venerdì 27 luglio 2018

BEATO ROLANDO RIVI


Come non andare a vedere la mostra su Rolando Rivi? A molti questo nome non dice nulla ed è comprensibile. In qualche modo è anche un test significativo di come la storia sia sempre da riscrivere, perché in genere, almeno quella maggiormente divulgata, è fatta dai vincitori e nei manuali di storia contemporanea utilizzati a scuola, fino a qualche anno fa, non si faceva che qualche rapido accenno al clima che s’instaurò in Italia immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, in modo particolare in Emilia Romagna. Il regime fascista, con l’esecuzione di Mussolini, era definitivamente finito. Il popolo, secondo un settore della Resistenza, era pronto per accogliere un radicale cambiamento. Urgeva approfittare del momento, che poteva considerarsi propizio, per far pulizia del passato ed instaurare la rivoluzione comunista. Furono anni sanguinosissimi, con esecuzioni sommarie, caccia al fascista o al traditore sospetto, ricostruiti, solo da qualche anno, dal giornalista Giampaolo Pansa. Era facile che l’odio ideologico, l’illusione di poter ripulire il mondo da ciò che si riteneva un ostacolo al trionfo della propria idea, conducesse ad eliminare degli innocenti magari solo perché simbolicamente rappresentavano un passato da cui ci si voleva liberare. 
È proprio il caso del nostro Rolando Rivi. Un giovanissimo seminarista (aveva quattordici anni) colpevole solo di essere certo della propria fede e lieto di professarla. Possibile una cosa del genere dopo tanto male, dopo venti anni di dittatura e cinque di guerra? Possibile dopo aver visto le atrocità commesse dai nazisti e dall’esercito tedesco negli ultimi due anni di guerra, contro coloro che volevano resistere alla loro presenza sul territorio italiano? Possibile credere che la strada al cambiamento potesse essere ancora “quella”? Quella che passa attraverso il perdono del male commesso, la certezza che Cristo cambia già la vita adesso, rendendo illusoria ogni idea di cambiamento futuro che non passi attraverso il cambiamento del cuore di ciascuno? Questo giovane seminarista, con il suo volto lieto, fiero nella sua tonaca da prete con cui andava in giro, testimoniava solo questo e per questo doveva essere ucciso. Ucciso perché la sua presenza richiamava ad una verità fondamentale: la giustizia, e perciò la bellezza della vita, non sono frutto dei progetti degli uomini, ma del disegno di Dio.
Queste le parole pronunciate da papa Francesco nel 2013, per la beatificazione di Rolando: “Rendiamo grazie a Dio per questo giovane martire, eroico testimone del Vangelo … un giovane coraggioso, che sapeva dove doveva andare, conosceva l’amore di Gesù nel suo cuore e ha dato la vita per Lui.” Sono una proposta per i giovani, che abbiano a scoprire che la vita è vocazione, è chiamata da Dio a una ricchezza di esperienze positive in alleanza con Lui.
La ragione ultima per cui val la pena visitare la mostra su Rolando Rivi è solo una: la fede non è un pesante fardello da portare sulle spalle, ma una letizia che non si vuol perdere; anche a costo della vita.         

Gianpaolo Massetti


La mostra “Io sono di Gesù – Beato Rolando Rivi, testimone della verità” sarà esposta nella chiesa di San Pietro da domenica 5 agosto a domenica 12 agosto 2018. Visite guidate su prenotazione al 348 8422873.

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