lunedì 2 agosto 2021

IN MOVIMENTO

UNA GRANDE FAMIGLIA CHIAMATA AZIONE CATTOLICA


Nulla ti turbi, nulla ti spaventi

Chi ha Dio, nulla gli manca

Nulla ti turbi, nulla ti spaventi

Solo Dio basta.

                                   Santa Teresa D’Avila

 


In un tempo non troppo lontano c’era una grande famiglia chiamata Azione Cattolica Giulianova composta da uomini, donne, ragazzi e tanti bambini. Tanti erano i progetti dei più grandi per crescere insieme nell’amore del Signore, viaggi, preghiere, giochi, incontri, serate film, grandi cene in compagnia e tanta, tanta fratellanza. Imparavamo, piano piano, ad essere un punto di riferimento l’uno per l’altro, il più grande che protegge il più piccolo, il più piccolo che trascina il più grande. Tutto procedeva per il meglio, insieme, in cammino, sulla stessa strada, quella che porta a Gesù.

Ma un giorno è avvenuto qualcosa mai ricordato prima, qualcosa di incredibile che ha fermato il mondo. Niente scuola, niente sport, niente lavoro per molti, niente chiesa, niente messa e niente più gruppo di Azione Cattolica. Tutto si è fermato e la paura e l’incognita inizialmente si è impadronita di noi rendendoci increduli rispetto a ciò che stava avvenendo intorno. Passa poco tempo però e capiamo di dover agire e reagire in qualche modo. E’ fondamentale trovare un’altra strada per proseguire quel cammino lungo il quale c’era un ostacolo troppo grande da spostare. Tutti i gruppi, adulti, giovani e ACR si organizzano proseguendo gli incontri on line che sono stati la nostra salvezza. Abbiamo potuto, attraverso di essi, trovare quella parvenza di normalità che ci era stata strappata e che tanto ci mancava. Ci siamo confidati, confrontati e ci siamo sentiti capiti perché le paure dell’uno erano le paure dell’altro e alla fine abbiamo trovato la forza reciproca di andare avanti, con fede.

Passata l’estate, abbiamo capito che era tempo di rivederci, occhi negli occhi, rinfrancati dalle parole dell’arcivescovo di Milano, monsignor Delpini che ci invitava a “metterci in gioco, a non stare a guardare attendendo <<tempi migliori>> perché anche questo, seppur complesso, è un tempo per vivere il messaggio del Vangelo”.

Gli incontri settimanali, quindicinali quelli degli adulti, seppur vincolati da strette norme anticovid, sono stati un grande dono. Momenti di crescita personale e spirituale, momenti felici e divertenti e altri di lutto e di sofferenza. Abbiamo condiviso tutto perché questo si fa nelle famiglie, fratelli e sorelle in Cristo, figli di un solo Padre.

Polgi Manuela























“Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi. Il coronavirus può essere un'opportunità per migliorarci.”

(Papa Francesco, 31 Maggio 2020, omelia della Messa di Pentecoste).

 












Certamente la pandemia ha portato allo scoperto tutte le nostre fragilità, eppure proprio nel mezzo di tale crisi, Papa Francesco ci ha detto: “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi…” Ma cosa non dobbiamo “sprecare” di questa crisi, che sembra aver portato solo disastri e morte?

Tutto è stato scosso e rimesso in discussione nel profondo, dal raggelante brivido che in pochi istanti tutto poteva andare perduto. Eppure, addirittura, Papa Francesco ci dice che “Il coronavirus può essere un'opportunità per migliorarci”.

Un amico che per attività educative con i detenuti va spesso in carcere, ci ha detto: “La reclusione che ognuno di noi ha sperimentato con la pandemia, lì per quelle persone è la forma normale del vivere, anche per periodi di tempo estremamente lunghi, anni e anni, senza soluzione di continuità. Eppure anche lì può accadere che in persone spogliate di tutto, rivestite solo dalla loro condanna, sepolte sotto il peso dei propri errori, fiorisca una possibilità di speranza per un incontro, uno sguardo, da cui si sentono abbracciati e guardati oltre la loro colpa, <<…ti aspettavamo, quando vieni tu è il giorno più bello della settimana…>>.

Anche in questo tempo può quindi accadere a tutti noi, che nella “reclusione” della pandemia, nella quotidianità delle nostre vite “ridotte”, possa accadere un incontro, magari con una presenza oramai troppo scontata e abitudinaria, che riaccenda il cuore.

Ce lo testimonia una mamma:

“Questo tempo di pandemia ha messo a dura prova anche la famiglia, ma come tutte le prove che si rispettino può portare con sé una maturazione. La pandemia è stata per noi l’occasione per approfondire il valore su cui si è centrati come persone e di conseguenza anche come famiglia.

Ci siamo ritrovati con i nostri figli, nel pieno del loro bisogno di relazionarsi, chiusi fra quattro mura senza la possibilità di vivere la normalità di esperienze fondamentali nella crescita di una persona: contesto scolastico, l’amicizia extrascolastica (passeggiate, cinema, gita, sport, ecc.) e relazioni parentali. Nei nostri ragazzi abbiamo visto anche a volte prevalere la paura, l’insofferenza e la chiusura.

Ma non è possibile non cogliere anche il bene che si è realizzato inaspettatamente sotto i nostri occhi. A conferma che il bene, che il cuore di noi genitori, dei nostri figli, di ogni essere umano,  insopprimibilmente desidera, è possibile anche nelle peggiori situazioni.

Infatti sebbene il nostro primo figlio abbia trascorso prevalentemente tutto il suo primo anno di scuola superiore a distanza non è venuto meno in lui l’entusiasmo iniziale verso la scuola quindi verso la vita. A fine anno scintille di curiosità ed entusiasmo sia per le materie sia per le persone traspaiono dalla sua persona. Al di là di tutto, l’aver conservato questo atteggiamento mi sembra un risultato promettente!

Inoltre durante l’anno sono state poche le cene a casa nostra a cui non sia stato presente uno o più dei nostri nipoti la cui famiglia vive nella casa a fianco, e viceversa. I nostri figli e i cugini si sono cercati e fatti compagnia come non mai. Paradossalmente questo ha permesso una crescita nei rapporti a partire da quelli più prossimi che solitamente diamo per scontati ma che ugualmente richiedono cura e attenzione e restituiscono bellezza e affetto!

Attraverso la riscoperta del valore e della bellezza di questi rapporti familiari, abbiamo fatto esperienza della compagnia di Gesù nella nostra vita e della tenerezza che ha verso ognuno di noi, perché solo riconoscendo me e mio marito come Suo dono reciproco l’uno per l’altro e i nostri figli come regali preziosi che Lui ci ha affidato per riconoscere, accogliere, ridonare l’amore con cui ci ha abbracciato, anche la fatica di questi mesi, che a volte è stata davvero pesante, è diventata una occasione di crescita.”

Altrettanto chiaramente lo raccontano i ragazzi che vivono l’esperienza dei “Cavalieri di Parsifal”:

"Faccio parte dei Cavalieri di Parsifal da 3 anni e ho scelto di continuare questa amicizia perché mi ha aiutato a crescere e a capire cosa mi rende felice; la pandemia ha travolto le nostre vite, le ha cambiate, ma non ha modificato la nostra amicizia... anzi! Per noi Cavalieri, proprio nei momenti più faticosi, è stato evidente che ciò che ci tiene insieme non sono le circostanze favorevoli o la nostra bravura, ma l'Amico con la A maiuscola che ci ha donato, nel corso dell'anno, momenti e occasioni inaspettate che abbiamo accolto e vissuto con gioia, anche se a distanza, potendone vedere i frutti. Una grande occasione è stato il lavoro svolto durante l'Avvento. Accogliendo la proposta di Don Luca, abbiamo approfondito la conoscenza di due Santi e un Beato e con loro ci siamo confrontati. È stato un lavoro prezioso: ci ha aiutato a rimanere desti e desiderosi di non soccombere al nulla, all'indifferenza, all'isolamento in cui la pandemia sembrava trascinarci. In Quaresima, in uno dei nostri incontri su Zoom, è emersa l'esigenza di vivere insieme il gesto della Via Crucis anche se con modalità diverse dagli anni precedenti. La Via Crucis, la via del dolore, ci ha paradossalmente regalato il primo incontro in presenza del nuovo anno. Nel mese di maggio abbiamo invocato l'aiuto e il sostegno di Maria, tutte le sere, con la recita di una decina del Rosario, con una fedeltà che è stata spettacolo ai nostri stessi occhi.  Il 27 giugno abbiamo vissuto il grande gesto della Promessa e ogni Cavaliere, dopo aver scelto un Santo a cui affidarsi, lo ha implorato chiedendogli di aiutarlo a rimanere fedele a Gesù dentro la nostra compagnia.

Questa pandemia, dunque, ha rafforzato la nostra amicizia e ci ha costretti a comprendere che dentro una compagnia di amici e con l'aiuto di Dio, la felicità è possibile sempre, dentro ogni circostanza avversa o positiva che sia.”

Ed in maniera altrettanto bella lo testimoniano i ragazzi delle scuole superiori:

“Nella nostra parrocchia le attività non si sono fermate grazie alle piattaforme digitali e questo dimostra quanta voglia abbiamo di mantenere salda la nostra amicizia con Gesù. La possibilità di incontrarci online è stata sicuramente un dono perché, fisicamente lontani, potevamo comunicare agli altri le nostre inquietudini, molto spesso dovute anche alla particolare situazione, senza essere giudicati. Infatti spesso viviamo così tanto nella paura di non essere capiti che non ci rendiamo conto di star tacendo agli altri I nostri problemi e le nostre incertezze convinti che nessuno possa capirci e aiutarci.

Credo che, da questo punto di vista, la pandemia ci abbia aiutato non a trovare bensì a riscoprire quei rapporti e quelle amicizie che forse avevamo iniziato a dare per scontati.

Le nostre esperienze personali con Gs e con il gruppo dei giovani catechisti presentano ovviamente delle differenze ma sono accomunate dalla stessa voglia di approfondire insieme a tanti amici il rapporto di amicizia con Gesù. Speriamo quindi, ricominciando ad incontrarci di persona, di poter continuare i nostri percorsi con una maggiore consapevolezza della nostra fede e di poter coinvolgere nuovi amici in queste nostre esperienze.”

Anche un compleanno tanto atteso ma sconvolto dalla pandemia è diventato una scoperta invece che una recriminazione:

“Per il giorno del mio 70°compleanno già da qualche anno fa avevamo progettato di festeggiare riunendo la famiglia sparsa anche molto lontano. Invece la festa l’abbiamo fatta a casa con metà famiglia in presenza e con l’altra via Skype. E sono stata contenta che questo era possibile.

La letizia di fondo di questo periodo è stata: non il lamento per quello che non è possibile fare, ma la gratitudine per tutto quello che si riesce a intraprendere.

Grazie a Dio nessuno dei miei cari si è ammalato ed ho cercato di usare bene il tempo libero che, anche se forzatamente, ho avuto a disposizione. E’ servito anche per riattivare dei rapporti che in passato si erano un pochino affievoliti tramite qualche telefonata o inviando una mail.

Il distanziamento imposto ha reso evidente il mio bisogno di contatti umani, quanto bisogno ho dell’umano.

Papa Francesco ci ha parlato dell’importanza di non sprecare l’opportunità offertaci dalla pandemia per un lavoro su noi stessi che però non può essere staccato dalle relazioni che viviamo. Per questo aver potuto partecipare alla catechesi di “Scuola di Comunità” online è stato un vero dono.”

Gli amici di COMUNIONE E LIBERAZIONE




















GRUPPO AGESCI GIULIANOVA 1°

“Quello che conta è seminare...Semina con un tuo sorriso, con un tuo saluto.
Semina con un tuo dolce sguardo, con un caloroso abbraccio.
Semina in ogni circostanza con coraggio ed entusiasmo!
Semina con fede, ma soprattutto con amore;
così che il tuo seminare diventi fecondo.
E se il seme cadrà su terreno arido senza produrre né frutti né fiori,
rimarrà sempre comunque in te la gioia di aver seminato”.
















Sono quattro i punti cardine dell’educazione secondo il metodo del movimento scout, cioè, la formazione del carattere, la salute e forza fisica, le abilità manuali e il servizio al prossimo! Tutto questo è presente in ogni nostra attività, dai più piccoli i lupetti, ai medi, gli esploratori e le guide, ai grandi del clan. La pandemia di sicuro ha reso difficili le nostre attività ma ogni cosa che subiamo va affrontata e quindi anche noi abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini e stare vicino ai ragazzi con nuovi metodi, anche informatici; infatti un grande sforzo è stato fatto dalla comunità capi che nonostante le grandi difficoltà del momento non ha mai abbandonato i ragazzi con proposte fantasiose e originali, per coinvolgere grandi e piccoli sempre grazie anche alla collaborazione delle famiglie che hanno sempre accolto le nostre attività con pazienza e affetto.

Nello scoutismo si è soliti tuttavia svolgere le attività all’aria aperta e allora abbiamo cercato quest’anno appena è stato possibile di vederci, in massima sicurezza, seguendo tutte le precauzioni e assumendoci diverse responsabilità perché per testimoniare ai ragazzi l’amore di Dio occorre stare con loro; la fede è relazione, e ci siamo accorti che occorreva osare, educare e custodire i cuori, recuperando appieno il valore dell’affettività, nella vita cosi come nella relazione con Dio. Lo spirito che ci ha spinto è volto allo sguardo dei ragazzi, dai lupetti al clan, uno sguardo di speranza come un fiore appassito che aveva voglia di sbocciare.

“Noi siamo il nostro tempo” diceva un filosofo, e dobbiamo imparare ad amarlo. Su questo tempo di pandemia abbiamo ancora bisogno di riflettere per capire che cosa ha da dirci, perché a tutti i livelli ed età ci ha fatto avvertire tanta fragilità e impotenza. Però ancora una volta ci siamo accorti che la fragilità ci aiuta a capire che senza le relazioni non siamo nulla. E la fragilità ha a che fare con Dio, un Dio che non ci lascia mai soli.

Alla luce di tutto questo vogliamo ripartire con entusiasmo e preparare sempre con le dovute cautele un bel campo scout!

Ci viene in mente il momento della partenza dove i nostri giovani scelgono liberamente di volgere la loro vita al servizio, al bene comune e alla testimonianza del Vangelo e sperimentano cosa significhi accettare il rischio di andare oltre, di percepire i limiti e nello stesso tempo di non impigrirsi sui limiti stessi, di andare quindi contro corrente, di osare…. e allora con forza ci impegniamo piccoli, ragazzi, giovani e adulti per….

….. tornare sulla strada, pronti a giocare, pronti a far fatica a camminare, servire, crescere e rischiare.

La Comunità Capi



COME LA MIA REALTÀ È CRESCIUTA IN TEMPO DI PANDEMIA?

Di Anna Amicizia e tutto il gruppo di P. Pio


La pandemia ha sconvolto completamente la nostra routine: la settimana iniziava con l’appuntamento del lunedì per il Rosario di P.Pio e poi tutti i giorni si concludevano con la S. Messa.

All’improvviso, i primi di marzo, hanno cominciato a circolare notizie inquietanti di uno strano virus che aveva colpito i cinesi e, poi, rapidamente, è arrivato  qui da noi, nel nord Italia, cominciando a mietere vittime e a metterci in ginocchio.

Il nostro ultimo rosario, in presenza, lo abbiamo recitato molto spaventate e quasi di nascosto.

Dal 9 marzo ci siamo ritrovate chiuse nelle nostre case, quasi prigioniere: il lockdown.

Tutto è cambiato, eravamo timorose e disorientate, insieme  alle nostre famiglie con un senso di abbandono.

Con l’aiuto di P. Pio abbiamo reagito organizzandoci, facendo dei turni per recitare il rosario come in una catena: ogni ora, dalla mattina alla sera, c’era qualcuna che  pregava.

In seguito abbiamo scoperto con gioia che il nostro parroco si era attivato con le nuove tecnologie per mandarci le celebrazioni a casa, le omelie di Papa Francesco ogni mattina e tanti altri progetti: tutto questo per non farci sentire abbandonate e tristi.

Anche da S. Giovanni Rotondo ci sono giunte, via email  le catechesi e le celebrazioni che  hanno completato il tutto.

Possiamo affermare che la nostra realtà, in tempo di pandemia, per il nostro gruppo, è cresciuta nel rapporto con le nostre famiglie, tra di noi e, soprattutto, ci siamo rese conto che tutte le parole dette dal Papa, Don Luca e dai frati di S. Giovanni Rotondo ci hanno fatto crescere molto  nell’ascolto, nella preghiera e, più intensamente, nella meditazione.

Per  le celebrazioni ci siamo concentrate su quelle del nostro pastore che, pur da lontano, ci esortava a non lasciarci andare (pigiama pulito e stirato, meglio un bel vestito all’ora della  messa!!!)

Così, quando, finalmente, sono riprese le celebrazioni in presenza, niente e nessuno (consigli dei familiari e amici a restare a casa) ci ha impedito di tornare nella nostra chiesa a recitare il rosario, leggere e partecipare alla messa, nonostante le difficoltà per le mascherine.

Abbiamo trovato una chiesa pulita, igienizzata e attrezzata per combattere il virus e siamo state veramente tranquille, grazie all’efficienza del nostro Don Luca e dei suoi collaboratori.

In questo strano periodo non sono mancati momenti importanti come il 50° anniversario della fondazione del nostro gruppo di preghiera di P. Pio, il 16 novembre 2020.

Concludiamo affermando che S. Pio ci ha protette e siamo speranzose di poter riprendere la nostra normalità, anche perché, sulla terrazza della Casa Sollievo della Sofferenza, sventola, in segno di preghiera e di affido, la bandiera del nostro gruppo, con i colori  del  Giulianova.


Testimonianza di Giuseppina  Moscianese

 La mia vita è cambiata con la pandemia : da quando, l’8 Marzo 2020, durante la messa, Don Luca ci disse di questa  situazione e che dovevamo restare a casa.

Con le notizie televisive compresi meglio.

Fui molto rattristata da questa situazione perché non potevo incontrarmi con le mie amiche di preghiera, infatti la mia vita era cambiata già da prima, da quando nel 2012 decisi di far parte  del Gruppo di P.Pio.

Ho conosciuto tante persone e mi sono affezionata a tutte; col tempo ho acquistato una maturità maggiore, una consapevolezza dell’aiuto reciproco e dell’importanza del pregare insieme.

La pandemia però non ci ha fermate e abbiamo trovato il modo di sentirci, di restare unite, di pregare e scambiarci ms , tramite whatsapp.

Il virus è stato un male che ha colpito tutti, in me ha rafforzato i valori principali della vita, in cui ho sempre creduto.


Testimonianza di Rita Fraticelli

Descrivere tutto ciò che ho provato durante il lockdown, in due righe, è difficile ma  desidero condividere il fatto che ho imparato molte cose che prima non credevo possibili : es. essere uniti indistintamente anche con persone, che prima quasi evitavo.

Non mi sono mai sentita sola e non ho avuto paura di questa pandemia, forse perché  non ancora ero consapevole della sua gravità.

Non mi importava nulla di non poter uscire, di non poter  vedere i propri familiari, l’unico mio desiderio ardente era quello di tornare a pregare in chiesa, di vivere la messa in presenza e, soprattutto, di ricevere il Corpo di Cristo.

Don Luca è stato bravissimo: si è prodigato al massimo per farci pesare meno questa brutta situazione con le continue dirette on-line delle celebrazioni, ogni giorno inviava le omelie del Papa e tante altre cose.

Ho ricevuto  anche un piccolo miracolo da parte della mia famiglia, un po’ lontano dalla chiesa : quando Don Luca ci chiese di fare un selfie durante la cena, con la candela accesa. Alla mia richiesta, con mia grande gioia, hanno subito accettato.

La pandemia ci ha uniti tutti in un’unica famiglia e poi.. quanti pigiami belli ho tirato fuori per le celebrazioni importanti!

Il mio Gruppo di preghiera di P. Pio, grazie alle rappresentanti ,  non si è mai fermato per la recita del rosario, lo abbiamo fatto on –line, a turni, per sentirci tutti insieme. Eravamo affiatati, uniti, solidali l’uno verso l’altro, ci sentivamo sempre: bellissimo davvero!

Prego fortemente Gesù che fermi questo virus e ci faccia continuare ad apprezzare tutta la reciproca solidarietà,  anche in assenza di pandemia.


Testimonianza di Simonetta Leva

È stata dura ma sono riuscita a superare il CO.VI.D.

Questo non significa che sia tutto finito,  perché ho sconfitto il virus ma non i suoi effetti.

Dopo 4 mesi ( isolamento a casa, senso di solitudine e abbandono, paura della morte, Ospedale, R.S.A., sindrome da Long Covid ) sto tornando alla vita,

Per questo ringrazio di cuore anche il mio Gruppo di Preghiera di P. Pio a cui, con fierezza appartengo ed al quale sono unita da un sentimento di gratitudine.

Il Gruppo ha affidato a Dio Padre la mia  persona affinchè  se ne prendesse cura: la preghiera costante ha aperto il Suo Cuore.

I messaggi di incoraggiamento, le frasi di vicinanza e di conforto, le parole di aiuto non mi sono mai mancate.

A Don Luca, il caro giovane Parroco della  Parrocchia S. Pietro Apostolo, che guida il nostro Cammino Spirituale con sincero impegno, a voi tutte, care figlie spirituali di P.Pio, giunga il mio affetto per cio’ che mi avete  dimostrato.

Grazie Gesù!

Grazie Maria!

Grazie P. Pio!







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