mercoledì 24 luglio 2013

Anni fa

VIVA I PONTI ABBASSO I MURI

Anni fa, nelle mie consultazioni presso l’Archivio Vescovile di Teramo, fra le carte relative alla parrocchia di Giulianova, una lettera colpì la mia attenzione. Era una richiesta di chiarimento datata 27 maggio 1946 al vescovo di Teramo del tempo monsignor Vincenzo Gilla Gremigni, da parte di Aristide Castiglione di Giulianova. Originario di Capracotta, in Molise, Aristide Castglione (1899-1949) era il ragioniere-capo della ditta De Santis -allora leader nel commercio di ferramenta- ed esponente di spicco del partito socialista, in particolare di quell’area riformista e poi unitaria che aveva avuto come punto di riferimento Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Componente, per il P.S.I., del Comitato di liberazione provinciale, dopo essere stato in lizza per ricoprire la carica di sindaco a Giulianova, Aristide Castiglione in quel frangente era impegnato come candidato alle elezioni per l’assemblea costituente nella lista socialista, finalmente unitaria, capeggiata da Secondino Tranquilli, più noto con lo pseudonimo di Ignazio Silone. Castiglione, in quella lettera, chiedeva al vescovo se, alla luce della “Comunicazione” appena diffusa dai vescovi abruzzesi, lui –che era un militante socialista e candidato nelle liste di quel partito- poteva far da padrino alla cresima di un nipote.
In data 9 maggio infatti, gli arcivescovi e vescovi della regione abruzzese avevano pubblicato una comunicazione per dare norme precise al clero e ai fedeli  per il comportamento da tenere nei confronti di appartenenti a partiti che si ispiravano a dottrine politiche fondate sul liberalismo anticlericale e sul materialismo marxista, condannate esplicitamente dalla chiesa. Il documento prevedeva che chi accettava tali dottrine non poteva fare da padrino nel battesimo e nella cresima, non poteva amministrare i beni ecclesiastici e non poteva far parte di comitati e commissioni nelle feste religiose. 
Nella risposta, scritta per mons. Gremigni dal vicario generale don Adolfo Binni, dal 1952 vescovo di Nola, si precisava  che “le censure (…) comminate la riguardano se la s.v. in coscienza aderisce a quelle idee”. 
Naturalmente Aristide Castiglione rinunciò a fare il padrino al nipote e riferì l’episodio anche ad Ignazio Silone. Lo apprendiamo da Egidio Marinaro che ha consultato l’Archivio Silone per il suo bel lavoro  I socialisti (egli altri) nell’Abruzzo teramano (1896-1949), Castelli, Verdone Editore, 2011. 
Certo erano altri tempi. Tempi caratterizzati da aspre divisioni ideologiche: veri e propri muri fra le persone che rendevano impossibile ogni forma di incontro e di dialogo. Tutta questa vicenda mi è tornata in mente quando ho letto il resoconto di una omelia mattutina di papa Francesco dalla cappella della residenza di Santa Marta. Queste omelie brevi, con linguaggio chiaro e diretto costituiscono una forma efficacissima di catechesi, un aiuto concreto, semplice e quotidiano a sostenere ed alimentare la nostra vita di fede e a sollecitare la nostra intelligenza.
... Io ricordo quando ero bambino e si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: ‘No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!’. Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare. Adesso - grazie a Dio – no, non si dice quello, no? Non si dice! C’era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti... I cristiani che hanno paura di fare ponti e preferiscono costruire muri sono cristiani non sicuri della propria fede, non sicuri di Gesù Cristo. 
(Papa Francesco, omelia della messa mattutina a Santa Marta, 8 maggio 2013).
Effettivamente la chiesa, tranne eccezioni di zelanti sempre presenti, da tanto tempo – almeno dal Concilio Vaticano II - non erige muri ma vuole dialogare con tutti gli uomini, quindi dal punto di vista concettuale non c’è alcuna novità. Nonostante ciò, la modalità e la nettezza di questa affermazione è come se mettesse una parola definitiva sull’argomento, anche per la motivazione finale: si fanno i muri in luogo dei ponti perché non si è sicuri della propria fede, non si è sicuri di Gesù Cristo. E questa spiegazione dovrebbe costituire un motivo di riflessione profonda perché tante volte in nome della difesa di valori religiosi, non solo si sono alzati muri, ma si è costruito di Ottavio di Stanislaouno spazio di potere, dimenticando che la Chiesa la fa e la difende solo Gesù Cristo.

TRASCRIZIONE RISPOSTA
Stimatissimo signore, Sua Eccellenza mons. Vescovo mi incarica di rispondere alla sua lettera del 27/V/1946. Le disposizioni date dagli ecc.mi arcivescovi e vescovi della regione abruzzese riguardano gli iscritti ai partiti che s'ispirano alla vecchia concezione liberale massonica, e alle idee marxiste che sono purtroppo a base del socialcomunismo italiano. Le censure quindi comminate la riguardano se la S.V. in coscienza aderisce a quelle idee. S.E., che ha approvato il suo gesto di chiarificenza (sic), la benedice.
Con ogni ossequio, 
dev.mo
sac. Adolfo Binni

Teramo, 3 giugno 1946


 Ottavio Di Stanislao






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