Di Marco Calvarese
In una società nella quale rumore, violenza e tante
parole gridate, in politica come per strada o anche sui social network, fanno
il paio con utilità, velocità, produttività e denaro, ci sono aspetti della
Chiesa che sfuggono a questa logica e che alcune delle persone dipendenti da un
click, un like o dall'ansia che a tutto corrisponda un compenso immediato, non
comprendono e tendono a relegare nel panorama delle stranezze. Alcune volte
qualcuno si permette anche di contestarle apertamente cercando di far valere il
pensiero secondo cui la parola “fede” può essere utilizzata per giustificare
l'attaccamento ad una bandiera, ad una squadra di calcio, ad una donna o un
uomo (anche se quest'ultima sempre meno) ma guai ad accostarla a Dio.
Una delle cose che sembra impossibile spiegare è
proprio la vocazione sacerdotale o monastica, in particolare quando questa
preveda l'annessione a un Ordine rigido come quello cistercense che mira in
modo severo al rispetto della regola di San Benedetto “Ora et labora” nella
clausura.
Proprio la nostra parrocchia della Natività di
Maria Vergine di Giulianova, sta per donare all'Ordine cistercense la vita di
un suo fedele, infatti il 14 agosto prossimo Gabriele Lo Sterzo, che ha
aggiunto “Maria” al suo nome da quando nel 2011 è entrato nel monastero
cistercense di Hauterive (nei pressi di Friburgo) in Svizzera, farà la sua
Professione Solenne che lo legherà per tutta la vita a quel monastero.
Gabriele Maria. Figlio di Claudio Lo Sterzo e
Isabella Briuoli, è il terzo di sette tra fratelli e sorelle: Carlo, Francesco,
Bernardo, Giovanni e Cristiana; ai quali nel 2008 si è aggiunto il fratello
“donato”; Isa Benedetto, un ragazzo di 16 anni profugo afghano adottato. Nato
il 29 marzo 1988 negli Stati Uniti, località dove la famiglia si era trasferita
in quegli anni per seguire il padre nel suo lavoro, ha seguito tutti gli
spostamenti dei suoi cari prima in Svizzera, dove ha incontrato per la prima
volta la comunità dell'Ordine cistercense, ed in seguito a Roma, fino ad
arrivare a Giulianova. Dopo gli studi superiori, svolti tra Roma e Teramo,
Gabriele Maria si è laureato a pieni voti in Scienze e Tecnologie Alimentari
all'Università di Teramo.
Per capire meglio la vocazione di Gabriele Maria Lo
Sterzo, abbiamo voluto rivolgere proprio alla famiglia, che nel frattempo sta
organizzando assieme ad altre 4 famiglie la partenza per seguire la Professione
Solenne, qualche domanda su di lui.
Quando
Gabriele Maria vi ha comunicato la sua vocazione nei cistercensi e come avete
reagito alla notizia?
Gabriele Maria ci ha comunicato questo suo
desiderio un anno dopo la laurea. Anche se per motivo di lavoro e per altre
vicissitudini siamo ben abituati agli spostamenti, e tutti i nostri ragazzi
finita la scuola superiore sono andati via di casa per gli studi universitari o
il lavoro, la prima sensazione è stata che si stava staccando da noi un pezzo
della nostra carne, quindi molto forte e dolorosa, perché è stato
immediatamente chiaro che la partenza per un monastero di clausura non era una
partenza con una qualche possibilità di ritorno, come potrebbe essere al
termine degli studi per una eventuale sistemazione di lavoro. Poi la natura
della motivazione di questa sua scelta, ci ha aiutato a capire questo distacco
non come una perdita ma una possibilità di bellezza sia per noi che per lui.
Perché ha
scelto i cistercensi e perché proprio in Svizzera?
Nel 1993 con tutta la famiglia ci siamo trasferiti
in Svizzera, perché per un anno di lavoro all'Università di Losanna. Lì
attraverso amici del posto abbiamo conosciuto il Monastero cistercense di
Hauterive che più volte abbiamo frequentato, sia per la bellezza incantevole
del posto che per il fascino della vita monastica che si rendeva evidente dalla
fede e dalla statura umana dei monaci. A quel tempo Gabriele aveva solo 5 anni,
ma evidentemente il Signore aveva già
piantato un piccolo ed invisibile seme nel suo cuore, che è rimasto
apparentemente nascosto a tutti, e forse anche a lui, per poi emergere in
maniera impetuosa molti anni dopo. Infatti dopo la laurea Gabriele ha vissuto
per un anno in modo molto confuso, non riusciva a mettere a fuoco che forma
dare alla propria vita, ha iniziato e lasciato diversi lavori, finché anche con
l'aiuto di don Ennio ha capito ciò che desiderava veramente e allora ha deciso
di andare, anzi tornare, ad Hauterive.
Prima di
questa vocazione, cosa sognavate o pensavate avesse potuto fare nella vita
Gabriele Maria?
Non abbiamo mai fatto progetti sui nostri figli, o
meglio l'unico progetto che abbiamo avuto è stato quello di poterli aiutare a
trovare ognuno la propria strada in cui si sentivano chiamati ed a percorrerla,
sostenendoli come potevamo. Ovviamente con una famiglia così numerosa il
sostegno principale è stato quello di dargli una certezza di amore e mostrargli
come sia importante poggiare la costruzione della vita sulle cose vere ed
essenziali di cui abbiamo veramente bisogno.
Avreste
preferito se avesse fatto altro?
No, per lui come per tutti gli altri figli abbiamo
sempre desiderato unicamente che fossero davvero contenti in quello che ognuno
sentiva come la propria strada.
Ve lo
aspettavate o vi ha colto di sorpresa?
Sembrerà una banalità, ma tutti i nostri figli pur
avendo tante cose in comune, hanno una loro caratteristica particolare. Tutti
sono tanto estroversi e con facilità di rapporto con chiunque, quanto capaci di
una profonda riflessività e distacco che li porta a cercare, desiderare, il
senso vero delle cose e dei rapporti. In questo Gabriele ha sempre mostrato una
sensibilità speciale. Ci eravamo accorti specie sul finire degli studi
universitari che aveva uno sguardo molto profondo sulla realtà e non era mai
banale nelle cose, pur essendo lieto, spensierato e gioioso nelle mille cose in
cui era impegnato oltre lo studio. No, non ci ha completamente sorpreso quando
ci ha detto che desiderava abbracciare la vita consacrata, quanto piuttosto che
voleva abbracciare la vita monastica nei cistercensi e ancora di più ad
Hauterive. A quel punto ci siamo resi conto di quanto profonda e radicata fosse
quella vocazione, quella chiamata. Veniva da così lontano ed era così forte che
aveva modellato il suo carattere e la sua personalità, anche se per tanto tempo
(apparentemente) inconsapevole ai suoi stessi occhi.
Il parroco
don Ennio Lucantoni non riesce a nascondere la sua gioia personale per questa
vocazione, come mai?
Innanzitutto è stato proprio don Ennio che ha
aiutato Gabriele a mettere a fuoco la sua vocazione particolare, ma questo non
è un caso. Don Ennio è una persona che ha il dono straordinario di mostrare a
tutti come Gesù risponde al desiderio di bene, di vero, di bellezza, di amore
di cui il cuore di ogni uomo è affamato ed assetato. Don Ennio ha accompagnato
ed accompagna tanti a questa scoperta, sempre con la sua paterna ed affettuosa
dolcezza, che poi non è altro che la modalità con cui Gesù, attraverso la sua
persona, è diventato una compagnia familiare nella vita di tanti; ragazzi,
giovani, adulti, sposi, famiglie, anziani, malati, bisognosi, ecc. Per questo
penso che attraverso la vocazione di Gabriele, don Ennio abbia anche riscoperto
la bellezza della sua stessa vocazione.
Ma questo non vale solo per lui. Questa storia ha
fatto riscoprire a noi genitori la bellezza della nostra vita matrimoniale, la
bellezza della grazia e del dono di aver avuto una famiglia così numerosa, dove
i tanti sacrifici, piccoli e grandi, talvolta enormi e qualche volta
apparentemente ingiusti, sono stati sempre superati dalla certezza di uno
sguardo più grande che ci ha custoditi ed accompagnati.
Avete
sentito Gabriele Maria realizzato?
Si completamente, perché ogni volta che incontriamo
Gabriele Maria, nelle visite che ci sono concesse, ci colpisce sempre il suo
sorriso, un sorriso grande, sereno e gioioso, che dice anche senza parole della
sua realizzazione, come uomo e come monaco. Questo non vuol dire che non vive
tutta la fatica quotidiana di una vita serrata fatta di preghiera, lavoro e
convivenza.
Come dice suo fratello Carlo: “Durante le nostre
visite al monastero rimaniamo sorpresi di come lui e gli altri monaci non
vivano in una “bolla” totalmente distaccati dalla realtà e dalle persone, dove
sarebbe molto semplice vivere sereni, ma siano in grado di stabilire
immediatamente una relazione profonda con chi hanno di fronte, cogliendo,
stabilendo immediatamente un rapporto molto intenso e fraterno”. E anche suo
fratello Francesco: ”In una visita gli abbiamo chiesto se effettivamente non si
sentisse in qualche modo in fuga dalla vita quotidiana con i suoi problemi e
lui ha risposto che in fondo i problemi della vita e del mondo non sono altro
che i problemi del cuore dell'uomo, e da quelli non si scappa. Anzi lì si
mettono più a fuoco”.
Una volta ad un nostro amico che ci chiedeva
notizie di Gabriele, la mamma ha risposto: “Questo figlio da figlio ci sta
diventando padre”
Cioè dopo ogni visita al monastero, torniamo a casa
anche se tristi per il distacco, molto consolati perché sempre più certi che
Cristo basta alla vita, che si può vivere solo di Cristo. Questo sta accadendo
a nostro figlio, a uno di noi, e questo spiega perché Gabriele Maria da figlio
ci sta diventando sempre più padre.
Normalmente andiamo a trovarlo due volte l'anno.
Quando siamo lì partecipiamo completamente alla loro vita di preghiera, e
specie durante la prima preghiera del giorno, “il mattutino”, che si svolge
alle 4 del mattino, nella semioscurità della chiesa illuminata appena
debolmente, mentre si alza con una melodia struggente il coro dei monaci che
recitano le preghiere, emerge la chiara e imponente evidenza che lì, in
quell'angolo di mondo, nascosto e ignorato da tutto e da tutti, batte il cuore
profondo del mondo stesso. In quel momento, quando l'inizio del giorno è appena
accennato, lì ci sono degli uomini che affidano a Dio con la loro preghiera,
tutte le speranze, i desideri, i bisogni, le fatiche, i dolori e le gioie di
tutti gli uomini del mondo, anche se la stragrande maggioranza di loro lo
ignora.
Sapete quale
sarà da adesso il suo cammino all'interno dell'Ordine?
Con la Professione Solenne Gabriele Maria entra
definitivamente nell'ordine monastico, ovvero dopo sei anni dal suo ingresso,
diviene membro stabile della comunità monastica. Nell'ordine monastico i monaci
oltre ai voti di povertà, castità e obbedienza fanno anche il voto di
“stabilità”, ovvero trascorrerà tutta la vita in quel monastero. Tuttavia con
questo passaggio Gabriele pur divenendo religioso, non è sacerdote. Il
sacerdozio sarà un eventuale ulteriore passo che avverrà se le esigenze del
monastero lo richiederanno, se lui lo desidererà e se l'Abate lo riterrà
necessario. Infatti ad Hauterive nella comunità monastica di una ventina di
monaci, solo cinque di essi sono sacerdoti.
Una parola
per descrivere o inviare il vostro pensiero a vostro figlio/fratello.
Come mamma sento appropriate le parole che, in un
libro che racconta la storia di San Bernardo, vengono dette dalla mamma dello
stesso San Bernardo; “Questo figlio è vostro Signore, voi l'avete affidato a
me, vi ringrazio per tanta fiducia, e con il vostro aiuto, cercherò di
custodire fedelmente questo tesoro”
Ma “custodirlo” non è un nasconderlo o possederlo
gelosamente. Anche se viviamo uno strappo doloroso, talvolta doloroso fino alle
lacrime, è altrettanto vero che con Gesù ora Gabriele Maria ci appartiene
veramente e per sempre. E' bastato rialzare lo sguardo verso Colui che permette
che le cose accadano, per renderci conto che, nonostante lo strappo doloroso,
ora Gabriele ci appartiene veramente e per sempre. Infatti l'Abate del
monastero una volta ci ha scritto: “È una grazia avere accolto vostro figlio
qui. Non voglio togliervelo, l'avete capito, ma guidarlo in questo “essere per
tutti” di Cristo risorto. È una gioia vedervi lieti in sua presenza”.
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