanza. Imparavamo, piano piano, ad essere un punto di riferimento
l’uno per l’altro, il più grande che protegge il più piccolo, il più piccolo
che trascina il più grande. Tutto procedeva per il meglio, insieme, in cammino,
sulla stessa strada, quella che porta a Gesù.
Ma
un giorno è avvenuto qualcosa mai ricordato prima, qualcosa di incredibile che
ha fermato il mondo. Niente scuola, niente sport, niente lavoro per molti,
niente chiesa, niente messa e niente più gruppo di Azione Cattolica. Tutto si è
fermato e la paura e l’incognita inizialmente si è impadronita di noi
rendendoci increduli rispetto a ciò che stava avvenendo intorno. Passa poco
tempo però e capiamo di dover agire e reagire in qualche modo. E’ fondamentale
trovare un’altra strada per proseguire quel cammino lungo il quale c’era un
ostacolo troppo grande da spostare. Tutti i gruppi, adulti, giovani e ACR si
organizzano proseguendo gli incontri on line che sono stati la nostra salvezza.
Abbiamo potuto, attraverso di essi, trovare quella parvenza di normalità che ci
era stata strappata e che tanto ci mancava. Ci siamo confidati, confrontati e
ci siamo sentiti capiti perché le paure dell’uno erano le paure dell’altro e
alla fine abbiamo trovato la forza reciproca di andare avanti, con fede.
Passata
l’estate, abbiamo capito che era tempo di rivederci, occhi negli occhi,
rinfrancati dalle parole dell’arcivescovo di Milano, monsignor Delpini che ci
invitava a “metterci in gioco, a non stare a guardare attendendo <<tempi
migliori>> perché anche questo, seppur complesso, è un tempo per vivere
il messaggio del Vangelo”.
Gli
incontri settimanali, quindicinali quelli degli adulti, seppur vincolati da
strette norme anticovid, sono stati un grande dono. Momenti di crescita
personale e spirituale, momenti felici e divertenti e altri di lutto e di
sofferenza. Abbiamo condiviso tutto perché questo si fa nelle famiglie,
fratelli e sorelle in Cristo, figli di un solo Padre.
Polgi Manuela
(Papa Francesco, 31 Maggio 2020,
omelia della Messa di Pentecoste).
Certamente la pandemia ha portato
allo scoperto tutte le nostre fragilità, eppure proprio nel mezzo di tale
crisi, Papa Francesco ci ha detto: “Peggio
di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi…”
Ma cosa non dobbiamo “sprecare” di questa crisi, che sembra aver portato solo
disastri e morte?
Tutto è stato scosso e rimesso in
discussione nel profondo, dal raggelante brivido che in pochi istanti tutto
poteva andare perduto. Eppure, addirittura, Papa Francesco ci dice che “Il coronavirus può essere un'opportunità
per migliorarci”.
Un amico che per attività educative
con i detenuti va spesso in carcere, ci ha detto: “La reclusione che ognuno di
noi ha sperimentato con la pandemia, lì per quelle persone è la forma normale
del vivere, anche per periodi di tempo estremamente lunghi, anni e anni, senza
soluzione di continuità. Eppure anche lì può accadere che in persone spogliate
di tutto, rivestite solo dalla loro condanna, sepolte sotto il peso dei propri
errori, fiorisca una possibilità di speranza per un incontro, uno sguardo, da
cui si sentono abbracciati e guardati oltre la loro colpa, <<…ti aspettavamo, quando vieni tu è il giorno più bello della
settimana…>>.
Anche in questo tempo può quindi
accadere a tutti noi, che nella “reclusione” della pandemia, nella quotidianità
delle nostre vite “ridotte”, possa accadere un incontro, magari con una
presenza oramai troppo scontata e abitudinaria, che riaccenda il cuore.
Ce lo testimonia una mamma:
“Questo tempo di pandemia ha messo a
dura prova anche la famiglia, ma come tutte le prove che si rispettino può
portare con sé una maturazione. La pandemia è stata per noi l’occasione per
approfondire il valore su cui si è centrati come persone e di conseguenza anche
come famiglia.
Ci siamo ritrovati con i nostri
figli, nel pieno del loro bisogno di relazionarsi, chiusi fra quattro mura
senza la possibilità di vivere la normalità di esperienze fondamentali nella
crescita di una persona: contesto scolastico, l’amicizia extrascolastica
(passeggiate, cinema, gita, sport, ecc.) e relazioni parentali. Nei nostri
ragazzi abbiamo visto anche a volte prevalere la paura, l’insofferenza e la
chiusura.
Ma non è possibile non cogliere anche
il bene che si è realizzato inaspettatamente sotto i nostri occhi. A conferma
che il bene, che il cuore di noi genitori, dei nostri figli, di ogni essere
umano, insopprimibilmente desidera, è
possibile anche nelle peggiori situazioni.
Infatti sebbene il nostro primo
figlio abbia trascorso prevalentemente tutto il suo primo anno di scuola
superiore a distanza non è venuto meno in lui l’entusiasmo iniziale verso la
scuola quindi verso la vita. A fine anno scintille di curiosità ed entusiasmo
sia per le materie sia per le persone traspaiono dalla sua persona. Al di là di
tutto, l’aver conservato questo atteggiamento mi sembra un risultato
promettente!
Inoltre durante l’anno sono state
poche le cene a casa nostra a cui non sia stato presente uno o più dei nostri
nipoti la cui famiglia vive nella casa a fianco, e viceversa. I nostri figli e
i cugini si sono cercati e fatti compagnia come non mai. Paradossalmente questo
ha permesso una crescita nei rapporti a partire da quelli più prossimi che
solitamente diamo per scontati ma che ugualmente richiedono cura e attenzione e
restituiscono bellezza e affetto!
Attraverso la riscoperta del valore e
della bellezza di questi rapporti familiari, abbiamo fatto esperienza della
compagnia di Gesù nella nostra vita e della tenerezza che ha verso ognuno di
noi, perché solo riconoscendo me e mio marito come Suo dono reciproco l’uno per
l’altro e i nostri figli come regali preziosi che Lui ci ha affidato per
riconoscere, accogliere, ridonare l’amore con cui ci ha abbracciato, anche la
fatica di questi mesi, che a volte è stata davvero pesante, è diventata una
occasione di crescita.”
Altrettanto chiaramente lo raccontano
i ragazzi che vivono l’esperienza dei “Cavalieri di Parsifal”:
"Faccio parte dei Cavalieri di
Parsifal da 3 anni e ho scelto di continuare questa amicizia perché mi ha
aiutato a crescere e a capire cosa mi rende felice; la pandemia ha travolto le
nostre vite, le ha cambiate, ma non ha modificato la nostra amicizia... anzi!
Per noi Cavalieri, proprio nei momenti più faticosi, è stato evidente che ciò
che ci tiene insieme non sono le circostanze favorevoli o la nostra bravura, ma
l'Amico con la A maiuscola che ci ha donato, nel corso dell'anno, momenti e
occasioni inaspettate che abbiamo accolto e vissuto con gioia, anche se a
distanza, potendone vedere i frutti. Una grande occasione è stato il lavoro
svolto durante l'Avvento. Accogliendo la proposta di Don Luca, abbiamo
approfondito la conoscenza di due Santi e un Beato e con loro ci siamo
confrontati. È stato un lavoro prezioso: ci ha aiutato a rimanere desti e
desiderosi di non soccombere al nulla, all'indifferenza, all'isolamento in cui
la pandemia sembrava trascinarci. In Quaresima, in uno dei nostri incontri su
Zoom, è emersa l'esigenza di vivere insieme il gesto della Via Crucis anche se
con modalità diverse dagli anni precedenti. La Via Crucis, la via del dolore,
ci ha paradossalmente regalato il primo incontro in presenza del nuovo anno.
Nel mese di maggio abbiamo invocato l'aiuto e il sostegno di Maria, tutte le
sere, con la recita di una decina del Rosario, con una fedeltà che è stata
spettacolo ai nostri stessi occhi. Il 27
giugno abbiamo vissuto il grande gesto della Promessa e ogni Cavaliere, dopo
aver scelto un Santo a cui affidarsi, lo ha implorato chiedendogli di aiutarlo
a rimanere fedele a Gesù dentro la nostra compagnia.
Questa pandemia, dunque, ha
rafforzato la nostra amicizia e ci ha costretti a comprendere che dentro una
compagnia di amici e con l'aiuto di Dio, la felicità è possibile sempre, dentro
ogni circostanza avversa o positiva che sia.”
Ed in maniera altrettanto bella lo
testimoniano i ragazzi delle scuole superiori:
“Nella nostra parrocchia le attività
non si sono fermate grazie alle piattaforme digitali e questo dimostra quanta
voglia abbiamo di mantenere salda la nostra amicizia con Gesù. La possibilità
di incontrarci online è stata sicuramente un dono perché, fisicamente lontani,
potevamo comunicare agli altri le nostre inquietudini, molto spesso dovute
anche alla particolare situazione, senza essere giudicati. Infatti spesso
viviamo così tanto nella paura di non essere capiti che non ci rendiamo conto
di star tacendo agli altri I nostri problemi e le nostre incertezze convinti
che nessuno possa capirci e aiutarci.
Credo che, da questo punto di vista,
la pandemia ci abbia aiutato non a trovare bensì a riscoprire quei rapporti e
quelle amicizie che forse avevamo iniziato a dare per scontati.
Le nostre esperienze personali con Gs
e con il gruppo dei giovani catechisti presentano ovviamente delle differenze
ma sono accomunate dalla stessa voglia di approfondire insieme a tanti amici il
rapporto di amicizia con Gesù. Speriamo quindi, ricominciando ad incontrarci di
persona, di poter continuare i nostri percorsi con una maggiore consapevolezza
della nostra fede e di poter coinvolgere nuovi amici in queste nostre
esperienze.”
Anche un compleanno tanto atteso ma
sconvolto dalla pandemia è diventato una scoperta invece che una
recriminazione:
“Per il giorno del mio 70°compleanno
già da qualche anno fa avevamo progettato di festeggiare riunendo la famiglia
sparsa anche molto lontano. Invece la festa l’abbiamo fatta a casa con metà
famiglia in presenza e con l’altra via Skype. E sono stata contenta che questo
era possibile.
La letizia di fondo di questo periodo
è stata: non il lamento per quello che non è possibile fare, ma la gratitudine
per tutto quello che si riesce a intraprendere.
Grazie a Dio nessuno dei miei cari si
è ammalato ed ho cercato di usare bene il tempo libero che, anche se
forzatamente, ho avuto a disposizione. E’ servito anche per riattivare dei
rapporti che in passato si erano un pochino affievoliti tramite qualche
telefonata o inviando una mail.
Il distanziamento imposto ha reso
evidente il mio bisogno di contatti umani, quanto bisogno ho dell’umano.
Papa Francesco ci ha parlato dell’importanza di non sprecare l’opportunità offertaci dalla pandemia per un lavoro su noi stessi che però non può essere staccato dalle relazioni che viviamo. Per questo aver potuto partecipare alla catechesi di “Scuola di Comunità” online è stato un vero dono.”
Gli amici di COMUNIONE E LIBERAZIONE
GRUPPO AGESCI GIULIANOVA 1°
“Quello che conta è seminare...Semina con un tuo sorriso, con un tuo
saluto.
Semina con un tuo dolce sguardo, con un caloroso abbraccio.
Semina in ogni circostanza con coraggio ed entusiasmo!
Semina con fede, ma soprattutto con amore;
così che il tuo seminare diventi fecondo.
E se il seme cadrà su terreno arido senza produrre né frutti né fiori,
rimarrà sempre comunque in te la gioia di aver seminato”.
Sono
quattro i punti cardine dell’educazione secondo il metodo del movimento scout,
cioè, la formazione del carattere, la salute e forza fisica, le abilità manuali
e il servizio al prossimo! Tutto questo è presente in ogni nostra attività, dai
più piccoli i lupetti, ai medi, gli esploratori e le guide, ai grandi del clan.
La pandemia di sicuro ha reso difficili le nostre attività ma ogni cosa che
subiamo va affrontata e quindi anche noi abbiamo dovuto cambiare le nostre
abitudini e stare vicino ai ragazzi con nuovi metodi, anche informatici;
infatti un grande sforzo è stato fatto dalla comunità capi che nonostante le
grandi difficoltà del momento non ha mai abbandonato i ragazzi con proposte
fantasiose e originali, per coinvolgere grandi e piccoli sempre grazie anche
alla collaborazione delle famiglie che hanno sempre accolto le nostre attività
con pazienza e affetto.
Nello
scoutismo si è soliti tuttavia svolgere le attività all’aria aperta e allora
abbiamo cercato quest’anno appena è stato possibile di vederci, in massima
sicurezza, seguendo tutte le precauzioni e assumendoci diverse responsabilità
perché per testimoniare ai ragazzi l’amore di Dio occorre stare con loro; la
fede è relazione, e ci siamo accorti che occorreva osare, educare e custodire i
cuori, recuperando appieno il valore dell’affettività, nella vita cosi come
nella relazione con Dio. Lo spirito che ci ha spinto è volto allo sguardo dei
ragazzi, dai lupetti al clan, uno sguardo di speranza come un fiore appassito
che aveva voglia di sbocciare.
“Noi
siamo il nostro tempo” diceva un filosofo, e dobbiamo imparare ad amarlo. Su
questo tempo di pandemia abbiamo ancora bisogno di riflettere per capire che
cosa ha da dirci, perché a tutti i livelli ed età ci ha fatto avvertire tanta
fragilità e impotenza. Però ancora una volta ci siamo accorti che la fragilità
ci aiuta a capire che senza le relazioni non siamo nulla. E la fragilità ha a
che fare con Dio, un Dio che non ci lascia mai soli.
Alla
luce di tutto questo vogliamo ripartire con entusiasmo e preparare sempre con
le dovute cautele un bel campo scout!
Ci
viene in mente il momento della partenza dove i nostri giovani scelgono
liberamente di volgere la loro vita al servizio, al bene comune e alla
testimonianza del Vangelo e sperimentano cosa significhi accettare il rischio
di andare oltre, di percepire i limiti e nello stesso tempo di non impigrirsi
sui limiti stessi, di andare quindi contro corrente, di osare…. e allora con
forza ci impegniamo piccoli, ragazzi, giovani e adulti per….
…..
tornare sulla strada, pronti a giocare, pronti a far fatica a camminare,
servire, crescere e rischiare.
La Comunità Capi
COME LA MIA REALTÀ È CRESCIUTA IN TEMPO DI PANDEMIA?
Di Anna Amicizia e tutto il gruppo di P. Pio
La
pandemia ha sconvolto completamente la nostra routine: la settimana iniziava
con l’appuntamento del lunedì per il Rosario di P.Pio e poi tutti i giorni si
concludevano con la S. Messa.
All’improvviso,
i primi di marzo, hanno cominciato a circolare notizie inquietanti di uno
strano virus che aveva colpito i cinesi e, poi, rapidamente, è arrivato qui da noi, nel nord Italia, cominciando a
mietere vittime e a metterci in ginocchio.
Il
nostro ultimo rosario, in presenza, lo abbiamo recitato molto spaventate e
quasi di nascosto.
Dal
9 marzo ci siamo ritrovate chiuse nelle nostre case, quasi prigioniere: il lockdown.
Tutto
è cambiato, eravamo timorose e disorientate, insieme alle nostre famiglie con un senso di
abbandono.
Con
l’aiuto di P. Pio abbiamo reagito organizzandoci, facendo dei turni per recitare
il rosario come in una catena: ogni ora, dalla mattina alla sera, c’era
qualcuna che pregava.
In
seguito abbiamo scoperto con gioia che il nostro parroco si era attivato con le
nuove tecnologie per mandarci le celebrazioni a casa, le omelie di Papa
Francesco ogni mattina e tanti altri progetti: tutto questo per non farci
sentire abbandonate e tristi.
Anche
da S. Giovanni Rotondo ci sono giunte, via email le catechesi e le celebrazioni che hanno completato il tutto.
Possiamo
affermare che la nostra realtà, in tempo di pandemia, per il nostro gruppo, è
cresciuta nel rapporto con le nostre famiglie, tra di noi e, soprattutto, ci
siamo rese conto che tutte le parole dette dal Papa, Don Luca e dai frati di
S. Giovanni Rotondo ci hanno fatto crescere molto nell’ascolto, nella preghiera e, più
intensamente, nella meditazione.
Per le celebrazioni ci siamo concentrate su
quelle del nostro pastore che, pur da lontano, ci esortava a non lasciarci
andare (pigiama pulito e stirato, meglio un bel vestito all’ora della messa!!!)
Così,
quando, finalmente, sono riprese le celebrazioni in presenza, niente e nessuno
(consigli dei familiari e amici a restare a casa) ci ha impedito di tornare
nella nostra chiesa a recitare il rosario, leggere e partecipare alla messa,
nonostante le difficoltà per le mascherine.
Abbiamo
trovato una chiesa pulita, igienizzata e attrezzata per combattere il virus e siamo
state veramente tranquille, grazie all’efficienza del nostro Don Luca e dei
suoi collaboratori.
In
questo strano periodo non sono mancati momenti importanti come il 50°
anniversario della fondazione del nostro gruppo di preghiera di P. Pio, il 16
novembre 2020.
Concludiamo
affermando che S. Pio ci ha protette e siamo speranzose di poter riprendere la
nostra normalità, anche perché, sulla terrazza della Casa Sollievo della
Sofferenza, sventola, in segno di preghiera e di affido, la bandiera del nostro
gruppo, con i colori del Giulianova.
Testimonianza
di Giuseppina Moscianese
La mia vita è cambiata con la pandemia : da quando, l’8 Marzo 2020, durante la messa, Don Luca ci disse di questa situazione e che dovevamo restare a casa.
Con
le notizie televisive compresi meglio.
Fui
molto rattristata da questa situazione perché non potevo incontrarmi con le mie
amiche di preghiera, infatti la mia vita era cambiata già da prima, da quando
nel 2012 decisi di far parte del Gruppo
di P.Pio.
Ho
conosciuto tante persone e mi sono affezionata a tutte; col tempo ho acquistato
una maturità maggiore, una consapevolezza dell’aiuto reciproco e
dell’importanza del pregare insieme.
La
pandemia però non ci ha fermate e abbiamo trovato il modo di sentirci, di
restare unite, di pregare e scambiarci ms , tramite whatsapp.
Il virus è stato un male che ha colpito tutti, in me ha rafforzato i valori principali della vita, in cui ho sempre creduto.
Testimonianza
di Rita Fraticelli
Descrivere
tutto ciò che ho provato durante il lockdown, in due righe, è difficile
ma desidero condividere il fatto che ho
imparato molte cose che prima non credevo possibili : es. essere uniti
indistintamente anche con persone, che prima quasi evitavo.
Non
mi sono mai sentita sola e non ho avuto paura di questa pandemia, forse
perché non ancora ero consapevole della
sua gravità.
Non
mi importava nulla di non poter uscire, di non poter vedere i propri familiari, l’unico mio
desiderio ardente era quello di tornare a pregare in chiesa, di vivere la messa
in presenza e, soprattutto, di ricevere il Corpo di Cristo.
Don
Luca è stato bravissimo: si è prodigato al massimo per farci pesare meno questa
brutta situazione con le continue dirette on-line delle celebrazioni, ogni
giorno inviava le omelie del Papa e tante altre cose.
Ho
ricevuto anche un piccolo miracolo da
parte della mia famiglia, un po’ lontano dalla chiesa : quando Don Luca ci
chiese di fare un selfie durante la cena, con la candela accesa. Alla mia
richiesta, con mia grande gioia, hanno subito accettato.
La
pandemia ci ha uniti tutti in un’unica famiglia e poi.. quanti pigiami belli ho
tirato fuori per le celebrazioni importanti!
Il
mio Gruppo di preghiera di P. Pio, grazie alle rappresentanti , non si è mai fermato per la recita del
rosario, lo abbiamo fatto on –line, a turni, per sentirci tutti insieme.
Eravamo affiatati, uniti, solidali l’uno verso l’altro, ci sentivamo sempre:
bellissimo davvero!
Prego
fortemente Gesù che fermi questo virus e ci faccia continuare ad apprezzare
tutta la reciproca solidarietà, anche in
assenza di pandemia.
Testimonianza
di Simonetta Leva
È
stata dura ma sono riuscita a superare il CO.VI.D.
Questo
non significa che sia tutto finito,
perché ho sconfitto il virus ma non i suoi effetti.
Dopo
4 mesi ( isolamento a casa, senso di solitudine e abbandono, paura della morte,
Ospedale, R.S.A., sindrome da Long Covid ) sto tornando alla vita,
Per
questo ringrazio di cuore anche il mio Gruppo di Preghiera di P. Pio a cui, con
fierezza appartengo ed al quale sono unita da un sentimento di gratitudine.
Il
Gruppo ha affidato a Dio Padre la mia
persona affinchè se ne prendesse
cura: la preghiera costante ha aperto il Suo Cuore.
I
messaggi di incoraggiamento, le frasi di vicinanza e di conforto, le parole di
aiuto non mi sono mai mancate.
A
Don Luca, il caro giovane Parroco della Parrocchia
S. Pietro Apostolo, che guida il nostro Cammino Spirituale con sincero impegno,
a voi tutte, care figlie spirituali di P.Pio, giunga il mio affetto per cio’
che mi avete dimostrato.
Grazie
Gesù!
Grazie
Maria!
Grazie
P. Pio!
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