OH
QUANT’ERA BELLE A FA LU MARINARE
Di Domenico Foglia
Fai
il pescatore e devi sposarti? Prenditi le ferie. Per te non ci sono né congedo
matrimoniale né altri tipi di permessi
extra. Anzi, spesso addirittura non esisti
visto che il tuo contratto ti definisce "produttore agricolo" e non
lavoratore del mare. Il lavoro che fai
poi non è usurante ma al massimo "gravoso": artificio giuridico per
dirti che non potrai accedere a facilitazioni o anticipi pensionistici.
Abbiamo
appena citato solo alcune delle incongruenze e disparità esistenti nella
categoria marittima, a cui si sta cercando di porre rimedio in questi giorni
con il rinnovo di contratto.
E
sembrano perciò lontanissimi i tempi in cui si cantava: "Oh quante è belle a fa lu marinare, lu
marinare! Lu pesce a repurtà nghe lu panare..." Oggi devi essere
attento innanzitutto a far sì che nel "panare" non capiti, neanche per sbaglio, pesce al di sotto di una certa
misura o specie protette e rare. Neanche un tonno in più rispetto a quello assegnato
da ferree e contestatissime norme.
Altrimenti saranno multe, sanzioni varie e decurtazione dei punti sulla
patente nautica.
Quella della taglia minima del pesce che è possibile pescare è forse la norma più
contestata. Si tratta di una disposizione
europea che la nostra legislazione ha recepito nel 1995 e che impone di pescare
pesce solo al di sopra di un certa lunghezza. La nostra marineria non ci sta.
"È una norma", dicono, "valida per i mari del Nord dove il pesce
raggiunge misure considerevoli; non certo per l'Adriatico dove le specie sono tradizionalmente di piccola taglia". Giulianova, uno dei
porti principali in passato per la pesca del pesce azzurro, ha visto pertanto
ridimensionato fortemente il proprio fatturato in questo settore.
Si
cita poi il caso di quel peschereccio locale che aveva sconfinato accidentalmente
l'area denominata Isola di Poma, un
tratto marino sottoposto a protezione. Per lui, monitorato attraverso il
rigidissimo ed infallibile satellitare di bordo, è scattata una pesante
sanzione mentre poi si assiste alla beffa di imbarcazioni croate che raramente
vengono multate per la stessa
inosservanza. Altro beffardo siparietto
riguarda poi la pesca del tonno, una volta fiorente in tutto
l'Adriatico. Oggi sia la quota di pescaggio
che i giorni consentiti per questa attività sono limitatissimi. Salvo poi verificare che la pesca sportiva del tonno, piuttosto diffusa nel
nostro mare, è sottoposta a minori controlli. di quella professionale.
Altra
norma che non piace è quella relativa alla rottamazione (altrimenti denominata
arresto definitivo) del naviglio. La
disposizione era ispirata da misure in teoria utili: contribuire allo
svecchiamento della flotta e ridurre il numero delle imbarcazioni laddove si
registrasse un sovradimensionamento rispetto alle reali necessità. Nei fatti
però l'utilità è stata a volte completamente snaturata, poiché sono stati
ammessi ai benefici solo i natanti con 10 o 20 anni di vita al massimo. Ciò ha
comportato l'esclusione dei più vetusti, con il risultato che ci ritroviamo
oggi con una flotta in taluni casi ridimensionata
sì ma anche obsoleta, spesso perciò priva di
quelle attrezzature ritenute indispensabili
per la sicurezza del lavoro. Nel porto
giuliese sono poche imprese di pesca che hanno potuto fruire di tale beneficio.
E
che dire poi del fermo biologico? Qual è il periodo migliore per facilitare il
ripopolamento delle specie ittiche? Luglio? Agosto? Primavera? Autunno? Non c'è
mai stata uniformità di vedute in merito. Spesso i pareri cambiano da
porto a porto. Se per la marineria
pescarese, ad esempio, il periodo ideale coincide con la fine del mese di
luglio, per quella teramana sono altre le esigenze.
"Imporre
il fermo biologico in piena estate significa penalizzare fortemente il turismo",
spiega Vincenzo Staffilano, Presidente regionale di Federpesca e componente della
Camera di Commercio di Teramo. "Per Giulianova abbiamo proposto, senza
successo, di poter gestire autonomamente il periodo fissato dalla legge sulla scorta delle giornate
lavorative annue. Si tratta di quarantacinque
giorni che si potrebbero distribuire
durante l'anno lavorativo e ciò consentirebbe anche alle imprese marittime di
gestire meglio i il riposo dei lavoratori, senza dover ricorrere alla cassa
integrazione e rinunciando perfino al finanziamento pubblico previsto per il
periodo di fermo. Finora però le nostre proposte non hanno trovato accoglimento
presso gli organismi preposti. Speriamo ora nel rinnovo del contratto
collettivo nazionale di lavoro".
Nel settore scarseggiano poi la ricerca scientifica e la formazione
professionale. i giovani apprendisti pescatori, un tempo storica risorsa del settore,
oggi sono praticamente scomparsi. L'apprendistato nel settore peschereccio non
è considerato più strategico sia dallo Stato che dalle Regioni.
Giulianova,
unico porto della provincia, attende risposte ed interventi certi per le sue
233 imprese di pesca distribuite in 73
vongolare, 30 di pesca a strascico, 5 di
pesca di piccoli pelagici e 125 di piccola pesca. Un settore in grado ancora di
garantire nella nostra città, tra diretto ed indotto, lavoro a 3000 addetti. Solo in Abruzzo il
settore peschereccio rappresenta il 4,4% del prodotto interno lordo.
Bisognerà
attendere ancora molto? Dov'è la
soluzione ai mali della categoria? Non vorremmo rispondere con un altro storico
inno della nostra tradizione popolare marinara: "Luntane cchiù luntane...".
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