giovedì 25 luglio 2013

NOTIZIE DAL MARE


PESCA: TRA PROBLEMI E RIFORME

Costo del carburante e delle materie prime, prelievi fiscali troppo elevati, questione del fermo-pesca…
 Sono tanti i problemi che ancora interessano il comparto della pesca.
Si parla da tempo di riforma del settore, che in effetti andrebbe adeguato agli standard compatibili con le nuove sfide che attendono gli operatori, specie in questo periodo di crisi economica che certamente non risparmia il distretto della marineria.
A vari livelli ci si confronta e ci si sta muovendo verso questa direzione di crescita.
Recentemente a Bruxelles è stato deciso di ridisegnare la politica comune della pesca( PCP) , concentrandosi sulla riforma di un settore dove vigono troppe norme a volte contraddittorie e che ne rallentano la crescita economica.
Si è parlato  anche di questioni come il trasporto marittimo, il turismo e l’ambiente.
Per la nostra regione, si ritiene strategica la progettazione relativa ai programmi Ue sulla macro-regione adriatica da presentare il prossimo anno. Le rotte turistiche verso la Croazia sono un’occasione da non perdere e, per rimanere nel settore ittico, si è salutato con favore l’inizio dei lavori di dragaggio del porto di Pescara, spinosa questione questa che ha afflitto per mesi la locale marineria.
Sempre da parte della Regione inoltre, unitamente  alle associazioni di categoria, le amministrazioni locali e il ministero dell’Agricoltura ci si sta muovendo, tramite contributi alle imprese, per aiutare le attività peschereccie e a ridiscutere la questione del fermo biologico in modo da consentire agli operatori del settore di  lavorare in un periodo più adeguato.
Presto la Commissione Pesca dell’Unione Europea dovrà elaborare i piani pluriennali (MAP) che definiscono  il quanto e il come degli stock pescabili. Come si comprende quindi, tante sono le forze in campo per dare una risposta ad un settore vitale della nostra economia, ma che per lungo  tempo non ha goduto del necessario sostegno, indispensabile anche per la salvaguardia dei posti di lavoro. E’ terminato il tempo in cui il pescatore era visto come una figura avvolta da romanticismo e poesia, oggi il marinaio del terzo millennio è innanzitutto un operatore professionale, che necessita di continui aggiornamenti per restare al passo con l’attività. Fortunatamente lo si è capito da qualche tempo e la prova sta nello stanziamento dei fondi europei destinati alle flotte che intendono razionalizzare le operazioni di pescaggio, l’adeguamento delle tecnologie, le misure per migliorare la qualità e l’igiene del prodotto e, punto fondamentale , migliorare la sicurezza di chi va in mare. Anche la nostra marineria si avvantaggerà di  questa serie di misure che, grazie ai finanziamenti europei, verranno adottate dalla regione Abruzzo.
I nostri armatori non risparmiano tuttavia critiche alle politiche comunitarie che in generale hanno  gestito il settore della pesca in questo periodo, specie adottando misure  centralistiche , ignorando la peculiarità dei singoli comparti.
Uno degli aspetti da correggere riguarda l’eccessiva centralizzazione nonchè la rilevanza delle burocrazie europee nella gestione  del settore peschereccio. I problemi che ad esempio sono presenti nel Mare del Nord sono certamente diversi da quelli che interessano i pescatori dell’Adriatico e pretendere di risolverli con misure univoche è certamente sbagliato. Ogni intervento pertanto dovrà rispettare le peculiarità e le tradizioni delle singole regioni marittime. Andranno messe in campo maggiori flessibilità delle direttive in modo tale da consentire ai nostri pescatori  di affrontare  in modo adeguato le sfide future.
In secondo luogo, sostengono i nostri marinai, andrà riformato il sistema degli “stock” ittici che  continua a registrare una over produzione delle maggiori specie pescate. Le quote nazionali hanno privilegiato alcune nazioni europee, come Spagna e Danimarca, a discapito di altre e nello stesso tempo le grandi forze industriali a svantaggio delle piccole comunità di pescatori.
Altro punto della discordia riguarda poi la questione degli scarti. L’Unione Europea costringe i pescatori a rigettare in mare milioni di tonnellate di pescato. E’ uno spreco enorme che va eliminato, una questione su cui costruire  una battaglia tenendo contro delle diverse peculiarità dei nostri mari.
Si fanno intanto i primi bilanci dell’iniziativa denominata GAC (Gruppi di azione costiera)  di cui abbiamo parlato nel precedente opuscolo. Si tratta di  strutture che raggruppano rappresentanti della pesca ed altri settori economici in grado di accedere a finanziamenti per innescare processi di sviluppo durevoli e capaci di innalzare la competitività territoriale delle aree di pesca. Particolare attenzione i GAC prestano al sostegno dell’occupazione e allo sviluppo economico e sociale nonchè alla tutela dell’ambiente costiero.
In Abruzzo sono sorti due GAC, uno sulla riviera teatina (Costa dei trabocchi) e l’altro   in provincia di Teramo,  (Costa Blu ), di cui anche la marineria di  Giulianova è parte. Il progetto prevede uno stanziamento complessivo di un milione e  200mila euro, che andranno a beneficio dello sviluppo e del miglioramento del settore ittico locale.
Non dimentichiamo infatti che a Giulianova la pesca è uno dei settori più vitali e produttivi , in grado di fatturare annualmente oltre 15 milioni di Euro. Il settore marittimo inoltre nella nostra cittadina offre lavoro, fra attività diretta ed indotta, ad oltre 2000 persone. Cifre queste che segnalano come il settore non possa essere trascurato ma che anzi necessita di continue attenzione ed interventi  per  favorire la crescita di questa che è la principale attività economica organizzata della nostra città.

                                                                                                                      Domenico Foglia



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