venerdì 27 luglio 2018

NOTIZIE DAL MARE


OH QUANT’ERA BELLE A FA LU MARINARE
Di Domenico Foglia

Fai il pescatore e devi sposarti? Prenditi le ferie. Per te non ci sono né congedo matrimoniale né altri tipi  di permessi extra. Anzi, spesso addirittura non esisti  visto che il tuo contratto ti definisce  "produttore agricolo" e non lavoratore del mare. Il  lavoro che fai poi non è usurante ma al massimo "gravoso": artificio giuridico per dirti che non potrai accedere a facilitazioni o anticipi pensionistici.  
Abbiamo appena citato solo alcune delle incongruenze e disparità esistenti nella categoria marittima, a cui si sta cercando di porre rimedio in questi giorni con il rinnovo di contratto.
E sembrano perciò lontanissimi i tempi in cui si cantava: "Oh quante è belle a fa lu marinare, lu marinare! Lu pesce a repurtà  nghe  lu panare..." Oggi devi essere attento innanzitutto a far sì che nel "panare" non capiti, neanche  per sbaglio, pesce al di sotto di una certa misura o specie protette e rare. Neanche un tonno in più rispetto a quello assegnato da ferree e contestatissime norme.  Altrimenti saranno multe, sanzioni varie e decurtazione dei punti sulla patente nautica.
 Quella della taglia minima del pesce che  è possibile pescare è forse la norma più contestata.  Si tratta di una disposizione europea che la nostra legislazione ha recepito nel 1995 e che impone di pescare pesce solo al di sopra di un certa lunghezza. La nostra marineria non ci sta. "È una norma", dicono, "valida per i mari del Nord dove il pesce raggiunge misure considerevoli; non certo per l'Adriatico dove le specie sono  tradizionalmente  di piccola taglia". Giulianova, uno dei porti principali in passato per la pesca del pesce azzurro, ha visto pertanto ridimensionato fortemente il proprio fatturato in questo settore.
Si cita poi il caso di quel peschereccio locale che aveva sconfinato accidentalmente  l'area denominata Isola di Poma, un tratto marino sottoposto a protezione. Per lui, monitorato attraverso il rigidissimo ed infallibile satellitare di bordo, è scattata una pesante sanzione mentre poi si assiste alla beffa di imbarcazioni croate che raramente vengono multate per la stessa  inosservanza. Altro beffardo siparietto  riguarda poi la pesca del tonno, una volta fiorente in tutto l'Adriatico. Oggi sia  la quota di pescaggio che i giorni consentiti per questa attività sono limitatissimi.  Salvo poi verificare che la pesca  sportiva del tonno, piuttosto diffusa nel nostro mare, è sottoposta a minori controlli. di quella professionale.
Altra norma che non piace è quella relativa alla rottamazione (altrimenti denominata arresto definitivo)  del naviglio. La disposizione era ispirata da misure in teoria utili: contribuire allo svecchiamento della flotta e ridurre il numero delle imbarcazioni laddove si registrasse un sovradimensionamento rispetto alle reali necessità. Nei fatti però l'utilità è stata a volte completamente snaturata, poiché sono stati ammessi ai benefici solo i natanti con 10 o 20 anni di vita al massimo. Ciò ha comportato l'esclusione dei più vetusti, con il risultato che ci ritroviamo oggi con una flotta in taluni casi  ridimensionata sì ma anche obsoleta, spesso perciò  priva di  quelle attrezzature  ritenute indispensabili per la sicurezza  del lavoro. Nel porto giuliese sono poche imprese di pesca che hanno potuto fruire di tale beneficio.
E che dire poi del fermo biologico? Qual è il periodo migliore per facilitare il ripopolamento delle specie ittiche? Luglio? Agosto? Primavera? Autunno? Non c'è mai stata uniformità di vedute in merito. Spesso i pareri cambiano da porto  a porto. Se per la marineria pescarese, ad esempio, il periodo ideale coincide con la fine del mese di luglio, per quella teramana sono altre le esigenze.
"Imporre il fermo biologico in piena estate significa penalizzare fortemente il turismo", spiega Vincenzo Staffilano, Presidente regionale di Federpesca e componente della Camera di Commercio di Teramo. "Per Giulianova abbiamo proposto, senza successo, di poter gestire autonomamente il periodo fissato  dalla legge sulla scorta delle giornate lavorative annue.  Si tratta di quarantacinque giorni  che si potrebbero distribuire durante l'anno lavorativo e ciò consentirebbe anche alle imprese marittime di gestire meglio i il riposo dei lavoratori, senza dover ricorrere alla cassa integrazione e rinunciando perfino al finanziamento pubblico previsto per il periodo di fermo. Finora però le nostre proposte non hanno trovato accoglimento presso gli organismi preposti. Speriamo ora nel rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro".
Nel  settore scarseggiano poi  la ricerca scientifica e la formazione professionale. i giovani apprendisti pescatori, un tempo storica risorsa del settore, oggi sono praticamente scomparsi. L'apprendistato nel settore peschereccio non è considerato più strategico sia dallo Stato che dalle Regioni.
Giulianova, unico porto della provincia, attende risposte ed interventi certi per le sue 233 imprese di pesca  distribuite in 73 vongolare, 30 di pesca a strascico, 5  di pesca di piccoli pelagici e 125 di piccola pesca. Un settore in grado ancora di garantire nella nostra città, tra diretto ed indotto,  lavoro a 3000 addetti. Solo in Abruzzo il settore peschereccio rappresenta il 4,4% del prodotto interno lordo.
Bisognerà attendere ancora molto?  Dov'è la soluzione ai mali della categoria? Non vorremmo rispondere con un altro storico inno della nostra tradizione popolare marinara: "Luntane cchiù luntane...".


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